Stefano Carrer, ཿIl Sole-24 Ore 9/6/2009;, 9 giugno 2009
LA CRISI RIVOLUZIONA LA JAPAN INC.
Davanti a Kobe, su un’isola artificiale strappata al mare, è in avanzata fase di costruzione un edificio destinato a ospitare un simbolo dell’eccellenza tecnologica giapponese: il supercomputer più avanzato del mondo. Dovrebbe entrare in funzione nel 2011 e diventare il fiore all’occhiello dell’ente pubblico di ricerca Riken, coordinatore di un progetto che il governo giapponese, nel promuovere tecnologie in partnership con il settore privato, ha inserito tra quelli di importanza strategica. Il mese scorso la sorpresa: i colossi Nec e Hitachi hanno annunciato il loro ritiro dalla fase manifatturiera del piano, perché non intendono più sostenerne i costi di iniziative a lungo termine senza ritorni finanziari in tempi ragionevoli.
Una decisione-shock che pone il ”supercomputer globale” in un limbo ed evidenzia quanto in Giappone stia diventando ampio il divario tra aspirazioni pubbliche di grandeur e ridimensionamento degli impegni e delle prospettive di aziende private finite nella bufera a causa della recessione mondiale. Tokyo spera in un maggiore coinvolgimento di un altro partner privato, Fujitsu, che proprio in coincidenza con la crisi del progetto supercomputer, ha annunciato di aver realizzato un nuovo " Cpu" per supercomputer, più veloce di ogni altro esistente.
Primo posto conservato
Un esempio delle risorse di un paese che si è confermato al primo posto nella classifica mondiale dei centri di innovazione, secondo l’ultimo rapporto dell’Economist intelligence unit (Eiu): uno studio che, oltre a segnalare i progressi della Cina, passata dal 59esimo al 54esimo posto, sottolinea come l’attuale crisi economica porterà a un sensibile rallentamento del passo dell’innovazione in molti paesi.
«Il Giappone può continuare a contare sulla sua incredibile base di forza nella proprietà intellettuale: resta il paese Ocse con la maggior percentuale di investimento in ricerca e sviluppo, al 3,5% del Pil» osserva l’eterno ottimista Jesper Koll, della Tantallon Research. Il possibile stallo del piano per il supercomputer general purpose sembra indicare la strada di una maggiore focalizzazione delle (minori) risorse disponibili.
Lo stesso premier Taro Aso ha indicato una assoluta priorità: «Il Giappone deve cercare di mantenere e anzi rafforzare la sua leadership nelle tecnologie ambientali e di risparmio energetico». Settori, questi ultimi, che vengono individuati come i più promettenti motori di crescita per il business di molte aziende giapponesi, e che l’esecutivo ha deciso di incentivare in vario modo.
Epicentro delle trasformazioni
Una strada forse decisiva in questa che, secondo gli analisti, non è una mera fase ciclica di bassa marea, ma un momento di grandi cambiamenti nell’intero settore tecnologico, dai chip all’elettronica di consumo, da cui usciranno vincitori e vinti: una congiuntura più difficile di quella seguita allo scoppio della bolla tecnologica di inizio millennio, che penalizzò soprattutto i gestori e i produttori di apparati per telecomunicazioni.
Sarà un mercato diverso quello che emergerà dall’intreccio di riassetti, fallimenti, alleanze trasversali e aggregazioni, nel quadro di una netta contrazione degli scenari di crescita che rischia anche di limitare le risorse per l’innovazione. Lo scossone nell’It è a tutto campo geografico-settoriale, come dimostrato da fusioni strategiche (Oracle-Sun Microsystems) e clamorose bancarotte (Qimonda). Ma l’epicentro delle trasformazioni in atto appare proprio l’industria giapponese, i cui 9 principali gruppi hanno appena annunciato perdite complessive annuali per 2.220 miliardi di yen (circa 24 miliardi di dollari) e per lo più prevedono di restare in rosso nel 2009.
Tutti hanno varato drastiche riustrutturazioni. Generalizzata è una riduzione di circa un quarto degli investimenti di capitale per quest’anno, compreso un taglio di quasi il 10% alla R&S. «Il mondo sta vivendo un cambiamento sismico – afferma il nuovo numero uno di Konica Minolta, Masatoshi Matsuzaki ”. imperativo portare le spese di capitale sotto i costi di ammortamento. Ridurremo anche le spese per R&S, ma non allo stesso modo: dobbiamo cercare di sviluppare nuovi business nelle aree ambiente, energia, salute e sicurezza».
La caduta degli dei
Una scelta strategica nella medesima direzione è stata fatta da Panasonic. Hitachi ha accusato la maggior perdita nella storia di ogni azienda industriale giapponese (787,3 miliardi di yen) e prevede di restare in profondo rosso quest’anno per 270 miliardi di yen: «L’economia giapponese e mondiale sono a una svolta: il contesto (negativo) di business senza precedenti continuerà. Prometto decisioni rapide e incisive» ha dichiarato il nuovo Ceo Takashi Kawamura, che ha deciso lo spin-off delle divisioni componentistica auto ed elettronica di consumo, e una maggiore enfasi sull’energia nucleare, tra l’altro considerata "pulita".
La Sony ha fatto notizia per il primo rosso della sua storia causato in bilancio dalla divisione elettronica. Il dato più preoccupante arriva dalla Display research: Sony ha perso nel primo trimestre il secondo posto nel mercato mondiale degli schermi tv, superata dalla Lg (13,3% contro 13,1%) oltre che dalla leader Samsung (22%), mentre nei telefonini le due società coreane sono state le uniche ad aumentare volumi e quote di mercato (Sony Ericsson è stata superata persino dalla Motorola).
Un trend che rischia di diventare un incubo per le aziende giapponesi, che soffrono il superyen proprio mentre le concorrenti coreane sono avvantaggiate dalla debolezza del won. « a partire dagli anni 90 che le società giapponesi hanno cominciato a perdere competitività in quasi tutti i settori It – afferma Risaburo Nezu, senior managing director del Fujitsu Research Institute ”. Colpa delle debolezze su prezzi e servizi, e di un eccessivo focus sul mercato domestico».
Il maggior pericolo per il sistema- paese starebbe, a parere di Nezu, nel possibile emergere nel settore auto dello stesso tipo di trend, portato da tecnologie "distruttive": «Basterebbe un miglioramento nella capacità delle batterie: vetture elettriche a basso prezzo potrebbero invadere all’improvviso i mercati mondiali, allo stesso modo con cui i pc portatili hanno preso il posto dei mainframe e i circuiti di comunicazione per centraline telefoniche hanno spianato la strada a internet».