MARCELLO BUSSI, MILANO FINANZA 11/6/2009, 11 giugno 2009
Marchionne al volante di Chrysler - L’alleanza tra Fiat e Chrysler da ieri è ufficiale e il titolo del Lingotto ha festeggiato a Piazza Affari con un rialzo del 4,85% a 7,79 euro
Marchionne al volante di Chrysler - L’alleanza tra Fiat e Chrysler da ieri è ufficiale e il titolo del Lingotto ha festeggiato a Piazza Affari con un rialzo del 4,85% a 7,79 euro. La vicenda ha avuto un’improvvisa accelerazione proprio quando sembrava che il blitz di Sergio Marchionne potesse trasformarsi in una lunga guerra di trincea. Invece intorno all’una di ieri notte (negli Stati Uniti era ancora la sera del 9 giugno) la Corte Suprema americana ha deciso di dare il via libera all’accordo, dopo che lunedì il giudice Ruth Bader Ginsburg aveva deciso autonomamente di sospenderlo in seguito al ricorso di tre fondi pensione dell’Indiana. L’ad di Fiat si è messo subito al lavoro e ieri ha inviato un messaggio ai dipendenti della nuova Chrysler, di cui è diventato ceo. «Non ho dubbi, ce la faremo», ha scritto Marchionne, che proprio ieri il quotidiano francese Le Monde ha definito «l’uomo che fa sognare l’Italia». Fiat deterrà, attraverso una controllata, il 20% della nuova società denominata Chrysler Group, e salirà progressivamente fino al 35% se saranno raggiunti determinati obiettivi previsti dall’accordo. E se il debito verso il Tesoro Usa (che deterrà una quota dell’8%, mentre il governo canadese avrà il 2%) sarà ripagato, a partire dal giugno 2013 Fiat potrà salire fino al 51%. Il 55% sarà invece detenuto dallo United Auto Workers Retiree Medical Benefits Trust, il fondo sanitario del sindacato dell’auto Uaw. Subito è arrivato un bonifico bancario di 6,6 miliardi di dollari dal Tesoro Usa a Chrysler e, secondo alcuni calcoli, Washington dovrà investire fino a 50 miliardi di dollari, mentre il Canada ne ha promessi 9. Il perfezionamento dell’accordo, fortemente voluto dal presidente Barack Obama (che ai tempi dell’università guidava una Fiat Ritmo rossa), è stato salutato con entusiasmo dalla Casa Bianca, sicura che dall’alleanza tra Fiat e Chrysler nascerà «un costruttore di auto competitivo ed efficiente». Già da ora, come ha sottolineato Marchionne, «le due case messe insieme sono al sesto posto tra i produttori mondiali» con 4,5 milioni di veicoli venduti nel mondo, «dandoci la scala per competere e vincere in quasi tutti gli angoli del mondo». In realtà Marchionne ritiene vitale raggiungere la soglia dei 6 milioni di auto e per questo non ha ancora perso le speranze di acquisire anche la tedesca Opel. Il manager in ogni caso continuerà a guardarsi intorno in cerca di nuove alleanze. Marchionne ha assicurato che verranno rilanciati i marchi Chrysler, Jeep e Dodge e che nei prossimi mesi inizierà «il processo di trasferimento della tecnologia e delle piattaforme Fiat per produrre auto di piccole e medie dimensioni negli stabilimenti Chrysler», mentre «è già cominciato il lavoro per sviluppare auto ecologiche». Intanto è già stato tracciato l’organigramma della nuova Chrysler guidata da Marchionne: presidente sarà Robert Kidder, in passato ceo di Duracell, mentre da Torino arriveranno Richard Palmer, che sarà responsabile della finanza, Pietro Gorlier, il nuovo responsabile di Mopar (società che si occupa dei ricambi) e della Customer Service, e Gualberto Ranieri, che diventerà il capo della comunicazione. Il cda di Chrysler Group sarà composto da nove membri, di cui tre in rappresentanza di Fiat. In Italia intanto le regioni in cui sono presenti stabilimenti Fiat hanno proposto un piano da «800-900 milioni» per lo sviluppo della ricerca nel settore automotive e dell’auto pulita, che sarebbe finanziato per un terzi dalle stesse amministrazioni regionali e per il resto da Fiat e governo. Il tutto mentre il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha annunciato che nei prossimi giorni il governo incontrerà azienda e sindacati «per ribadire che i cinque stabilimenti italiani della Fiat devono rimanere».