Riccardo Sorrentino, ཿIl Sole-24 Ore 11/6/2009;, 11 giugno 2009
BCE IN SOCCORSO DELLA SVEZIA
La Svezia si prepara al peggio. La Banca centrale di Stoccolma ha preso a prestito dalla Bce tre miliardi di euro in cambio di corone per affrontare la tempesta finanziaria che potrebbe scoppiare nel Mar Baltico mentre l’Unione europea fa pressioni sull’anello debole dell’area, la Lettonia, perché approvi subito il suo budget "lacrime e sangue" ed eviti la svalutazione.
Bisogna infatti far presto. Il momento più delicato è previsto la prossima settimana. Mercoledì il parlamento di Riga dovrebbe approvare la nuova manovra fiscale che taglierà stipendi e spese pubbliche, aumenterà le tasse e potrebbe scatenare nuove rivolte come quella di cinque mesi fa. Un forte invito a superare lo scoglio è arrivato ieri dal commissario Ue Joaquin Almunia, responsabile degli Affari economici e monetari: «La fine del cambio fisso del lat creerebbe problemi molto seri e noi vogliamo evitare, a qualunque costo, questa situazione. Il prezzo per fare questo è adottare prima possibile, la prossima settimana, la manovra di bilancio».
Se questo non accadesse - è il messaggio sottinteso, ma noto a tutti - la Lettonia non riceverebbe la nuova tranche di aiuti da 1,2 miliardi di euro da Bruxelles e dal Fondo monetario internazionale e dovrebbe affrontare una svalutazione anche più dolorosa dei tagli. Con un crollo del lat aumenterebbero i prezzi dei beni importati, salirebbe l’inflazione, e soprattutto aumenterebbero le rate di mutui e prestiti: moltissime famiglie si sono indebitate in euro (o in corone) a tassi più convenienti per acquistare casa o, più semplicemente, l’automobile e altri beni durevoli.
qui che entra in gioco Stoccolma. Spesso - e volentieri - sono state le filiali della banche svedesi a offrire e concedere prestiti in moneta straniera. Queste aziende di credito potrebbero ora essere travolte da una ondata di inadempienze, insieme alle loro case madri. Uno stress test ha segnalato la capacitàdi questi gruppi creditizi di assorbire perdite per oltre 14 miliardi di euro, ma non sono improbabili problemi di liquidità.
L’addensarsi di forti incertezze sull’esito del voto della prossima settimana ha quindi spinto la Riskbank di Stoccolma ad attingere alla linea di credito swap da 10 miliardi di euro messa a disposizione a dicembre dalla Banca centrale europea. L’obiettivo immediato è quello di aumentare le riserve valutarie, anche allo scopo di «fornire assistenza in termini di liquidità alle banche svedesi», per le quali «una parte notevole delle fonti di finanziamento è in valuta estera».
L’operazione è stata quindi realizzata «per essere ben preparati a continuare ad assicurare la stabilità finanziaria», ha spiegato la Riksbank in un comunicato in cui mancavano tre parole chiave: Lettonia innanzitutto, ma anche Estonia e Lituania, gli altri due paesi che presentano gli stessi identici problemi. La Riksbank sa bene che quindi la situazione non si scioglierà definitivamente la prossima settimana, e quindi ha chiesto altri 100 miliardi di corone - circa 9,4 miliardi di euro - all’Ufficio del debito pubblico svedese e con l’intenzione di "prelevarne" 65 miliardi prima dell’estate.
Stoccolma è soltanto l’avanguardia dell’intera Unione europea. La situazione della Lettonia e degli altri paesi baltici si ripete, sia pure con qualche variazione non secondaria, anche in Romania, in Bulgaria, nelle più solide Ungheria e Polonia. In questi casi però non sono le banche svedese ma quelle italiane, austriache, francesi a essere a rischio. Il timore di tutti, oggi, è che la svalutazione di una sola valuta possa trascinare, in un classico effetto domino, tutte le altre coinvolgendo direttamente le altre economie europee.