Armando Torno, Corriere della sera 11/06/2009, 11 giugno 2009
IL CODICE DI LEONARDO TORNA AL ’500
Terminata la «sfascicolatura» dei volumi. «I fogli singoli si conservano meglio»
MILANO – Da pochi giorni nel caveau della Biblioteca Ambrosiana di Milano le benedettine di Viboldone hanno terminato la sfascicolatura del Codice Atlantico di Leonardo. Dopo la notizia di presunte muffe di un paio d’anni fa, il lavoro delle suore è subito cominciato, svolgendosi sotto il controllo dell’Istituto Nazionale di Patologia del Libro, della Commissione Vinciana e con il sostegno delle analisi effettuate alla Sapienza di Roma.
I prelievi alle carte hanno escluso aggressioni biologiche. La presenza di macchie nerastre, che fece il giro del mondo, rilevate in alcuni casi non sui disegni del Codice bensì sul supporto cartaceo esterno (che ha una quarantina d’anni), è stata attribuita a «ingenti quantitativi di mercurio ».
Il Codice Atlantico è come se tornasse alla sua origine, agli anni di fine Cinquecento nei quali Pompeo Leoni, scultore prediletto di Filippo II di Spagna, riuscì a radunare una cinquantina di manoscritti vinciani che variavano dagli «in folio» ai piccoli taccuini d’appunti. Accanto ai volumi, a quaderni e brogliacci, l’artista possedeva anche circa duemila fogli isolati di varia grandezza, con disegni accurati e rifiniti insieme ad appunti frettolosi e disorganici, nonché a fogli riutilizzati in quanto già scritti da altri.
Per dare unità fisica e omogeneità a questo materiale, Leoni lo fissò su due grossi album. In uno riunì i disegni artistici, compresi quelli di anatomia, corredandoli di didascalie; da questo volume, divenuto in seguito proprietà della Casa Reale d’Inghilterra, nel secolo XIX ciascun foglio fu staccato, numerato e montato singolarmente. Attualmente vengono citati come i «Fogli di Windsor», prendendo il nome dal castello reale ove sono conservati. Nell’altro, invece, raccolse i disegni di macchine e note di vario argomento, prevalentemente di carattere meccanico e geometrico, costituendo il Codice Atlantico, che finì per una donazione in Ambrosiana. Lo stesso fu rubato nel mese di «fiorile» del 1796 da Napoleone (restituito a Milano dopo il 1815, per intervento di Canova) e dopo qualche soggiorno in tempo di guerra nel caveau della Cassa di Risparmio fu restaurato – questa è la penultima avventura – tra il 1962 e il 1972. In quell’occasione si scelse di dividerlo in 12 volumi.
Pietro C. Marani, uno degli studiosi che ha seguito più da vicino la sistemazione del codice per incarico della Commissione Vinciana, insegna Storia dell’arte moderna al Politecnico di Milano ed è anche presidente dell’Ente Raccolta Vinciana. Dichiara: «La sfascicolatura dei quaderni in cui erano composti i 12 volumi consentirà una migliore conservazione dei fogli leonardeschi e, attraverso le mostre tematiche, la loro conoscenza e diffusione. Gli specialisti potremmo vederli direttamente e le carte non soffriranno per essere legate senza aria; si eviterà inoltre la formazione di polveri».
Marani sottolinea: «Non si potevano conservare 1.186 documenti di Leonardo che, dopo il restauro di mezzo secolo fa, erano montati su carta moderna: sfogliandoli si sottoponevano a piegatura e ad azione meccanica. Il tempo avrebbe compromesso il disegno originale e l’usura ne minava la conservazione. Inoltre si trattava di carte di diversa natura e quelle attuali rischiavano di trasmettere dei problemi a quelle originali». Carlo Pedretti, professore emerito a Los Angeles, direttore del Centro Studi leonardeschi dell’Università della California, saluta con gioia questa sfascicolatura: «Benvenuta! L’ho perorata dagli anni ”70, quando pubblicai il catalogo a New York del Codice Atlantico e diedi di ogni foglio una scheda. Si sarebbe dovuta fare un’operazione come quella di Windsor, invece si compressero le carte in quei 12 volumi correndo notevoli rischi. Anche Federico Zeri si trovò d’accordo con me nel rifiutare quel restauro».
Monsignor Franco Buzzi, l’attuale prefetto della Biblioteca Ambrosiana, tira un sospiro di sollievo a lavoro finito e confida: «La ricollocazione del Codice Atlantico foglio per foglio ci darà modo di favorirne la fruizione integrale a partire dalle prossime esposizioni. Tra pochi giorni daremo l’annuncio ufficiale alla stampa italiana e internazionale dei risultati raggiunti, nonché delle iniziative progettate; per ora posso soltanto dire che si svolgeranno alla Biblioteca Ambrosiana e nella Sacrestia Monumentale del Bramante, in Santa Maria delle Grazie». Da queste parole si può dedurre che il Codice Atlantico uscirà dall’Ambrosiana e comincerà a farsi conoscere direttamente. Le domande si moltiplicano. Quali sistemi di sicurezza, quali programmi? Del resto, qualunque frammento di Leonardo ha un valore immenso e dopo gli interessi di Bill Gates – e il successo del polpettone Il codice da Vinci – si è ricreata una febbre intorno anche alla più piccola reliquia, giacché decine di miliardari in tutto il mondo sarebbero disposti, pur di averla, a sborsare cifre impensabili. Anche in tempi di crisi.