Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 11 Giovedì calendario

I DERIVATI NEL MIRINO: INCHIESTE IN TUTTA ITALIA

Gli strumenti derivati hanno scatenato l’avvio di«24 filoni d’indagine » della Guardia di Finanza nell’arco di poco meno di un anno e mezzo, tra il gennaio 2008 e il maggio 2009: 16 inchieste hanno riguardato «ipotesi di truffa, appropriazione indebita e falso» riguardanti 44 enti di cui 41 Comuni, 2 Regioni e una Provincia e un caso relativo a Poste italiane spa, su operazioni complessive per un valore nozionale pari a 9,11 miliardi; otto accertamenti risalgono a danni erariali da parte di funzionari e amministratori locali.
Il quadro aggiornato dell’attività operativa della polizia giudiziaria e tributaria sul tema spinoso dell’uso degli strumenti derivatiè emerso ieri in occasione dell’audizione del comando generale della Guardia di Finanza, tramite il Gen. Vicanolo, presso la commissione Finanze e Tesoro al Senato, nell’ambito dell’indagine conoscitiva su derivati e cartolarizzazioni nella pubblica amministrazione. I fascicoli aperti processuali coinvolgono le Procure di Roma, Milano, Torino, Verona, Asti, Como, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Brindisi, Ragusa e Messina e le Procure regionali della Corte dei Conti di Lazio, Veneto, Puglia, Umbria, Abruzzo e Piemonte.
Come rilevato dalla GdF, questa attività investigativa sui derivati riguarda circa il 25% dell’intero mercato in essere: 9,11 miliardi sono finiti sotto la lente del Corpo rispetto a contratti in corso al 31 dicembre 2008 presso 600 amministrazioni locali pari a 35,5 miliardi di valore nozionale (valore del debito sottostante al derivato).
La GdF ha concentrato le sue indagini sui derivati esotici o strutturati (
interest rate swap non pare collar), «con notevole complessità ed elevata opacità» che hanno trasformato «quelli che originariamente erano strumenti di copertura in prodotti altamente speculativi con l’effetto di esporre gli enti al rischio di ingenti perdite». Gli enti hanno sottoscritto strumenti «non avendo la percezione dell’effettivo rischio assunto»,innescando «una spirale dannosa». Entrando nel dettaglio, la relazione cita «irregolarità e frodi» emerse nelle indagini sui Comuni di Milano e Cassino, su Poste italiane e Banca popolare di Lodi. In quanto ai derivati milanesi, sono due «le circostanze di rilievo ai fini penali»: le banche arranger avrebbero
«falsamente certificato » al Comune l’operazione, con attestazione «errata e dolosamente fuorviante». Le quattro banche coinvolte avrebbero «omesso e tralasciato dolosamente » dettagli importanti, considerando il Comune un «cliente professionale» quando non lo era e «lucrando profitti per 52 milioni » mentre per Milano «la convenienza economica... si è rivelata insussistente».
Il caso di Poste italiane è pesante: 540 derivati, «centinaia di swap» ad alto rischio, acquisiti per finalità speculative con un danno erariale da circa 80 milioni. Per il Comune di Cassino,l’assenza del requisito di convenienza economica ha portato a un danno erariale di 4,3 milioni. Inoltre, nel tentativo di scalata alla Banca Antonveneta la Banca popolare di Lodi «dolosamente» non avrebbe comunicato alla Banca d’Italia due operazioni in derivati servite a migliorare i coefficienti di solidità. Le cartolarizzazioni dei crediti sanitari realizzate dalla Regione Abruzzo infine hanno causato 99 milioni di danno erariale. La senatrice Anna Cinzia Bonfrisco ha concluso che «i risparmiatori si meritano una Consob più efficiente ».