11 giugno 2009
LA RUSSIA VENDER TITOLI DI STATO AMERICANI
Il petrolio sale sopra i 71 dollari, le riserve russe e il fondo di stabilizzazione si rianimano. A Mosca il clima è cambiato: le compagnie tornano a sondare il mercato dei bond, lo stato (vedi Opel) scommette sugli investimenti all’estero. Ritrova sicurezza e torna a farsi sentire: due giorni fa con l’annuncio a sorpresa di Vladimir Putin, che stanco di aspettare i tempi della Wto le antepone un’unione doganale con Bielorussia e Kazakhstan; ieri attraverso la voce della Banca centrale, che ha scosso i mercati annunciando l’intenzione di ridurre i propri investimenti in titoli del Tesoro americano.
Aleksej Uljukajev, vicepresidente di Bank Rossii, non ha dato indicazioni sull’entità del ridimensionamento. Ha però lasciato capire in che direzione sta guardando: «Pensiamo - ha detto- di tagliare la quota di Treasuries (nelle riserve in valuta, ndr) dal momento che si sta aprendo l’occasione per lavorare con altri strumenti ». Il vicegovernatore si riferiva a un’emissione allo studio del Fondo monetario internazionale, la prima della sua storia: bond che potrebbero essere emessi nell’unità di conto dell’Fmi, i diritti speciali di prelievo (Sdr, special drawing rights).
Sulle prime, il dollaro ha accusato il colpo, perdendo terreno sull’euro (passato da 1,4100 a 1,4145 dollari) e sulla sterlina. Ma secondo gli analisti dietro le parole di Uljukajev si nascondono motivazioni politiche, più che l’intenzione di intervenire nel breve termine. Chris Weafer, chief strategist di Uralsib, mette subito la dichiarazione in collegamento con il vertice dei Bric, le nuove economie industrializzate attese la settimana prossima a Ekaterinburg. Brasile, Russia, India,Cina: Bric è l’acronimo inventato da Jim O’Neill di Goldman Sachs per raccogliere i paesi che stanno rafforzando il proprio peso nell’economia globale. Ekaterinburg sarà il loro primo vertice formale: l’obiettivo, anticipato ormai da mille dichiarazioni, il predominio del dollaro.
Il desiderio dei russi di ridimensionare gli investimenti in dollari è dunque legato da una parte alla preoccupazione generale per un deficit americano avviato a quadruplicarsi, dai 455 miliardi dell’anno scorso ai 1.750 previsti al 30 settembre; dall’altra parte è da ricondurre alla campagna dei Bric per dare maggior peso alle proprie valute e alle proprie economie, ridimensionando la loro dipendenza dal dollaro. L’emissione del Fondo monetario, a cui la Cina dovrebbe aderire investendo 50 miliardi di dollari,e la Russia con 10,è l’occasione per prendere le distanze e creare nuovi equilibri all’interno dell’organizzazione internazionale. Anche il Brasile, ha detto ieri il ministro delle Finanze Guido Mantega, è interessato a dedicare al Fondo 10 miliardi delle proprie riserve.
Sui mercati obbligazionari, i rendimenti sui titoli Usa decennali sono saliti ieri ai massimi livelli da novembre, al 3,89%, i trentennali hanno toccato i massimi dell’anno a 4,73%, ma nello stesso tempo il malumore del dollaro è durato poco. Se la Cina, con 767 miliardi, è il primo tra gli investitori stranieri in Treasuries, la Russia è al terzo posto dopo il Giappone, ma con soli 138,4 miliardi, circa il 30% delle proprie riserve in oro e valuta. Gli investimenti denominati in dollari - sono convinti gli operatori continueranno: «La Banca centrale russa non si è mai distinta per mosse affrettate sulle proprie riserve», ha spiegato all’agenzia Bloomberg Maksim Oreshkin, di Rosbank, ma va anche detto che alla fine dello scorso anno l’euro ha superato il dollaro nella quota delle riserve valutarie. Lo stesso Uljukajev, del resto, aveva chiarito che l’allontanamento dal dollaro sarà graduale, sostituendo i Treasuries man mano che arrivano alla scadenza.