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 2009  giugno 10 Mercoledì calendario

Adesso Putin sbrana anche i vecchi amici - C’era un tempo in cui Oleg Deripaska era il preferito di Vladimir Putin

Adesso Putin sbrana anche i vecchi amici - C’era un tempo in cui Oleg Deripaska era il preferito di Vladimir Putin. Il magnate russo dei metalli, compagno di sciate di Putin, avrebbe messo a disposizione la base finanziaria per il sogno olimpionico di Russia 2014. Dedito ad attività «patriottiche» come il sostegno al Bolshoi, Deripaska aveva appreso la lezione degli antichi oligarchi: mai mettere in discussione i metodi del premier. Perciò che cosa ci faceva il magnate la scorsa settimana nella misera cittadina di Pikalëvo, a 250 chilometri da San Pietroburgo, condotto per uno dei suoi cementifici da un Putin in versione sputafuoco, che ai microfoni della televisione gli dava dello «scarafaggio»? «Migliaia di persone sono finite ostaggio delle tue ambizioni, della tua mancanza di professionalità o della tua avidità». Così Putin ha rimproverato Deripaska, prima di costringerlo a saldare tutti gli stipendi arretrati. E all’appello di «Dov’è finita la responsabilità sociale di impresa?», il primo ministro russo è stato acclamato da una folla di lavoratori riconoscenti. Benvenuti nella terza fase del Putinismo. Durante la prima, Putin ha recitato la parte del determinato modernizzatore tecnocratico che non desiderava altro che applicare lo stato di diritto in una giovane democrazia in preda all’anarchia. Questa fase si è conclusa nell’ottobre del 2003, con l’arresto e la successiva condanna e reclusione dell’oligarca Michail Khodorkovskij per la dubbia accusa di evasione fiscale e frode. Durante la Fase Due, Putin si è liberato delle vesti tecnocratiche e, novello Bonaparte, si è di fatto autoincoronato zar, circondandosi da una nuova classe di fedeli oligarchi ed ex colleghi del Kgb, che si sono appropriati generosamente degli investimenti di altri, in particolare delle società di servizi energetici straniere. Questa fase è durata finché i prezzi dell’energia sono saliti ed è culminata l’anno scorso con l’invasione della Georgia. Ci troviamo ora nella Fase Tre, che vede Putin trasformato in un Hugo Chávez, prepotente come un tempo ma con una svolta populista. la fase in cui persone come Deripaska si lasciano umiliare pubblicamente da Putin. Deripaska si è affermato grazie alle Guerre dell’Alluminio degli anni 90, battaglie per il controllo delle imprese combattute al prezzo di decine di vite ed è arrivato a dire che «della Russia si crede erroneamente che tutto sia gestito tramite il Cremlino. Abbiamo invece un’economia molto liberale. Ognuno può fare ciò che vuole». Subito dopo quell’assennato commento, l’economia russa è precipitata, la disoccupazione è salita alle stelle, il flusso di credito si è interrotto, Deripaska ha perso circa il 90% della sua fortuna e le piccole cittadine industriali come Pikalëvo sono diventate potenziali centri di disordini sociali. A dicembre, le proteste a Vladivostok hanno richiesto l’invio di squadre antisommossa da Mosca. Salvo un’improbabile impennata del prezzo delle materie prime, le cose potranno soltanto peggiorare. Che cosa avverrà ora? probabile che Putin voglia cavalcare i sentimenti antioligarchici espropriando le imprese, mantenendo in funzione gli stabilimenti e facendo acquistare la produzione allo Stato. In Russia l’inflazione è già al 14% e Putin potrebbe contare sulla capacità dei russi di sopportare un periodo di iperinflazione fino alla ripresa dell’economia internazionale o al prodursi di una crisi in Medio oriente, che farebbe aumentare il prezzo del petrolio. Questo è il sistema con cui l’Unione Sovietica andò avanti, decennio dopo decennio, con la sola differenza che i vecchi leader sovietici facevano affidamento alla chiusura ermetica delle frontiere, a un vasto esercito, all’avventurismo estero, alla fiducia ideologica e a un massiccio apparato del terrore. La Russia probabilmente non seguirà quella strada, ma la possibilità non dovrebbe essere trascurata del tutto.