Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 09 Martedì calendario

LUNEDI’ NERO PER COLANINNO IATA E LEGA GELANO ALITALIA


Lunedì nero per Alitalia. Da una parte i risultati elettorali, che premiano la Lega e non promettono nulla di buono sulla questione Malpensa. Dall’altra i dati catastrofici diffusi dalla Iata, che dipingono un quadro ben peggiore di quello su cui Colaninno e soci hanno costruito il piano industriale. Su quest’ultimo fronte i guai sembrano grossi. Basti pensare che a dicembre del 2008 l’associazione che riunisce 230 compagnie aeree (pari al 93% del traffico internazionale) stimava per il 2009 un calo dei passeggeri del 2,7%, con perdite complessive per il settore di 2,5 miliardi di dollari. E’ su queste basi che gli uomini di Colannino e Sabelli hanno calcolato investimenti e sostenibilità del piano per la nuova Alitalia. «La situazione non poteva essere più difficile», diceva allora l’ad di Iata, Giovanni Bisignani, riferendosi al decollo della compagnia di bandiera, «per iniziare qualcosa ci vuole molto coraggio».

Ora la musica cambia. E non di poco. Il traffico passeggeri è previsto in calo dell’8% (dato che sale al 17% per le emrci), le perdite complessive del settore a 9 miliardi (che sommate ai 10,4 del 2008 arrivano a quasi 20 miliardi). «Non esistono precedenti recenti che possano essere paragonati alla crisi economica attuale», ha spiegato ieri da Kuala Lumpur Bisignani, «Il terreno è slittato. La nostra industria è stata scossa. Questa è la situazione più difficile che l’industria sia mai stata chiamata ad affrontare». In effetti i dati sono addirittura peggiore di quelli relativi al 2001, quando l’undici settembre provocò una flessione del fatturato del 7%. Ora siamo di fronte ad un calo del 15%, il che significa meno ricavi per 80 miliardi di dollari.

L’unica nota positiva arriva dai costi del carburante. La voce è prevista in diminuzione di 59 miliardi di dollari. In realtà, tutto è appeso all’andamento del greggio. E il rischio al quale abbiamo assistito nelle ultime settimane, ha ammesso l’ad di Iata, «è che anche il minimo bagliore di speranza di ripresa economica serva a fare aumentare nuovamente i prezzi. Così possiamo trovarci di fronte ad un aumento prima di renderci conto di qualsiasi miglioramento delle entrate». Insomma, sul carburante è difficile fare previsioni.

Più semplice è invece immaginare quello che succederà su Malpensa. Quel 10,2% incassato dal Carroccio alle europee e gli ottimi risultati conseguiti anche alle amministrative ridarà vigore alle richieste del Nord sullo scalo milanese. A partire da quella relativa alla liberalizzazione degli slot per dare la possibilità ad altre compagnie di investire seriamente sull’aeroporto. A riaprire senza giri di parole la questione è stato ieri Marco Reguzzoni. « stata fatta da parte della sinistra una campagna contro la Lega a proposito di Malpensa», ha detto il vicesegretario della Lega Lombarda, «ma la gente ha capito che la Lega ha agito con coerenza, compreso bene come stanno le cose. Infatti proprio nell’area di Malpensa siamo cresciuti moltissimo. un risultato che aiuta il futuro dello scalo milanese».

«Contro il mercato non si può andare», aveva detto qualche giorno fa il viceministro delle Infrastrutture, Roberto Castelli, «e il mercato ci dice che la maggior parte del traffico intercontinentale sta in Padania. I tentativi dirigistici di governare il flusso dei passeggeri sono inevitabilmente destinati a fallire». Palazzo Chigi è avvertito. L’Alitalia pure.