Paola Mammarella, www.edilportale.com, 20/5/2009, 20 maggio 2009
Piano Casa, si cerca accordo Governo Regioni - Italia in ritardo rispetto all’Europa, possibile la ripresa del dialogo tra le parti in Conferenza Unificata - Confuso il panorama nazionale sul Piano Casa
Piano Casa, si cerca accordo Governo Regioni - Italia in ritardo rispetto all’Europa, possibile la ripresa del dialogo tra le parti in Conferenza Unificata - Confuso il panorama nazionale sul Piano Casa. Governo ed Enti Locali non riescono a trovare un accordo sul piano per il rilancio dell’edilizia, che avrebbe dovuto essere attuato con urgenza in funzione anticiclica. A causa della mancata intesa la scorsa settimana la discussione sul testo del decreto legge è stata cancellata dagli ordini del giorno all’esame del Consiglio dei Ministri (Leggi tutto). Domani il confronto riprende in Conferenza delle Regioni e Unificata. Tra i punti ancora non chiariti la semplificazione della procedura per la Valutazione ambientale strategica, Vas, e l’inserimento degli sgravi Irpef del 55 per cento per tutti i lavori di ristrutturazione degli immobili privati, oltre a una deroga agli enti locali per l’assunzione del personale tecnico per la gestione dell’attuazione delle norme antisismiche. Secondo il Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani serve un’azione coerente, capace di portare nuove entrate allo Stato e avviare una azione coerente per la messa in sicurezza delle abitazioni. Chiesti chiarimenti anche dall’Anci, Associazione nazionale comuni italiani, che ha visto accogliere le proposte sulla reintroduzione del rispetto degli strumenti urbanistici comunali per l’edilizia libera, sul rafforzamento delle misure urgenti in materia antisismica, sull’equa distribuzione di benefici e oneri derivanti dagli interventi di trasformazione nel rispetto del piano urbanistico ed sul fondo per l’accesso al credito per l’acquisto della prima casa. Disaccordo anche in Veneto, che riprenderà il confronto dopo le elezioni. A fronte degli 8 articoli di cui si compone la proposta di legge regionale sul Piano Casa sono stati presentati 400 emendamenti, cui potrebbero sommarsi i 2 mila minacciati dall’opposizione. Al centro della discordia ci sarebbe l’articolo 3 del disegno di legge, che prevede la rottamazione degli edifici esistenti con un premio di cubatura o superficie fino al 40%. Per gli operatori del settore il mancato avvio del Piano Casa potrebbe provocare 8 mila licenziamenti, che si sommerebbero al già registrato incremento di ore di cassa integrazione. Non sono incoraggianti le stime di Stefano Pellicciari, presidente di Ance Veneto, secondo il quale il 2009 avrebbe portato 20 mila occupati in meno nel Veneto e 4 mila nella provincia di Padova. Secondo il Cresme il trend potrebbe essere invertito con l’applicazione del piano di rilancio dato che almeno il 10% dei proprietari è intenzionato a effettuare investimenti di riqualificazione. Più cauto Gianfranco Bettin, rappresentante dei Verdi in consiglio regionale per il quale vanno considerate le esigenze del settore ma anche quelle del territorio, senza far trasformare il Piano Casa in una liberatoria generalizzata. Più partecipativa la visione della Sardegna, dove è confermato un Piano Casa anticiclico rispettoso delle coste, con aumenti volumetrici solo nell’ambito dei 300 metri dal mare, a favore di quanti decidano di abbattere il proprio immobile per spostarlo più lontano dalla costa. E’ in corso anche un ciclo di conferenze sulla riforma del piano paesaggistico regionale e la pianificazione territoriale, che terminerà con un convegno regionale per dare inizio a linee guida condivise. Solo due Comuni hanno approvato propri strumenti urbanistici, poi bloccati perché contrastanti con il PPR regionale. Qualche passo avanti nel Lazio. Verrà infatti concesso il cambio di destinazione d’uso ai fabbricati rurali lungo il raccordo anulare, che saranno destinati all’edilizia residenziale pubblica. Per essere ammessi ai bandi, pronti dall’estate, gli alloggi non devono preferibilmente superare i 75 metri quadri ed essere agibili non oltre il 30 settembre. Alle domande bisognerà allegare rilievi planimetrici e informazioni su ubicazione e dotazione infrastrutturale. Il Comune di Roma ha inoltre stanziato 50 milioni di euro per l’acquisto e la realizzazione di 300 appartamenti. Iniziativa accompagnata dal recupero degli alloggi occupati abusivamente. Gli esempi europei mettono in evidenza il ritardo dell’Italia, dove un gran numero di edifici residenziali costruiti negli anni ”70 e ”80 soffre problemi di consumo energetico, assorbendo il 40% della domanda totale. In base alle moderne tecniche di riqualificazione, che utilizzano le tecnologie a secco, molto più leggere di quelle a umido, sarebbe necessario verificare che le strutture portanti possano sopportare il carico della sopraelevazione. In Germania è in fase di sperimentazione il ”contracting” in base al quale una banca e un’impresa propongono a un condominio la riqualificazione energetica attraverso l’isolamento a cappotto sulla facciata o la sostituzione dei serramenti. Il condominio non vedrà diminuire i costi energetici, ma avrà benefici in termini di isolamento e rivalutazione dell’immobile. Esempio analogo nella Provincia di Bolzano, che non deve sottostare alle leggi nazionali avendo competenza primaria in ambito urbanistico. Per gli immobili non soggetti a vincolo sarà probabilmente possibile l’aumento delle cubature all’interno del proprio lotto fino al 20%. In cambio di una riduzione dei consumi energetici del 60% i condomini potrebbero vendere la sopraelevazione realizzata, coprendo con il ricavato i costi per il risanamento. Un sistema che consentirebbe di risolvere parzialmente la carenza di alloggi, che nei prossimi 10 anni ammonterà a 3 mila 500 unità. Intanto Massimo Varazzani, Amministratore Delegato della Cassa Depositi e Prestiti, ha annunciato l’immissione nel sistema di 20 miliardi di euro, dei quali un miliardo sarà destinato all’housing sociale.