Cinzia Sasso, la Repubblica 10/06/2009, 10 giugno 2009
2024, IL SORPASSO PER I MEDICI IN CORSIA IL FUTURO DONNA
Via i protagonisti maschili: tra dieci anni in camice bianco - annuncia uno studio del British Medical Journal che il Times di Londra rilancia - ci saranno in maggioranza dottoresse. E non succederà solo in Gran Bretagna: «Anche qui - dice Amedeo Bianco, il presidente della Fnmoceo, la Federazione del medici - la professione cambierà sesso». Ci vorrà qualche anno di più, ma tra quindici anni anche il Servizio sanitario nazionale italiano, così come il National Health Service britannico, diventerà un feudo al femminile. Entro il 2024 almeno 183 mila professionisti andranno in pensione e saranno rimpiazzati da nuove leve: «Stando al trend delle iscrizioni alla facoltà di Medicina - aggiunge Bianco - il destino è segnato: la gran parte saranno donne».
Il sorpasso, del resto, è già nei numeri: tra i laureati del 2007, le laureate in medicina sono state il 65,2 per cento; la media nazionale delle matricole nel 2007-2008 vede un 63 per cento di ragazze; addirittura in certe facoltà - ad esempio a quella della Statale di Milano - le studentesse raggiungono il 73 per cento. Ma sfogliando i dati del ministero dell´Università, non c´è praticamente sede dove le ragazze non siano maggioranza: da Ancona (367 contro 135) a Bari (482 contro 331); da Bologna (463 e 236) a Brescia (516 e 240); ma anche a Cagliari (115 e 50), Catania (89 e 60) e Napoli (277 contro 157). Il quadro si modifica quando i neo dottori scelgono la specialità: e allora ecco che le donne raggiungono il 58,6 per cento a neuropsichiatria infantile, il 48 a pediatria, il 48,7 a genetica e solo un 4,5 a cardiochirurgia.
Ornella Cappelli, presidente dell´Associazione nazionale donne medico, la vede così: «Credo che le donne siano oggi le più numerose perché la medicina non paga più. Fare il dottore non è più una professione di prestigio e allora gli uomini si danno ad altro». Secondo la dottoressa Cappelli, che è uno dei pochi dirigenti donna del settore sanità, la femminilizzazione spinta della professione nasconde alcune insidie: «Se i medici donne saranno il 70 per cento, non va bene perché mancheranno i chirurghi. Da noi, a Parma, c´è stata solo quest´anno la prima iscritta alla specialità di cardiochirurgia». Può essere allora che il futuro sia quello di dover importare chirurghi dall´estero, come da tempo accade in Uk. Il più grande amore londinese di Lady Diana, ad esempio, era proprio un chirurgo indiano.
I problemi di conciliazione tra i ruoli familiari e quello professionale sono evidenti: secondo Maurizio Benato, vice della Fnomceo, «un terzo delle donne medico sono single o separate», percentuale quasi tripla rispetto ai medici: «Il fatto è - dice - che la professione medica non lascia spazio alla vita privata, è totalizzante, non certo a misura di donna». Non solo ricerche, anche esperienze: Laura Spreafico ha cominciato a fare il chirurgo al Niguarda: «Dopo un po´ - racconta - il mio primario mi ha detto: sei una donna, dove vuoi andare? E così, siccome ho messo al mondo tre figli, ho cambiato: addio all´ospedale, faccio il chirurgo estetico nel mio studio privato».