Rossana Lacala, Novella 2000, n. 24, 11/06/2009, 11 giugno 2009
PARLA L’EX DI NOEMI
M’ha lasciato per un calciatore non per Silvio Berlusconi.
«Lo so, ora mi faranno a "piezze’’, a me e alla mia famiglia, oseranno tutto. E io ci cadrò, prima o poi. Quando ho sentito a Balarrò quel signore (Maurizio Belpietro, direttore di Panorama) dire che ho problemi con la giustizia ho pensato solo una cosa: buttarmi dalla finestra e liberare me stesso e la mia famiglia da quest’incubo. Ormai non sono più Luigi Flaminio, sono diventato tutto: delinquente, cammorrista, bugiardo, violento, uno che si prende soldi per rovinare Noemi e Berlusconi, un leader di sinistra. Rovinare Noemi? Io me la portavo nel cuore anche se mi ha detto che non la meritavo. Rovinare a Berlusconi? Lui è il mio mito, qua in questo quartiere, al Vasto, votano tutti per lui, perché se è riuscito a fare cose grandi per sé, per il calcio e per la sua famiglia, siamo convinti tutti quanti che riuscirà a farci uscire anche dalla miseria». Luigi, detto Gino, non regge e piange fra le braccia della sua nuova ragazza, Manuela Colombo, sotto gli occhi del padre Antonio, che gira e rigira fra le mani un pacchetto di sigarette fumate una dietro l’altra. La mamma Anna, malata di un cancro al seno, non c’è, è al lavoro a cucire borse.
Dopo l’intervista a Repubblica in cui ha raccontato ciò che sapeva dei rapporti tra la sua ex fidanzata Noemi e il premier Silvio Berlusconi, Gino non fa che andare avanti e indietro con la memoria per ricostruire quello che lui definisce: «’Nu film. Non dormo e penso. Alle ore, i giorni, i mesi passati con Noemi, e mi faccio sempre la stessa domanda: "Ma pecchè è succiesse a me, pecchè l’agge incuntrata?».
Manuela non dice una parola nemmeno quando Gino parlando di Noemi sussurra tra le lacrime: «La mia "gurghina" era speciale. Una bellezza fresca, solare, dolcissima e soprattutto non se la tirava. Inseguiva il sogno di diventare qualcuno nel mondo dello spettacolo senza cercare la strada facile: studiava inglese, danza, andava in palestra, poi c’era l’Accademia a Ostia Lido. E soprattutto andava bene a scuola, lei è molto istruita, non come me, che ho dovuto smettere con la terza media. Mi sento come in un film: ora di guerra, ma prima, prima era ’nu film d’ammore».
Quel film d’amore - oggi di guerra in cui qualcuno ha creduto di fargli interpretare il ruolo del brutto, cattivo e sporco - Luigi lo riavvolge in esclusiva con Novella dai primi passi sino all’epilogo, quando irrompe un altro uomo. Quello che strappa Noemi a Luigi. Che non è il premier Silvio Berlusconi né, tantomeno, il fidanzato tronista Domenico Cozzolino.
L’inizio di un amore
Tutto nasce a Scalea, al mare in Calabria. «Maledetta Scalea, oggi penso che mi ha portato solo sfortuna: qui, giocando a calcio nella squadra locale mi sono fatto male a una gamba e il mio sogno di diventare calciatore è andato in fumo. Da qui è partita tutta ”sta storia di Noemi».
Ricorda il primo incontro? Eravate nella stessa compagnia di amici?
«No, io ero in macchina lungo il corso di Scalea, vedo questa ragazzina con un’amica, rallento e le chiedo se vuole un passaggio, lei dice di no. Mi fermo e iniziamo a parlare, erano gli ultimi giorni di agosto: il 28 agosto del 2007 inizia la nostra bellissima storia lunga sedici mesi».
Vi vedevate di nascosto dalle famiglie?
«No e pecchè? Dopo un mesetto ho fatto la conoscenza dei genitori, Anna ed Elio, e Noemi è venuta dai miei: mia madre si chiama Anna pure lei, mio padre è Antonio. Dai Letizia sono stato accolto con affetto, almeno così mi sembrava per le tante gentilezze e regalini ricevuti».
E i suoi genitori come vedevano la storia con Noemi?
«Erano molto felici. Mi vedevano più sereno e attribuivano questo alla presenza di Noemi. Avevano ragione, alicella (un vezzeggiativo da fidanzatini, ndr) ha portato nella mia vita la speranza e la voglia di sognare. Prima di lei ero triste per colpa dell’alopecia, papà mi ha portato da tanti medici, inutilmente. Mi sono sempre vergognato di perdere i capelli, Noemi lo sa, lei mi ha visto quando li tenevo lunghi. Se non l’ha bruciata, ha una foto con me capellone, la teneva sulla libreria nella sua stanzetta a Portici. Ma soprattutto mi ha stroncato la malattia alla gamba dovuta forse a traumi non curati. Ero ala destra nel girone di eccellenza al San Giorgio, poi allo Scalea, di me dicevano che avevo talento, ma per la gamba mi hanno consigliato di non continuare. Per un po’, ho pensato di impazzire. Per fortuna è arrivata Noemi».
Come trascorrevate le giornate con la signorina Letizia?
«Come tanti guaglioni. Durante la settimana lei andava a scuola, io a faticare. Nei giorni feriali ci vedevamo due, tre volte; il sabato e la domenica stavamo sempre insieme. Spesso io andavo a dormire da lei, lei non ha mai passato la notte qua. Una volta, di pomeriggio, si è messa sul mio lettino e ha schiacciato un sonnellino, teneva il dito in bocca, comme ’na criatura. L’ho fotografata con il cellulare e quando si è svegliata abbiamo riso come i pazzi».
Quando lei dormiva a Portici dai Letizia, stavate nello stesso letto?
«No, pe’ carità. Io dormivo nella sua stanzetta, era troppo bella. C’era un lettino con il plaid, una libreria dove in mezzo ai libri c’erano le fotografie delle sue amiche del cuore, un computer con la sua stampantina. Ma a me piaceva tanto un televisore che le aveva regalato il padre, tutto rosa, il colore preferito di Noemi».
E Noemi dove dormiva?
«Alicella dormiva nel lettone con mamma e papà».
Ma perché lei, Luigi, non tornava a casa sua a Napoli?
«Perché non ho una macchina mia, la Panda è di tutta la famiglia. Non potevo chiederla sempre a papà mio, né potevo sempre chiedergli di venirmi a prendere, sapesse quante volte mi aspettavano al casello dell’autostrada per riportarmi».
Dunque, lei qualche volta dormiva a Portici, le vostre famiglie si conoscevano?
«Sì, il primo incontro fra mio padre Elio è venuto a Scalea, davanti a un caffè. Ma non era un fidanzamento in famiglia, ci lasciavano tutti fare la nostra da ragazzi».
La famiglia Letizia le ha mai dato l’impressione che non gradisse la storia con la loro bambina? «Ma qua’, ero voluto bene da tutti i Palumbo, il nonno Antonio e la nonna Ida, le zie e gli zii, la famiglia di Anna. Che era una cuoca stupenda. Ancora mi sogno i suoi gnocchi alla sorrentina, ma
non ditelo a mammà, perché li fa buoni anche lei».
Qual era il piatto preferito da Noemi?
«Le cose semplici, come la pasta che fa mia madre».
Facevate una vita casalinga, strano per ragazzi della vostra età, no?
«No, non era solo una vita casalinga, uscivamo per mangiare un panino e stare tra amici, facevamo lo shopping. In discoteca a me non mi piace andare. E poi Noemi alle 11 di sera doveva tornare a casa a tutti i costi, i suoi non ammettevano ritardo».
Erano severi i Letizia?
«Severi no, ma i suoi genitori erano attentissimi. Non la lasciavano mai andare in giro da sola. Neppure ai casting. Per esempio, mi ricordo a Ostia Lido, dove lei seguiva i corsi all’Accademia Palcoscenico Europa…».
Lei c’era?
«Una volta sono andato pure io, dormivamo in un hotel: io con Elio e Noemi con la mamma. La signora Letizia stava le ore a sentire cantare e a vedere ballare la mia Memy (altro vezzeggiativo di Noemi, ndr): non la perdeva mai di vista, era lei a presentarla alle persone. Il padre e io, invece, ogni tanto ce ne andavamo in giro per Ostia, a giocare o a mangiare uno snack. successa la stessa cosa a Villa Mare in Calabria per un casting della soap opera di Raitre Un posto al sole».
Luigi, è vero che Noemi la presentava come cugino?
«Sì è vero e mi dispiacevo, ma mi diceva che nello spettacolo non vogliono che le ragazze tengono i fidanzati. E io non le volevo fare perdere occasioni».
Lei non ha mai pensato di entrare nel mondo dello spettacolo?
«No, io volevo fare il calciatore. Ora vorrei studiare e iscrivermi al serale di un istituto tecnico, ma chissà se esco da questo burdello».
Ha mai osteggiato la carriera di Noemi?
«No, è come se a me mi avessero impedito di giocare a calcio, sarei asciuto pazzo. Certo, alla fine, quando Noemi ha smesso di essere la ragazza che era sempre stata, mi sono cominciato a preoccupare. Pensavo che teneva a un altro».
Lei e Noemi siete andati d’amore e d’accordo sino a quando?
«Sino a novembre 2008. Stavamo persino organizzando la sua festa di compleanno».
Quella per i 18 anni?
«Sì. Le spiego, siccome ero andato a una festa a Villa Santa Chiara di Casoria…».
«Sì, l’ho indicata ai genitori di Noemi, era in ottobre. Infatti, siamo andati a fare un sopralluogo tutti insieme e abbiamo prenotato. A me quel posto piaceva perché a mezzanotte organizza una sorpresa, ”na carrambata per il festeggiato».
All’epoca nessuno le aveva mai parlato di Silvio Berlusconi?
«Mai, ma forse non volevano farmi sapere niente a me, per discrezione. I Letizia sono persone molto serie, non si sono mai vantati delle loro amicizie. Ma non le hanno neppure nascoste: per esempio, solo in questi giorni ho capito chi fosse il Maurizio Ciarnò (vicedirettore alla Produzione Tv della Rai, ndr) che ogni tanto veniva nominato in mia presenza».
Continui a raccontare come si sono incrinate le cose con Noemi.
«Devo fare una premessa. I giornali hanno riportato date sbagliate, perciò io le faccio vedere una lettera, quella che si è vista su tutti i giornali. "Dolce amore mio, quest’ultimo mese è stato un po’ travagliato, soprattutto quest’ultima settimana". L’ha scritta di suo pugno Noemi per accompagnare il regalo di Natale che mi ha fatto: un giubbino Moncler nero».
Lei sta parlando del Natale 2008?
«Certo, il nostro secondo Natale, come c’è scritto nella lettera. Dalla seconda metà di novembre le cose non erano più come prima, tra noi: ci cappiccicavamo, litigavamo più spesso, lei era più fredda... Tante volte si scordava pure di mandarmi il messaggino della buonanotte. Era una nostra abitudine, prima di chiudere gli occhi ci scambiavamo un sms. A me piaceva tanto nel buio leggere quelle parole sul telefonino».
Cos’era successo secondo lei?
«Non lo so, ma era cambiata, sembrava che...» (Luigi abbassa gli occhi come si vergognasse di dirlo davanti al padre, Manuela gli stringe il braccio come se lo spingesse a sfogarsi, ndr).
Continui, sembrava che?
«Che si vergognasse di me, che ingombrassi la sua vita».
Secondo lei, chi o che cosa la aveva fatta cambiare?
«Nunno sacce, ma penso che il suo sogno dello spettacolo è stato più forte del nostro amore».
Lei ha raccontato a Repubblica di avere sentito la voce di Silvio Berlusconi al cellulare di Noemi, lo conferma?
«Sì, una volta ho sentito la sua voce, a sprazzi: due, tre parole. Poi ci sono state altre telefonate, era Berlusconi, o almeno così mi raccontava Noemi. E le ho creduto, perché dal tono che usava capivo quanto fosse emozionata, contenta e un poco impacciata... Come quando stai davanti a una persona molto importante che ti dimostra attenzione. Non mi ha sfiorato neppure l’idea che ci fosse qualche cosa di male, anzi era tutto così innocente, come era lei, la mia "gurghina", una ragazza piena di valori».
Lei ricorda quando sono cominciate queste telefonate?
«Sì, l’ho pure detto, dopo che Noemi e i suoi genitori avevano portato a Roma il book scattato da quello che tiene lo studio in via Garibaldi, Gaetano Livigni».
Lei, quelle foto le ha viste?
«Sì, Noemi era bellissima nel vestito nero con le perle al collo».
Cosa le ha raccontato Noemi ci modo in cui ha conosciuto il premier?
«Che lui aveva visto il book lasciato da Emilio Fede per sbaglio e che lui le ha telefonato. Ma che ne so, ora, se mi detto la verità? Quante cose non mi ha detto».
Continui. E rimettiamo a posto le date: il 5 di novembre Noemi scatta il book, il 13 novembre il signor Letizia ritira foto e composit, qualche giorno dopo la famiglia Letizia va a Roma a consegnarlo a un’agenzia. così? In seguito, cosa succede?
«Succede che Noemi viene invitata a una festa a Villa Madama per il 19 novembre dal premier, una festa della moda».
Non le è venuto in mente che magari Noemi conoscesse da tempo Berlusconi?
«No, perché? Certo, tutto è possibile… Sono pieno di dubbi».
Lei è andato ad accompagnare Noemi a quella festa seguendo i genitori?
«No, ma c’erano i suoi genitori».
Alla festa Noemi è andata da sola.
«’O veramente? sicura? Perché Noemi mi ha detto che c’era la madre con lei».
Quando è tornata, Noemi cosa le ha raccontato?
«Che ha visto stilisti e persone famose».
Poi che cosa è successo?
«Niente, la solita vita. Ma era un po’ cambiata, più fredda, lo ha scritto nella lettera, guardi: "...Succedono spesso litigi fra fidanzati ma l’importante è non cedere. Io e te ci amiamo tantissimo». Certo, fra fidanzati si litiga ogni tanto. Ma torniamo alle date, a dicembre. Noemi vola a Milano per il provino, fissato per il 15 dicembre da Emilio Fede che cercava una nuova meteorina.
«Sì, ero tanto fiero. Anche se temevo che se l’avessero presa, lei sarebbe dovuta andarsene via da Portici, da me».
Non ha pensato che questo provino fosse una bugia?
«E pecchè? Quando era arrivata la telefonata di Fede, gliel’aveva passato Berlusconi, io ero vicino a lei in auto. Non credo che mi diceva una bugia così, che si inventava tutto...».
Dunque, Noemi parte, fa il provino e va alla festa di Natale del Milan.
«No, ma qua’…».
Guardi che ci sono le foto, Noemi era seduta con Fedele Gonfalonieri, accanto aveva la madre Anna.
«Nunn’è ”o vere. La festa del Milan c’è stata dopo che ci siamo lasciati».
Guardi che sbaglia. La festa del Milan c’è stata il 15 dicembre 2008.
«Maronna, e pecché non me l’ha detto? E’ stata con i miei idoli, le avrei chiesto di portarmi gli autografi. Ho fatto pure la figura da fesso, ai miei amici ho detto che ci è andata dopo che ci eravamo lasciati. C’era scritto su YouTube».
Quando è tornata cosa le ha raccontato Noemi?
«Niente, che al provino non era stata presa. Però non era più lei, lo dovevo capire che era successo qualche cosa».
Lei dice che non era più lei, eppure a Natale Noemi le ha fatto il regalo e le ha scritto una letterina piena di buoni propositi per il futuro.
«Sì, è vero, ma quando mi ha detto che andava a fare il Capodanno a Villa Certosa, ospite di Berlusconi, mi sono dispiaciuto. Potevamo stare insieme, non c’era la scuola e invece lei è partita con Roberta, la sua amica del cuore».
Non vi siete più sentiti?
«No, ci siamo sentiti anche due, tre volte al giorno. Qualche volta però mi rispondeva Roberta e mi diceva che Noemi era impengata, che non mi poteva parlare. Allora mi mettevo paura che lei si scordasse di me, poi quando la sentivo allegra e felice, che stava nel bungalow con Roberta e le ”gemelline” (Marianna e Manuela Ferrera, ex meteorine, ndr) mi tranquillizzavo. E aspettavo».
E invece?
«E invece dopo una settimana che era tornata, il 10 gennaio, al telefono è finito tutto. Quante parole brutte ci siamo scambiate. Noemi mi ha detto che non la meritavo, ma il colpo di grazia me l’ha dato quando mi ha confessato di avere un altro, un certo Fabio. Mi sono sentito morire, mi sento pure ora se penso a quei momenti. Mi è caduto il mondo addosso, ho capito che la mia alicella era già di un altro, un altro più bello, più ricco, più di tutto di me».
Ha cercato di capire chi fosse questo Fabio?
«Sì l’ho chiesto alla sua amica Roberta. Mi ha detto che me la dovevo scordare a Noemi perché Fabio era uno importante, che le voleva bene e che aveva fatto tanti chilometri in automobile per venire a Portici a vederla. Mi sono fatto persino il pensiero che fosse Fabio Borriello».
Il calciatore del Lugano? Il fratello di Marco del Milan, l’ex di Belen Rodriguez?
«Sarebbe uno smacco troppo grande. Nun ce voglio manco pensa’. il tarlo che tengo: un calciatore famoso. L’ho chiesto pure a certi amici di Noemi».
E che le hanno risposto?
«Perché ti vuoi fare del male ancora?».
E dopo aver saputo di questo Fabio, che ha fatto?
«Ho riportato a Noemi le sue foto, le sue lettere. Altre foto che avevo nel cellulare le ho scancellate».
Ma allora perché si è tenuto proprio questa lettera e le foto che ha dato ai giornali?
«Per non credere di essermi sognato tutto».
Lei ha tentato di rimettersi con Noemi, magari con le brutte maniere?
«No, né con le brutte né con le belle. Ho passato due mesi d’inferno, poi un giorno per la strada a metà marzo ho incontrato, qua al Vasto, Manuela, e ho capito che potevo tornare a sognare».
Ci racconti l’incontro.
«Io stavo camminando con un amico, lei era con una mia cugina. L’ho guardata, mi ha guardato. Sono andato oltre, poi sono tornato indietro, per scambiare due parole. La sera stessa ho chiesto il numero di telefono a mia cugina, e l’ho chiamata. Ci siamo visti, è stato un colpo di filmine. Da allora stiamo sempre insieme. Sono andato a casa sua a Ponticelli, ho conosciuto la famiglia. Noi due siamo uguali, siamo ragazzi che devono faticare per vivere, lei più di me. Puliva le scale di un palazzo, io non ho voluto che lo facesse più, cerco di darle quello di cui ha bisogno per non farla pesare sul padre che è l’unico che lavora e che ha tirato su sei figli. Me la vorrei sposare appena ho la possibilità e magari anche lei trova un lavoro, magari in fabbrica come me. A me mi piacciono i bambini, ne vorrei avere tanti. Quando vado a Ponticelli mi piace giocare coi ragazzini, a lotta, a pallone soprattutto».
Le dispiace se torniamo un po’ indietro? Quando ha saputo della festa di compleanno di Noemi che cosa ha pensato?
«Che aveva realizzato i suoi sogni. Ma l’ho saputo una settimana dopo, perché mia madre mi ha detto che c’era Noemi in Tv. Non è che ho capito subito qual era il problema, ma mi sono incazzato quando ho saputo che dicevano di Domenico Cozzolino, ó fìdanzato, lo chiamavano i giornali. Prima dicevano che stavano insieme da due anni, poi da due mesi, poi che era stato al suo party e che Berlusconi l’aveva pure conosciuto. Sì, ero incazzato perché mi facevano passare da cornuto».
Perché si è sentito un cornuto?
«Perché non era vero che si conoscevano da due anni e mezzo. Io quello non l’ho mai visto e siccome passavo tutto il mio tempo con lei, non era possibile. Certo, potevano essersi messi insieme da poco, lui è il tipo che piace a Noemi, ma allora perché non stava nelle fotografie della festa di compleanno? Poi quella cosa che erano andati a Riccione, ma se i Letizia non la mandavano mai da sola...».
E se le avesse tenuto nascosto di Cozzolino?
«Alicella non mi teneva nascosto niente, almeno sino a novembre. No, non ci credo. Facciamo così, questo Domenico mi faccia vedere il regalo che le ha fatto. Io sì che un regalo ce lo volevo fare, un orologio, ero pronto a appicciare un finanziamento, aiutato da mammà e papà che non volevano farmi fare una brutta figura. Meno male che non mi sono impegnato, altrimenti i miei, ora, tenevano pure questo problema. Già per pagare la Panda fanno i salti mortali».
Lei però Luigi gli sfizi se li toglie, regali a Noemi, ora li fa a Manuela. I soldi come se li procura?
«Anche lei è come tutti gli altri? Anche lei pensa come hanno detto alcuni giornalisti che io vado a fare il cammorrista? Anche lei crede che a Napoli uno povero deve essere per forza un delinquente? Ma non ci vede attorno a questo tavolo? Io lavoro a "spaccare" le pelli, rendo sottili i pezzi per le borse, mia madre in un’altra fabbrica le borse le cuce. Mio padre lavora quando può, a cottimo, e mia sorella s’arrangia. Io ho fatto il macellaio, cerchiamo di stare dignitosi. Se tenevo soldi stavo qua? Se facevo il delinquente mi mettevo in questa situazione? Si, ho avuto guai con la giustizia, ho fatto una cazzata terribile: uno scippo di un telefonino, ma mi hanno preso subito e non è vero che ho alzato le mani sulla polizia. Se avessi fatto dopo anche solo un’altra fesseria, mi mettevano in galera e buttavano le chiavi. Lo so io cosa ho passato quando sono uscito dal tribunale: papà e mammà non mi hanno parlato per sette mesi».
La signora Letizia dice di non avere mai saputo dei suoi trascorsi e che nulla sapeva neppure Noemi.
«Anna Palumbo dice la verità, con loro non ne ho parlato. Noemi sì che lo sapeva: gliel’ho detto una sera, in automobile, spiegandole che di questa cosa mi vergognavo, ma che a lei non potevo nascondere nulla. Le ho detto della fedina penale, non le ho raccontato il perché. Ho pianto ma lei mi ha detto che era importante soltanto il presente. Che carezze e baci mi ha dato quella sera».
Luigi, lei ha come soprannome ’O boss, almeno così ha scritto Il Mattino parlando di alcuni messaggi in chat fra Noemi e le amiche.
«Ma che boss e boss, a me mi chiamano ’O Cinese, per i miei occhi a mandorla. un soprannome che mi hanno incollato da piccolo. Ora poi che ho le ciglia tatuate per via dell’alopecia sembro ancora di più un cinese. Ma ho letto che quelle cose non le ha scritte Noemi e neppure le amiche, qualcuno è entrato nel suo computer. Se devo dire la verità, se ancora conosco qualche cosa del cuore di Noemi non credo che le ha scritte lei e neppure che avesse paura che io andassi al party dei suoi 18 anni. Io a lei non ci pensavo più, c’è Manuela. Una alla mia altezza, una con cui sognare. Sempre se esco vivo da questo burdello».