Giornali vari, 11 maggio 2009
Anno VI - Duecentosettantesima settimanaDal 4 all’11 maggio 2009Pakistan Per una volta bisogna vincere lo sgomento che provoca l’esodo biblico in corso in Pakistan e raccontare freddamente la situazione politica: i talebani hanno occupato qualche settimana fa la valle dello Swat e vogliono creare una repubblica islamica, dove viga la sharia e il governo centrale non abbia voce
Anno VI - Duecentosettantesima settimana
Dal 4 all’11 maggio 2009
Pakistan Per una volta bisogna vincere lo sgomento che provoca l’esodo biblico in corso in Pakistan e raccontare freddamente la situazione politica: i talebani hanno occupato qualche settimana fa la valle dello Swat e vogliono creare una repubblica islamica, dove viga la sharia e il governo centrale non abbia voce. I talebani sono di etnia pashtun, la più grande tribù del mondo, maggioritaria in Afghanistan e molto forte anche in Pakistan. Controllavano già prima le province orientali afgane e quelle occidentali pakistane. L’invasione dello Swat ha tra le sue ragioni principali lo sfruttamento delle miniere di smeraldi di Gojaro Valley, le più preziose al mondo. Avendo cacciato gli americani della Luxury International e obbligato tutti i maschi giovani del posto a scavare, i talebani incassano adesso fino a centomila dollari al giorno dalla vendita di smeraldi grezzi al mercato nero. Con questi soldi finanziano la campagna di guerra attuale e le eventuali espansioni future. La controffensiva del governo centrale, guidato adesso dal presidente Ali Zardari (il vedovo di Benazir Bhutto), dovrebbe riuscire vincente, data la disparità delle forze in campo (più di centomila uomini contro poche migliaia di fondamentalisti). Dietro Zardari, oltre tutto, c’è Obama, anche se gli americani stanno pensando di sostituirlo alla guida del paese. Ma all’interno dello stesso esercito regolare, e specialmente nei quadri intermedi, il fondamentalismo islamico ha molti adepti. E del resto i talebani sono stati creati, all’inizio in funzione antisovietica, dagli stessi capi dell’Isi, il servizio segreto pakistano. Dunque le connivenze nel sistema sono molte. E poi si tratta di guerriglia, un tipo di combattimento dove i pochi, ma motivati, hanno spesso prevalso sui molti, soprattutto se sfiduciati. Il timore di Obama e del mondo è che il Paese vada in pezzi, essendo il Pakistan un mosaico di popoli ed etnie. In questo caso, i talebani e i fondamentalisti in genere potrebbero avere gioco facile nel far nascere accanto all’Iran un altro stato fondamentalista, anche se nemico di Teheran. In Pakistan ci sono tra le 60 e le 100 bombe atomiche, nascoste in luoghi segreti. Nemmeno gli americani sanno dove si trovano.
Opel Marchionne è andato in Germania a parlare con il ministro dell’Economia Karl-Theodor zu Guttenberg e a convincerlo che il matrimonio tra Fiat-Chrysler e Opel è un affare per tutti. Guttenberg ha giudicato il progetto dell’amministratore delegato della Fiat «interessante». La Bild è andata sotto a Marchionne e gli ha chiesto se non lo imbarazza, con tutto quello che si sa sul pressapochismo italiano, venire a fare offerte ai tedeschi. Marchionne ha risposto: «Io sono canadese». Alla domanda su quanti saranno i licenziati, su quanti stabilimenti chiuderanno eccetera, l’uomo Fiat ha promesso che, anche se i tagli saranno inevitabili, in Germania non vi saranno chiusure di fabbriche. Ma la resistenza di Berlino a Torino è sempre forte: pochi giorni dopo, il quotidiano Handelsblatt ha scritto nella sua versione on line che la Fiat intende chiudere due stabilimenti in Italia, uno a Sud e uno a Nord. Stavolta s’è sollevato il sindacato italiano, chiedendo subito un tavolo, e anche il ministro Scajola s’è fatto vivo con i vertici del Lingotto mandando una lettera. Gli uomini di Marchionne hanno risposto prima con un no comment e poi rendendo noto quello che già si sapeva e cioè che gli stabilimenti italiani in genere sono, causa il calo della domanda, sovradimensionati. E ancora di più lo saranno dopo l’accordo con Opel, dato che le due case fabbricano macchine simili e sulle stesse piattaforme. Secondo la Fiat, le fabbriche devono diminuire la loro capacità produttiva del 22 per cento.
Vedove Sabato scorso la vedova Pinelli e la vedova Calabresi si sono abbracciate al Quirinale, in occasione della giornata in memoria delle vittime del terrorismo (9 maggio, il giorno in cui fu ritrovato in via Caetani il cadavere di Moro). Si ricorderà che l’anarchico Pinelli, innocentissimo, era stato arrestato dopo la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969) e, tenuto illegalmente in questura per tre giorni, era volato da una finestra del quarto piano del commissariato di via Fatebenefratelli in Milano. Il giudice D’Ambrosio inventò per quella morte – che pretese non essere né suicidio né omicidio – l’espressione ”malore attivo”. Della fine di Pinelli i gruppi estremisti di allora, e in particolare il quotidiano Lotta Continua, imputarono il commissario Calabresi, che al momento del malore attivo non era neanche nella stanza. Il 17 maggio 1972 un uomo lo uccise sparandogli alla nuca e alle spalle. In questi quarant’anni le due donne non s’erano mai incontrate. Al presidente, che nel suo discorso ha implorato la pacificazione nazionale e la rinuncia – pur senza dimenticare – a ogni rancore, s’è rotta la voce nel passaggio in cui ha rievocato la figura commovente del ferroviere anarchico, schiacciato dalla logica di Stato nel giorno in cui nasceva il terrorismo italiano.
Clandestini Maroni è riuscito a respingere tre barconi che avevano a bordo 227 persone intenzionate a sbarcare in Italia: le nostre unità, trovandosi i barconi ancora in acque internazionali, li hanno costretti a girare la prua e a tornare in Libia, dove Gheddafi aveva per la prima volta accettato di riprenderseli. Pochi giorni dopo, stessa operazione con un gommone che aveva caricato 240 africani, compresi 42 donne e due bambini. Il ministro ha dichiarato che l’operazione rappresenta una svolta storica nella politica degli immigrati. La Chiesa, l’Unione europea e l’opposizione di centro-sinistra hanno attaccato il governo imputandolo di atteggiamento razzista e di violazione dei diritti dell’uomo. Berlusconi stesso, suscitando l’entusiasmo della Lega, ha replicato che l’Italia non deve essere multietnica («come vuole la sinistra») e che l’opera di respingimento è stata attuata in armonia con i trattati internazionali. Fassino, pur criticando gli altri aspetti della politica governativa verso gli immigrati, ha ammesso che il respingimento, quando si sia perfettamente identificata l’area geografica da cui i profughi si sono imbarcati, è una pratica ammessa e da non demonizzare.
Marcelletti Carlo Marcelletti, il famoso cardiochirurgo che per primo trapiantò un cuore in un bambino di 15 mesi, è morto mercoledì 6 maggio nell’ospedale San Carlo di Nancy a Roma. Aveva 65 anni e da un anno aveva smesso di operare perché imputato di concussione, peculato e produzione di materiale pedopornografico, la formula con cui i magistrati avevano rappresentato uno scambio di sms erotici con una bambina di 13 anni. Gli inquirenti, avendo constato dopo l’autopsia che il grande medico aveva assunto una forte dose di digitale, ipotizzano che si sia trattato di suicidio. Marcelletti, dopo le disavventure giudiziarie, era effettivamente caduto in una profonda depressione.
Veronica Le avventure di Berlusconi relativamente alla vicenda Veronica hanno vissuto di altri due capitoli, tutti televisivi. Il premier è andato a Porta a porta dove ha detto di volere ancora alla moglie un bene dell’anima, e per il resto ha negato ogni addebito e confermato che deve trattarsi di un complotto della sinistra. Ad Annozero Santoro ha picchiato duro sul gallismo del presidente del Consiglio facendo leggere i testi della moglie a una Monica Guerritore volutamente invecchiata e riempita di rughe. I sondaggi dicono che l’affaire non ha intaccatto i consensi di cui gode il Cavaliere.