Roberto Perrone, Corriere della sera 11/06/2009, 11 giugno 2009
FUMANA, LA SQUADRA CON I PIRATI IN CURVA
MILANO – La squadra è ancora di carta, anzi di carte bollate, quelle inviate alla Federcalcio per ottenere l’iscrizione alla Lega Pro, ma i tifosi ci sono già e hanno un portavoce, Marco Racca. Si chiamano Uscocchi, come i famosi pirati del Quarnaro, cristiani sfuggiti, nella prima metà del ”500, all’avanzata turca e «adattati» per campare, a questo nuovo mestiere. Uscocchi si chiamarono anche i legionari/marinai di Gabriele d’Annunzio, ai tempi della sua «impresa» del 1919.
I tifosi ci sono sempre stati. Sono i 4 mila italiani di Rijeka, come si chiama Fiume oggi, sono i 2 mila di Zara e, soprattutto, sono le migliaia di esuli e dei loro figli e nipoti, cresciuti nel ricordo di una squadra di calcio scomparsa insieme con una fetta di terra italiana: l’Unione sportiva fiumana. Ultimo domicilio calcistico conosciuto lo stadio Borgo Marina, con i flutti da una parte e la roccia, dove si appollaiavano i coraggiosi, i giovanotti e gli scrocconi, dall’altra. Il 14 marzo del 1943 si giocò l’ultima partita (serie C), 4-1 al Vittorio Veneto. Poi la guerra, che non si era presa tutto, si prese anche il pallone mentre Tito si divorava Istria e Dalmazia. Tra i molti che percorsero il cammino della disperazione abbandonando le loro case per rifugiarsi in Italia c’era Sergio Vatta, poi diventato allenatore e rabdomante del settore giovanile del Torino (da Cravero a Lentini, le sue scoperte). Gli istriani, comprese le discendenze, sono 800 mila sparsi in tutto il Paese e 40 mila sono a Torino. E lì è nata la voglia di rifare la Fiumana, la squadra che sfiorò la serie A e poi galleggiò tra B e C, lanciando campioni come Loik, Volk e i fratelli Varglien prima di venire cancellata come la sua città. Vatta lavora al progetto da anni. Ha trovato puntelli nel Milan e nella Fiorentina, benevolenza dal presidente della Juve Cobolli Gigli, Ottavio Missoni come nume tutelare: tutti e due originari di laggiù. Ci sono i tifosi-pirati, ci sono le maglie (amaranto con calzoncini blu e giallo), servono 2 milioni per partire tra i professionisti, perché è lì che la Fiumana aveva lasciato. Tra le opportunità, quella di apparentarsi con il Canavese (seconda divisione), giocando a Torino, stadio Nebiolo di Parco Ruffini. Per i fratelli Vatta, Sergio e Antonio «non si tratta di far rinascere solo un club di calcio, ma significa offrire dignità alle vittime di una tragedia dimenticata come quella degli italiani dell’Istria ». Non solo una squadra di calcio. Una storia.