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 2009  giugno 11 Giovedì calendario

Corriere, Repubblica, Stampa e voto - Lunedì 8 giugno, il giorno dopo il voto, i titoli delle prime pagine de la Repubblica e del Corriere sembravano invertite

Corriere, Repubblica, Stampa e voto - Lunedì 8 giugno, il giorno dopo il voto, i titoli delle prime pagine de la Repubblica e del Corriere sembravano invertite. Repubblica, il giornale militante, da sempre risolutamente schierato a sinistra e ancora tutto sudato nello sforzo di dare sostanza al Noemigate da esso scagliato per molte settimane contro il premier Silvio Berlusconi, ha fatto una prima pagina rigorosa e soprattutto rispettosa di ciò che era avvenuto a seguito dello spoglio delle schede votate nel corso dell’elezione del Parlamento europeo, anche se questo risultato premiava il Pdl (il partito odiato da la Repubblica) e puniva il Pd (il partito amato dallo stesso giornale). Il Corriere della Sera invece che, da sempre (ed ancor più marcatamente da quando si è insediato alla direzione, Ferruccio de Bortoli), è un giornale tendenzialmente equilibrato, legato ai fatti accaduti e non alle sue aspirazioni, ha realizzato una prima pagina che diceva l’opposto di quel che era successo, un vero copia-e-incolla dell’abbaglio (legittimo ma anche interessato) diffuso dal leader del Pd, Franceschini, che cercava di salvare la sua segreteria dal tracollo elettorale (-7,2% dei voti rispetto alle politiche di un anno prima). Insomma, la prima pagina del Corriere era come quella che ci si sarebbe aspettati da la Repubblica mentre quella de la Repubblica era simile a quella che ci si sarebbe attesi dal Corriere. Analizziamole quindi, queste due prime pagine. La Repubblica di lunedì 8 luglio titolava così: «Berlusconi non sfonda, cala il Pd». vero che il Pdl non ha sfondato rispetto alle previsioni bulgare formulate alla vigilia del voto dallo stesso Berlusconi, ed è anche vero che il Pd è andato giù. Questo titolo de la Repubblica diretta da Ezio Mauro supera quindi positivamente, nella sostanza, la prova dei fatti. Il catenaccio di questo titolo di apertura diceva: «Boom della Lega e Di Pietro. Astensione record, tutta l’Europa a destra». Anche in questo caso la Repubblica ha brillantemente superato la prova dell’oggettività (anche se questa danneggiava il suo partito di riferimento, il Pd. Chapeau!). Il titolo di apertura del Corriere della Sera, sempre di lunedì 8 luglio, era invece così concepito: «Il voto delle Europee delude il Pdl». Caso mai avrebbe dovuto deludere il Pd che alle europee, come ammesso anche dal titolo de la Repubblica, aveva perso, in percentuale, più del triplo di ciò che aveva lasciato il Pdl. I confronti, prima di conoscere i risultati degli scrutini elettorali, si possono fare fra i sondaggi (fatti o anche solo dichiarati o sperati, o millantati) ma, a schede scrutinate, si debbono fare solo confrontando i voti ottenuti con quelli della elezioni omogenee più vicine. Cioè, in questo caso, con le elezioni politiche di un anno fa. I confronti, lo sa anche uno studente di ragioneria, non dico di economia, si fanno fra quantità omogenee. Nel senso che non si possono sommare né dividere le pere con le mele. Il Corriere di lunedì scorso non si salva nemmeno nel sommario che, avendo più battute, di solito viene usato per correggere concetti che, nel titolo, non si sono potuti adeguatamente spiegare, a causa delle poche battute disponibili. Ma, anche in questo caso, il Corriere si lascia sfuggire la rete di salvataggio del sommario che infatti dice: «Prime proiezioni: frenata rispetto alle Politiche. Avanza la Lega. Cade il Pd, balzo di Di Pietro». Riassumendo: il titolo del Corriere dice che il Pdl ha perso. E il sommario ribadisce che per il Pdl c’è stata una «frenata rispetto alle Politiche». Sette parole tutte negative per il Pdl nel titolo. Quattro parole ancora negative per il Pdl, nel sommario (un partito che invece ha tenuto molto di più del Pd). E tre sole parole negative per il Pd («cade il Pd») per di più annegate in fondo al sommario. Il titolo di apertura del Corriere era quindi l’opposto, non solo di quanto era successo, ma anche di quello che ha scritto la Repubblica che, anche nel secondo titolo, dedicato al voto in Europa è stata più aderente ai fatti. Repubblica infatti ha titolato: «Vince Sarkozy, crolla il Ps. In Spagna sconfitto Zapatero». In poche parole, c’è tutto, in modo circostanziato ed oggettivo. Nel suo secondo titolo, invece, il Corriere si è limitato a un titolo senza inventiva e senza protagonisti: «Per la sinistra europea una sconfitta storica». Anche se, questa volta, almeno, era aderente ai fatti. Il giorno dopo, martedì 9 giugno, il Corriere della Sera si riprende, correggendo il tiro sbilenco della sua prima pagina del giorno precedente e titola: «Amministrative, netto successo di Pdl e Lega». Il sommario dice: «Affermazione dal Nord al Sud. Il Pd al ballottaggio a Firenze, Bologna sul filo». Lo stesso giorno, la Repubblica titola, un’altra volta molto correttamente, rispetto ai fatti avvenuti: «Nelle città avanzano Pdl e Lega». Per fortuna del Corriere della Sera, il numero di martedì scorso, in gran parte dedicato ai risultati elettorali era strabiliante, amplissimo, corretto, curioso, originale, alternativo rispetto alle agenzie, ben impaginato, meglio titolato. Non solo il Corriere di martedì scorso non aveva rivali rispetto alla concorrenza di quel giorno ma si è connotato anche come un numero storico, incomparabile anche con gli stessi che il Corsera ha fatto in precedenza in occasioni simili, espressione di una grande scuola di giornalismo, dotata di immensi mezzi e, questa volta, usati bene. In questa lotta fra titani diamo un’occhiata anche a un quotidiano regionale con dignità nazionale: la Stampa di Torino che, da poche settimane, ha un nuovo direttore, Mario Calabresi che viene da la Repubblica. Anche la Stampa, lunedì scorso, è inciampata, facendo una prima pagina simile a quella che Calabresi evidentemente supponeva avesse fatto la Repubblica (ma non si diceva che, una volta, i grandi direttori si telefonavano?). Il titolo di apertura della Stampa infatti diceva: «Stop a Berlusconi, arretra il Pd»: E poi nel sommario, evidenziava, pescandola, per prudenza, dalle parole a vanvera del Premier: «Il premier: ’’ un brutto risultato’’. Vince la Lega e a sinistra Di Pietro raddoppia». Dal combinato disposto (come dicevano un tempo gli avvocati da pretura, e come, nella sostanza, direbbero oggi i semiologi) dal titolo e sommario de la Stampa si capisce che Berlusconi è andato a sbattere sulle europee mentre il Pd ha subito qualche scalfittura. Insomma, per concludere, per leggere un titolo di apertura favorevole al centro-destra (anche se aderente ai fatti) bisognava leggere, lunedì scorso, la prima pagina di un grande giornale nazionale schierato a sinistra. La conclusione? Non si capisce più niente. Si può scendere, please?