Nico Cereghini - Riders n. 13 ottobre 2008, 13 ottobre 2008
I Cronisti della MotoGP. Guido Meda, Loris Reggiani. Paolo Beltramo e Alberto Porta raccontati da Nico Cereghini Squadra che vince non si cambia
I Cronisti della MotoGP. Guido Meda, Loris Reggiani. Paolo Beltramo e Alberto Porta raccontati da Nico Cereghini Squadra che vince non si cambia. E questa è la più bella squadretta del Motomondiale. Dal 2002: bravi, preparati, appassionati, ci fanno compagnia tutte le domeniche che contano. Sono l’Ex, il Mannaggia, la Locomotiva Umana e il Professore. Un gruppetto perfettamente amalgamato anche se eterogeneo: Meda il Mannaggia e Beltramo la Locomotiva emergono dalla stessa buona borghesia milanese, il Professor Porta viene invece dalla operosa Brianza e l’Ex pilota Reggiani dalla profonda Romagna. Quarantadue anni per Guido, che è il più giovane, cinquantaquattro per Paolone, che è il meno giovane, in mezzo Alberto e Loris, classe 57 e 59. I conti fateveli voi, se vi fa piacere, io li voglio raccontare dietro le quinte. Il Mannaggia ha il brevetto di pilota d’aereo e la mira del cecchino. Inesorabile, ti becca anche l’ultimo della 125 che va dritto nella sabbia in campo lungo e lo riconosce dal colore dominante del casco, anche se non è perfettamente a fuoco. Guido ti sembra un po’ snob, dinoccolato e moralista, ma non gli scappa niente. Ha una marcia in più, anche sulla moto che guida su strada a scatti, alla Joe Bar; poi voce da star, eloquio da scrittore, ritmo da rocker. L’ottimo Porta, gran professionista del barbecue, è ancora più preciso, proprio di natura. Seguivamo insieme la Dakar negli anni Novanta: Edi Orioli e Ciro De Petri pensavano fosse bionico. «Com’è che anche nel Sahara non ha un capello fuori posto?». «Dovreste vederlo al mattino presto quando esce dalla tendina», replicavo io, «il suo pigiama immacolato ha pure la riga sul pantalone. Forse la notte stira». Beltramo era dei nostri, la notte russava così forte che nessuno riusciva a chiudere occhio e a un certo puntoil sottoscritto, che aveva la responsabilità del team Tv spedito nel deserto, lo invitò ad accamparsi un po’ più in là. Purtroppo il suo igloo solitario fu distrutto da un ritardatario francese con la 4x4, che ci passò sopra a notte fonda. Dramma sfiorato: Paolone emerse dal groviglio di tela e alluminio con gli occhi sbarrati e un semplice graffio al gomito sinistro. Una bottiglia di whisky offerta dal team Cagiva lo mise a nuovo in un’oretta. «Quello è indistruttibile, è troppo grosso», si lamentavano con me gli inviati della Tv francese La Cinq, che pensavano di farci concorrenza nell’intervistare per primi i vincitori di tappa. «Puoi pregarlo di lasciarci passare davanti almeno una volta ogni tanto?», mi chiedevano. Poveretti, tentando di avanzare con il loro operatore prendevano colpi dappertutto, erano pieni di lividi. E se il Professore, tornando al mondiale velocità, è quello che riporta lucidamente la notizia, meticoloso fino alle estreme conseguenze, la Locomotiva Umana è dai box per antonomasia. Tutti e due scorazzano regolarmente nella corsia con lo zaino tecnologico e le cuffie, ma Paolo è Beltramo dai box fin dai tempi di Telepiù, chilometri e chilometri macinati in tutto il mondo, dall’Australia alla Cina fino al Brasile, dove vorrebbe svernare a vita con l’ex pilota e suo grande amico Alex Barros. Alberto è stato un po’ biaggista, dalla parte di Max, ed è più che lecito. Paolo è piuttosto valentiniano, Guido fa quello che può per restare imparziale, ma stiamo vivendo un’epoca tale che tra mezzo secolo ci indicheranno col dito e diranno: «Quello lì ha conosciuto Valentino Rossi, ci ha parlato insieme». Noi lo sappiamo che fenomeno ambulante sia il biondino, allora è difficile trattarlo come se fosse uno qualsiasi. Meda ci soffre, se legge i blog che lo insultano. «Quando vince la Ducati ti esalti meno di quando vince la Yamaha! Vergogna!». Ci soffre, ma purtroppo non si può piacere a tutti. E la sua spalla? Loris, l’ex pilota detto anche il Reggio, se ne frega e fa bene. Lui in telecronaca canterella, imita la guida, infila una parolaccia qui e una là con puntualità. Nessuno sa perché lo faccia, ma io ho un’ipotesi, anzi due. La prima possibilità è che sia a disagio per il suo socio e per quello che il Mannaggia fa in cabina di commento. Perché io ho provato un paio di volte e l’ho visto in azione, Meda: si alza in piedi sulla sedia, lancia urla che rintronano nelle orecchie, fuma cento sigarette l’ora, si attacca al cellulare, litiga con il coordinamento. una situazione pazzesca, un paio di volte è dovuto accorrere il dottor Costa con la flebo, forse Reggiani è terrorizzato e tenta di tenerlo buono come può. Oppure c’è la seconda ipotesi: dovete sapere che quando correva negli anni Ottanta-Novanta (otto GP vinti in 125 e in 250), Loris cadeva spesso e dopo i voli più rovinosi aveva l’abitudine, davvero spaventosa, di giacere immobile come un morto. Tanto che una volta, nelle prove a Spa, Beltramo stava già telefonando in Italia per dare la notizia della prematura scomparsa. Perché aveva una teoria, il bravo Loris: finché non arriva il medico, meglio stare immobili per non compromettere il quadro clinico. Allora gli raccomandai di muovere almeno un dito, in caso di caduta a 250 all’ora, un gesto che tanto non avrebbe portato complicazioni. Giusto per tranquillizzare noi e i telespettatori. Ebbene, trovò che fosse una buona idea: da allora sente la necessità di dare un segno di vita ogni minuto. E siccome i gesti in televisione non si vedono, ecco perché ridacchia e canta a intermittenza. Questa mi pare la spiegazione più convincente. A ogni modo quando voglio passare una giornata davvero paradisiaca, sto coi miei quattro amici. Meda al pianoforte, che è bravissimo. Porta al barbecue, che è da provare. Reggiani a raccontare della prima infanzia di Valentino, che fa ridere. Quanto a Paolone, è bello averlo con noi sorridente e un po’ brillo. Magari si dimentica di confidarci che è stufo della vitaccia che fa. A me lo dice da 44 anni, perché è da tanto che lo conosco: lui era un lupetto del branco, io il suo vicecapo scout ancora senza un filo di barba.