Marco Magrini, ཿNova 11/6/2009;, 11 giugno 2009
GERMANIA, ”O PAESE D’’O SOLE
Domenico Bonaccini è un astrofisico che lavora all’European Southern Observatory di Monaco di Baviera. Abitualmente circondato dai pannelli solari della poco assolata Germania, un anno fa decide di attrezzare col fotovoltaico il tetto della sua casa ai margini di un bosco, vicino a Pistoia, datata 1891. «La salvaguardia delle caratteristiche paesaggistiche e architettoniche sconsigliano l’installazione »,risponde il Comune per lettera. Quello «sconsigliano» vuol dire che è vietato, e senza possibilità di appello. «Sono rimasto a bocca aperta», racconta Bonaccini. «In Germania, per 3 Kwh, non c’è bisogno di autorizzazioni. Mi hanno detto di mettere i pannelli per terra, che meno estetico, meno sicuro e impossibile: tutto intorno c’è il bosco.Mi sono informato: se la casa fosse stata 20 chilometri più in là, in un altro Comune, avrei avuto il via libera».
Che la Germania sia (curiosamente) davanti all’Italia nello sfruttamento dei raggi del sole, non è una novità. La novità è che nel 2009, a soli 10 anni dall’impegno europeo di coprire un quinto dei consumi energetici con le rinnovabili, ’ o Paese d’’o Sole resta ancora così distrattamente all’ombra.
Alla fiera Intersolar di Monaco, dove 40mila persone da tutto il mondo testimoniavano della crescita inarrestabile del business, non è stato difficile trovare conferme. «In Italia, il fotovoltaico è già conveniente e rappresenta per il Paese un’enorme opportunità economica», assicura Anton Milner, Ceo della Q-Cells, l’azienda tedesca di moduli solari che in meno di dieci anni è diventata la prima al mondo. «Dopo Grecia e Spagna, abbiamo la miglior irradiazione solare d’Europa ”rimarca Angelo Prete, consulente internazionale del settore – e anche le tariffe elettriche più alte di tutti», per via dello squilibrato mix energetico nazionale.
Il primo problema sta nell’«autorizzazione unica», istituita da una legge del 2003. così poco «unica» che ogni regione ha le sue regole, a volte anche le province,e totalmente diverse le une dall’altre. Perfino a Monaco, si sentiva narrare di quell’ufficio in Puglia – un’assolata regione che ha cambiato le regole quattro volte in cinque anni ”dove due dipendenti devono esaminare centinaia di richieste, per investimenti da decine di milioni di euro. Il secondo guaio è che l’Enel ha 120 giorni lavorativi di tempo per fare gli allacci in rete. In Germania, dicono che basti una settimana. Il Conto Energia – ovvero il sistema di incentivazione promosso dal governo con l’Enel, che compra l’elettricità del fotovoltaico a un prezzo di favore – ha contribuito a sbloccare il mercato. «Ma i grandi investimenti sul territorio italiano (non i pannelli sulle case, ma i campi solari industriali)restano appannaggio dei capitali internazionali », spiega Prete. Ai quali, non piacciono né la burocrazia, né i ritardi. E tantomeno le incertezze. «Ancora non si sa cosa sarà del Conto Energia dopo la scadenza del 2010», ammette Matthias Altieri,
country manager di Q
Cells in Italia. Il terzo guaio, quello dei finanziamenti, riguarda tutti i Paesi, dopo il vento di crisi che ha raggelato le banche. Ma qua va un po’ peggio. «Un mio cliente, un industriale – racconta il manager italiano di una società multinazionale – ha rinunciato a un grande investimento: le banche gli chiedevano garanzie irragionevoli». «La Deutsche Bank ha un prodotto chiavi in mano per gli utenti residenziali», controbatte Bonaccini. Tantopiù che, sia per i grandi che per i piccoli investitori,ci sono le feed in tariffs (come il Conto energia) che fanno da garanzia. «In quale altro settore ci sono rendimenti al 6% l’anno garantiti per legge?», chiede Winfried Hoffmann, presidente dell’Epia, l’associazione europea delle imprese solari.
La maggior parte di queste aziende, sta di casa in Germania, dove il solare dà lavoro a oltre 200mila persone. «Non è ancora troppo tardi, l’Italia può e deve recuperare », incita Hoffmann. «Sì, ma è forse troppo tardi per assistere alla creazione di imprese leader », teme Prete. «In Germania il solare è considerata una scommessa strategica – lamenta ancora l’astrofisico emigrato – perché non Italia, dove il sole abbonda? ».In realtà la crescita c’è stata. «A fine anno – conclude Prete ”il totale dei megawatt installati arriverà a 800. Una volta raggiuntii 1.200 (tappa intermedia verso il tetto totale dei 3mila) non sappiamo se la tariffa sarà garantita per 14mesi, come prescritto dalla normativa, o se al 2011 cambierà, come ugualmente previsto dalla normativa ».
Bonaccini aveva anche fatto i suoi conti. Installare 3 Kwh con i tecnici italiani gli costava circa 21mila euro. Con i tecnici tedeschi 13.500. «Così avevo assoldato i tedeschi, che già lavorano spesso in Trentino ed erano felici di venire in Toscana ». Poi, il nyet dell’autorizzazione unica ha rovinato tutto.