Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 11 Giovedì calendario

Dai piani sabbatici per i dipendenti si può intuire quanto durerà la crisi - Quanto durerà la crisi dell’economia? Il partito degli ottimisti sostiene che nel 2010 dovremmo già essere fuori delle secche

Dai piani sabbatici per i dipendenti si può intuire quanto durerà la crisi - Quanto durerà la crisi dell’economia? Il partito degli ottimisti sostiene che nel 2010 dovremmo già essere fuori delle secche. Ma Nouriel Roubini, l’economista Usa che aveva previsto per tempo il crollo del mercato immobiliare americano, in una bella intervista raccolta da Mario Margiocco e pubblicata dal "Sole-24 Ore" il 29 maggio scorso ha invitato alla prudenza, sostenendo che dalla recessione si uscirà a rilento. Il peso del debito che grava sulle famiglie è così forte che nel prossimo biennio, vale a dire nel 2010 e nel 2011, non potrà esservi una vera ripresa, ma un processo di crescita debole: una sostanziale stagnazione. Che potrebbe essere aggravata da una fiammata inflazionistica. Dice Roubini: "Da chi dovrebbe venire una ripresa pimpante, dalle famiglie americane, britanniche, australiane, neozelandesi, spagnole, irlandesi o islandesi che stanno onorando, quando ci riescono, esposizioni debitorie senza precedenti? Lo slancio di una vera ripresa non può venire dal sistema bancario e finanziario, che come dice il Fondo monetario ha ancora qualche migliaia di miliardi, circa 3 secondo il Fondo, qualcosa di più secondo me, di perdite da colmare. Non può venire dal settore corporate, dalle imprese, a loro volta indebitate eccessivamente. I governi, che hanno salvato la situazione, hanno messo gli Stati a garanzia di tutto questo debito, e i mercati stanno reagendo positivamente, ma il debito resta, e diventa in molti casi debito pubblico; un costo molto basso del denaro aiuta, ma non so fino a che punto gli Stati riusciranno a raccogliere denaro remunerandolo così poco. C’è poi il fatto che alcuni paesi, Gran Bretagna e Stati Uniti fra questi, monetizzano il debito o sono pronti a farlo, e questa è una ricetta per trasformare l’attuale deflazione, o rischio di deflazione, in inflazione. Quindi, la situazione è complessa e impone di procedere con tempi non rapidi". E’ possibile che, come sostengono gli ottimisti a oltranza, s’intraveda già la luce in fondo al tunnel della recessione. Bisogna capire se è la luce del sole o quella del treno che viaggia sparato in senso contrario. Anche se l’economia è l’ultima tra le scienze, un indicatore pratico per capire cosa pensano le grandi imprese internazionali sulla durata delle recessione sono i piani "sabbatici" per i dipendenti che alcune società quali Ibm Italia e Bbva (Balco di Bilbao Vizcaya Argentaria) vorrebbero introdurre. La consociata italiana del gruppo informatico statunitense vorrebbe offrire ai propri dipendenti la possibilità di star fuori dell’azienda per un periodo compreso tra i dodici e i ventiquattro mesi garantendo rispettivamente il 35% e il 25% della retribuzione mensile. Analoga proposta è stata avanzata dal colosso bancario spagnolo per un periodo addirittura più lungo, di cinque anni. E’ un modo per ridurre in modo transitorio i costi del personale, senza ricorre agli ammortizzatori sociali, in attesa che la recessione passi. Detto in altre parole significa che Ibm Italia si aspetta che la crisi economica possa durare fino a un massimo di due anni (previsione, questa, in linea con la tesi di Roubini sulla ripresa lenta), mentre per il Bbva la crisi potrebbe prolungarsi addirittura fino a un massimo di cinque. Questi indicatori pratici, soprattutto quando vengono da primarie aziende internazionali, che hanno il polso della situazione, valgono certamente di più degli appelli propagandistici all’ottimismo propalati attraverso i mezzi di comunicazione da alcuni settori della politica e dell’imprenditoria. Non bisogna essere pessimisti sempre e a tutti i costi, ma non si può neanche sperare che a tirarci fuori della recessione sia una inezione mediatica di fiducia.