Vera Schiavazzi, la Repubblica 9/6/2009, 9 giugno 2009
IL MERCATO SENZA SOLDI
"Solo zona Testaccio, scambio conversazione in inglese, anche telefonica, con lavori di giardinaggio e piccola carpenteria". "Vuoi imparare lo yoga? Lo insegno gratis per tre mesi a chi potrà tenere il mio cane, un boxer femmina, nel mese di luglio". E perfino: "Monica cucina per te piatti già pronti in cambio di passaggi in auto al suo bambino, Lambrate". Un italiano su tre ha già scambiato gratis il proprio tempo, e soprattutto le proprie capacità, con qualcun altro, e uno su due vorrebbe farlo. Ma "informalmente", senza trafile né dichiarazioni ufficiali: nell´indagine, promossa proprio dall´osservatorio nazionale delle Banche del Tempo, c´è tutto il senso di un´esperienza che si diffonde a mano a mano che la crisi soffoca il mercato di tutto ciò che non è indispensabile. Come imparare a suonare la tromba o a ballare il tango, ma anche potare le rose sul terrazzo o provare il lusso di un cuoco che prepara per i propri amici prelibatezze delle quali non saremmo mai capaci. "Baratto" non è la parola giusta, e neppure le Banche del Tempo, un´invenzione che pure è stata pionieristica, bastano a contenere il fenomeno.
Era difficile che l´usanza diventasse davvero popolare, perché crea un obbligo sociale
Ricevere è più difficile che dare Convincersi ad accettare un dono non è facile
Lo scambio non potrà sostituire nessun mercato, ma affiancarlo nei momenti difficili sì
Meglio parlare di scambi, o di "reti immateriali", come ben sanno i professionisti che lo fanno da tempo immemorabile: «Chi può - spiega infatti la sociologa Chiara Saraceno, che all´uso del tempo, soprattutto tra le mura domestiche, ha dedicato studi importanti - ha sempre curato gratis gli amici, che in cambio facevano per lui la dichiarazione dei redditi o una pratica legale. E tra gli stessi ceti era anche più facile, in passato, che si diffondessero altri scambi: le ripetizioni private e la custodia dei ragazzini, e perfino il dono dei vestiti usati, poi ribattezzato swap party. Ma, fino ad oggi, era difficile che l´usanza diventasse davvero popolare, perché crea un´obbligazione sociale e può avvenire solo tra chi sa, vuole e può ricambiare».
Ma la crisi, e i tagli ai bilanci familiari, che hanno cancellato tutto il "superfluo", dalla palestra alla discoteca, dalla trattoria alle ripetizioni di matematica per il figlio poco studioso, hanno cambiato le carte in tavola. E stimolato la creatività, ma anche la fuga dal denaro, di molti insospettabili, a cominciare dalle madri (e dai padri) che hanno i figli a scuola insieme: non a caso la più innovativa e informale tra le banche del tempo debutterà al liceo di Bormio nel prossimo mese di settembre, sotto forma di "banca scolastica", la prima in Italia. «Il primo passo - spiega Daniela Calisi, professionista della comunicazione sociale che con altri amici e colleghi torinesi ha dato vita da cinque anni a "Manamanà", associazione che promuove un po´ in tutto il Piemonte giornate "senza moneta" per sviluppare l´attitudine allo scambio dei propri saperi - è quello di smettere di cercare di attribuire un valore monetario a ciò che si vuole cedere, o ottenere. Per questo non ci piace la parola "baratto": si barattano due oggetti che avremmo potuto vendere a un prezzo simile. Invece, per me, un´ora di musica può avere più valore di tre ore di pulizia, anche se il mercato non la pensa così». Paradossalmente, ricevere è più difficile che dare: «La nostra prima azione nei quartieri e nei mercati rionali dove proponiamo lo scambio è proprio questa - racconta Calisi - Convincere le persone a accettare un dono e a ricambiarlo senza preoccuparsi della ”bella figura´ che faranno». L´obiettivo è quello di stimolare pratiche che trasformino la crisi in nuovi comportamenti, un po´ come sta avvenendo per i gruppi d´acquisto, o per la nuova frugalità nei consumi. Mark Anspach è un antropologo californiano, ma italiano (e bolognese) d´adozione. Al libero scambio, al dono e alla reciprocità - la parola chiave dei nuovi fenomeni sociali che tentano di spodestare il denaro dal suo primato, almeno nella vita quotidiana - ha dedicato il suo libro più rilevante, "A buon rendere", per Bollati Boringhieri. «Il fenomeno dello scambio libero, soprattutto di quello tra beni che è difficile misurare e che deve basarsi sulle relazioni personali, è la prova dell´incapacità dell´economia monetaria di risolvere da sola i suoi problemi - commenta ora - Nei momenti "normali", il mercato può produrre circoli virtuosi anche tra persone che non si incontreranno mai, come l´insegnante di inglese che decide di lavorare due ore in più per potersi pagare, oltre al cibo e all´affitto, anche altrettante ore di lezioni di danza, che gli verranno impartite da un maestro che a sua volta studia una lingua straniera da qualcun altro. Ma quando arriva la crisi la reciprocità diventa negativa: io non compro da te quello che vorrei e che tu potresti darmi perché ho troppa paura di restare senza denaro e di non poter più pagare le cose essenziali». Ecco allora che lo scambio può salvare anche l´autostima: «Meglio dare lezioni di inglese gratuite, magari in cambio di ospitalità, che restare disoccupati per mancanza di clienti», chiarisce Anspach. Ma Chiara Saraceno avverte: «Da un lato occorre tempo prima che certi comportamenti si affermino, dall´altro lato chi svolge una professione non può farlo gratuitamente oltre una certa misura. Lo scambio, dunque, non potrà sostituire completamente nessun mercato, ma affiancarlo in momenti economici e sociali particolari, affermandosi anche tra i ceti che fino ad oggi non erano coinvolti da questa abitudine».
In Francia, le Reti di scambio locale sono una realtà che ha sostituito, almeno in parte, le banche del tempo, e che a sua volta ha dato vita a una nuova creatura, i Rers (reti di scambio reciproco dei saperi). Il più trendy? Quello parigino nato nel XVIII, un quartiere popolare in piena metamorfosi: si chiama "Le Patchwork des Savoirs" e mescola tra le sue parole chiave le ricette di cucina, le lezioni di linguaggio dei gesti, roller e computer, la musica e la consulenza fiscale, i giochi per bambini e il giardinaggio. Tutti quei beni che non si possono pagare un tanto al chilo, insomma, e per il costo dei quali - quando eravamo più ricchi e più inconsapevoli - ci siamo così spesso lamentati. E il futuro premierà le reti più "leggere", fatte di rapporti di vicinato e di conoscenza personale, un altro fenomeno tipico dei periodi di recessione economica: in Gran Bretagna nascono le "Neighbourhood time bank", banche del tempo limitate al proprio quartiere, che regolano senza troppi vincoli, incentivandolo, ciò che era sempre avvenuto, comprese le cene di classe dove ognuno porta un piatto e nessuno sborsa denaro. I partecipanti sono già più di 8.000, ma intanto si sa che gli "scambi invisibili" sono molto più numerosi. I primi della lista? Gli studenti, come quelli delle scuole di Cervia che insegnano gratis come si porta una barca a vela, o l´Accademia di Estetica di Torino che regala massaggi e trattamenti relax alle signore che non possono o non vogliono più pagarli a caro prezzo. «Se provassimo a farci pagare - spiega Claudia, 18 anni e due di studi alle spalle - in questo momento nessuno verrebbe. Meglio farci conoscere, domani le stesse signore saranno delle vere clienti».