Manila Alfano, Il Giornale 10/06/2009, 10 giugno 2009
Il tempo di un amen. Si scarta il pacchetto e il corpo di Cristo è lì, a portata di mano. L’ostia di questi tempi è un compromesso che arriva a domicilio
Il tempo di un amen. Si scarta il pacchetto e il corpo di Cristo è lì, a portata di mano. L’ostia di questi tempi è un compromesso che arriva a domicilio. L’idea arriva direttamente da Londra, dall’Open Episcopal Church, chiesa indipendente britannica che si dichiara cattolica, pur non riconoscendo l’autorità del Papa, e nello slogan c’è tutto il senso della trovata: «Host in the post». Ovvero l’ostia in casella. Comodità un po’ rivoluzionaria un po’ blasfema. Eucarestia fai da te: perfetta in un sistema in cui non c’è tempo. La domenica mattina poi è un impegno decisamente ingombrante. Ci sono altre mille cose la domenica, la spesa, la corsa, i dolci dal pasticciere. E invece no: con l’Open Episcopal Church basta fare l’ordine; specificare indirizzo e citofono. Orari per il ritiro. Come sui cataloghi di moda, come il kebab a casa, la pizza a domicilio. Il gelato in meno di mezz’ora. Così è l’ostia. Tutto nel tempo di un click. Senza la scocciatura di dover perdere tempo. «Comodamente a casa tua». Magari sul divano guardando la televisione. Soli. Senza il vicino di banco con la tosse, senza lo sventolio del ventaglio di quella davanti che non ti distrae. Senza neppure il prete. Il reverendo Jonathan Blake, uno dei sostenitori dell’iniziativa ne parla con troppo entusiasmo, nella sua voce i toni di una rivoluzione. «Abbiamo pensato a tutto questo per i malati e le persone molto anziane. Ma non solo». In realtà il reverendo spalanca le braccia a tutti: «Da noi vengono accolti anche i divorziati, gli omosessuali, i drogati e i ladri, persone alle quali probabilmente la Chiesa di Roma rifiuterebbe la comunione». Insomma tutti. L’importante è partecipare. Le ostie consacrate vengono spedite senza fare domande al destinatario. Non c’è limite ai clienti del reverendo, neppure l’inferno: «Anche i satanisti se volessero». Non ha paura di scandalizzare. la pubblicità, e per qualcuno è come vendersi l’anima. Il reverendo non si fa problemi. L’importante è vendere, porta a porta: «Gesù ci ha insegnato a non fare distinzioni dicono in coro. Egli si offriva a chiunque. Non fa differenza chi ci chiede le ostie consacrate. Il Corpo di Cristo è il redentore». E gratuitamente. I fedeli che vorranno beneficiare del servizio dovranno pagare solo il costo della spedizione: due sterline per ricevere una singola ostia ogni domenica, 10 sterline per il pacco con 500 ostie consacrate. Ai tradizionalisti che gridano all’eresia il reverendo risponde: «Questa iniziativa può realmente aiutare tutti coloro che hanno fede in Dio». Ma su una cosa l’Open Church non transige: le ostie che saranno spedite non supereranno lo spessore di un millimetro. Così l’integrità sarà garantita al momento della consegna. La modernizzazione della chiesa è solo una questione di tempo secondo il gruppo dell’Open Episcopal Church, quindi meglio sbrigarsi. Non perdere tempo, accaparrarsi fedeli, non importa se pigri o «poco ortodossi». Non importa se di buona volontà o disperati senza fede. Per il momento la Chiesa anglicana tace. Nessun commento, fanno sapere, solitamente non vuole interferire negli affari delle altre religioni. E lo farà anche in questo caso. Su internet invece è già nato un sito che fa la parodia dell’iniziativa. Su www.hostinthepost.co.uk si legge: «Iscrivetevi e da oggi in poi tutte le domeniche potrete restare nel letto come il resto della popolazione». La religione è come un fast food.