Marco Evers, La stampa 10/06/2009, 10 giugno 2009
LE MIE AVVENTURE SULLE SCOGLIERE DEI DINOSAURI
Quando scoppiano le tempeste e il mare aggredisce le ripide coste dell’Inghilterra meridionale, Chris Moore parte per la caccia. Aspetta la bassa marea, poi ispeziona le spiagge di Charmouth. E’ un posto unico. Negli stessi punti dove i turisti si distendono al sole la risacca svela le carcasse fossilizzate di creature antichissime.
Queste apparizioni sono come viaggiatori del tempo provenienti da un mondo perduto. Sono i resti di lucertoloni preistorici, pesci giganti e dinosauri. Molti tornano alla luce per la prima volta dopo 200 milioni di anni e il momento in cui Moore li trova equivale sia alla loro seconda morte che alla loro resurrezione. Lui ha l’occhio allenato e sa che i tempi sono sempre decisivi, perché quello che non riesce a recuperare è destinato a scomparire irrimediabilmente nell’oceano.
Il suo è un lavoro difficile e pericoloso. Avventurarsi sulle scogliere significa sfidare la possibilità di improvvisi cedimenti e di veri e propri crolli, mentre la fanghiglia può diventare pericolosa come le sabbie mobili. Ma Moore, 49 anni, non ne ha mai abbastanza. «C’è sempre da trovare qualcosa di nuovo», dice. E quando non è a caccia di ossa, trascorre il tempo in laboratorio. Preparare ogni reperto - spiega - richiede «centinaia di ore». Molte delle sue scoperte sono esposte al Museo di Storia Naturale di Londra e anche in quelli di Tokyo e Toronto. E’ stato lui il primo a scoprire tre tipi di pesci-dinosauro e uno di questi - il Leptonectes moorei - porta addirittura il suo nome.
Charmouth, il paese dove vive, è uno dei depositi di fossili più ricchi al mondo. E’ anche considerato una delle culle della geologia e della paleontologia. E’ qui che uno dei suoi predecessori, una ragazza di nome Mary Anning, si imbattè in alcuni fossili che circa 200 anni fa rivoluzionarono le conoscenze sulla storia della vita e incrinarono la narrazione biblica della creazione prima ancora che Charles Darwin aprisse la porta sul «mondo senza Dio» con la teoria dell’evoluzione. Se Dio è morto, i responsabili sono anche quegli animali intrappolati nella roccia.
Adesso questo tratto di costa tra l’East Devon e il Dorset è diventato la «Jurassic Coast». E’ stato anche inserito dall’Unesco nella lista dei luoghi da preservare, accanto alla Grande Barriera Corallina e al Grand Canyon. La zona è un libro aperto sulla storia della Terra e delle sue creature. Più di qualunque altro luogo al mondo questa striscia di 150 chilometri racchiude il Mesozoico - l’era del Triassico, del Giurassico e del Cretaceo - in tutto il suo splendore e orrore.
I primi sedimenti risalgono a 250 milioni di anni fa. Un’ondata di estinzioni si era appena verificata, generando le condizioni che permisero ai dinosauri di prosperare. Gli strati più recenti, invece, datano a 65 milioni di anni fa, quando i dinosauri scomparvero, lasciando spazio ai mammiferi. I drammi dell’evoluzione, così, si rivelano uno dopo l’altro, lungo 185 milioni di anni: come gli anelli degli alberi i diversi strati permettono di comporre una scena dettagliata, con l’ascesa e la caduta di specie potenti, la diffusione della vita in tante nicchie ecologiche, gli adattamenti ai cambiamenti climatici, le estinzioni di massa.
Oggi la «Jurassic Coast» è un luogo di spiagge, colline verdeggianti e paesi pittoreschi. Ma lungo milioni di anni questa regione è cambiata molte volte, da una landa desertica a un’area tropicale, fino ad assumere un paesaggio non molto diverso dai Caraibi attuali. E molti dei dinosauri che popolavano ciò che sarebbe diventata l’Inghilterra hanno lasciato tante tracce. Qui, infatti, si scoprono fossili da sempre, ma il loro significato è stato a lungo ignorato. Per secoli è stato inconcepibile che, prima dell’uomo, fossero esistiti mondi diversi dal nostro.
Solo nella prima metà del XIX secolo la geologia diventò una scienza «sovversiva» e gli studiosi si impegnarono a liberare il sapere dall’influenza di Mosè. E fu in un giorno del 1812 che Mary Anning cominciò la sua caccia ai fossili, come oggi fa Chris Moore, a Lyme Regis, non lontano da Charmouth. Lei aveva 12 anni. Il padre era morto da poco e lei, con il fratello e la madre, viveva di carità. Ma ciò che trovò quel giorno era unico: uno scheletro di 5 metri, appartenuto a una creatura che sembrava uscita da un altro mondo. Era l’inizio di una carriera che avrebbe fatto di Mary la «principessa della paleontologia». Intanto Chris Moore, che l’ammira moltissimo, non interrompe la sua caccia.