Franca Giansoldati, il Messaggero 10/06/2009, 10 giugno 2009
SAN PIETRO, VIA AL RESTAURO DEL COLONNATO: L’OPERA DEL BERNINI TORNERA’ A RISPLENDERE
CITTA’ DEL VATICANO - Il biancore dei marmi di piazza san Pietro tornerà ad abbagliare. Le intemperie, l’inquinamento, l’aria densa di polveri, l’inesorabile corruttela del tempo nel corso degli secoli hanno causato vistosi danni al travertino del colonnato più celebre al mondo. L’emiciclo berniniano soffre, hanno sentenziato gli esperti, e ormai necessita di un restauro. Con la benedizione di Papa Ratzinger che si è informato personalmente del progetto, sono stati decisi un serie di importanti interventi conservativi. Grazie agli imminenti lavori - resi possibili dalla generosità degli sponsor (prima Wind e poi l’Enel) - il marmo verrà curato e sbiancato, centimetro dopo centimetro, fino ad arrivare all’antico splendore; nelle giornate di sole, assicurano i tecnici, piazza san Pietro guadagnerà una luce in più, e farà lo stesso effetto sui pellegrini che faceva un tempo, bianca, luminosa, quasi accecante, proprio come era nell’intenzione di Gian Lorenzo Bernini. «A lui, infatti, interessava l’effetto generale, il colpo di teatro, di altissimo valore simbolico e di straordinario coinvolgimento emotivo che l’esercito dei santi dislocati contro il cielo e intorno alla piazza suscitava, e ancora suscita, sulle moltitudini di credenti» illustra il direttore dei Musei Vaticani, l’ex Sovrintendente Antonio Paolucci, deus ex machina dell’iniziativa. Proprio per questo motivo il geniale artista non si occupò più di tanto dell’esecuzione materiale delle singole sculture che da secoli giocano col cielo, preferendo fornire i disegni ad una serie di artisti dell’epoca. Scultori come Bartolomeo Cennini, Gian Maria de Rossi, Filippo Carcani, Michele Maglia, Giuseppe Mazzuoli. Quanto ai portici di San Pietro, una grandiosa opera seriale fatta di multipli, colonne, plinti, trabeazioni, stemmi e statue, furono prodotti in cantiere e messi in opera sotto la regia infallibile del Bernini e dei suoi assistenti. Era lui che controllava pignolo ogni fase, evitando di delegare ad altri. Paolucci spiega che erano due i criteri che governavano il cantiere, da una parte la rapidità esecutiva e, dall’altra il massimo contenimento dei costi. Ma è purtroppo proprio per questo motivo che il travertino utilizzato non sempre è risultato di qualità eccellente, finendo per rovinarsi anzitempo, più debole, poroso e friabile.
Intanto domani, alla Fiera di Milano, verrà presentato il progetto di restauro del colonnato. Un progetto ambizioso che riguarderà la revisione delle coperture, il controllo del deflusso delle acque piovane, la rimozione di vecchi restauri impropri, l’eliminazione delle solfatazioni, la pulitura e la messa in opera di protettivi efficaci. Dopo una serie di test, gli esperti, sotto il controllo dei Servizi Tecnici e dei Musei vaticani, procederanno a definire il metodo migliore per arrivare ad una uniformità globale a tutto l’emiciclo. Correva l’anno 1657 quando il pontefice dell’epoca, Alessandro VII, approvò il progetto del portico della piazza. Aveva idee chiare, Papa Chigi. «Voleva un percorso coperto che unisse la basilica alla città, voleva uno scenario adeguato per le grandi cerimonie pubbliche. Infine desiderava che la piazza, fino ad allora terreno vago e indefinito, diventasse la visibile cavea della Chiesa universale dove la folla dei credenti poteva raccogliersi».
In questi giorni è stato allestito un mini cantiere pilota proprio per fornire le linee guida dell’impresa. Paolucci promette: «Il restauro dovrà essere, agli occhi del mondo, impeccabile ed esemplare».