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 2009  giugno 08 Lunedì calendario

I CARRELLO DELLA SPESA DI LUXOTTICA PASTA,OLIO E CAFFE’ AI DIPENDENTI


L’accordo per un welfare aziendale: 110 euro in beni alimentari

AGORDO (Belluno) – I primi carrelli della spesa gratuiti per quasi 8 mila di­pendenti Luxottica saranno ritirati nei prossimi giorni nei punti vendita della Coop Trentino. Pasta, olio, caffè, parmi­giano ed altri prodotti alimentari tutti di marca (il sindacato ha chiesto e ottenuto che ci fosse anche la Nutella) per un valore di 110 euro. so­lo l’inizio. In autunno l’azienda fornirà gratis ai fi­gli dei suoi impiegati ed operai i libri di scuola. E poi borse di studio, asili ni­do, corsi di lingue e persi­no servizi di medicina spe­cialistica. Si potrà andare dal dentista, dal ginecolo­go e dal pediatra con un voucher dell’azienda. E Lu­xottica si propone anche di «promuovere la mobilità sociale dei figli dei dipen­denti ».

Questa storia che a pri­ma vista potrebbe avere dell’incredibile è iniziata due anni fa. C’era preoccupa­zione tra gli imprenditori sulla perdita di potere d’acquisto dei dipendenti e al­cuni decisero di elargire unilateralmen­te ad impiegati ed operai gratifiche una tantum. Anche Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, legatissimo ai desti­ni di Agordo e dintorni, pensò che biso­gnasse fare qualcosa per allontanare la sindrome della quarta settimana e fu tentato anche lui dall’ipotesi dell’una tantum. I responsabili delle risorse uma­ne e relazioni industriali, Nicola Pelà e Piergiorgio Angeli, lo convinsero che la via da percorrere era un’altra, meno pa­ternalista e più moderna. Costruire di comune accordo con il sindacato un welfare aziendale e legarlo a precisi obiettivi di incremento della qualità in fabbrica. Nacque così un esperimento che sta parten­do in questi giorni e che è sicuramente destinato ad animare la discussione ol­tre che a far scuola.

Pelà, manager di scuola olivettiana, ci vede una con­tinuità con la cultura so­cio- comunitaria di Adria­no, i dirigenti sindacali del­la Cgil come Giuseppe Col­ferai parlano di qualcosa che ricorda le società di mutuo soccorso di fine Ot­tocento, il segretario della Uil Paolo Dalan lo conside­ra un antipasto della coge­stione. Modelli a parte, nel distretto bellunese degli oc­chiali tra impresa e sindacati si parla or­mai una lingua comune, siamo anni lu­ce davanti alla realtà nazionale. Se non si è arrivati a quella «complicità» che il ministro Maurizio Sacconi auspica e che fa rabbrividire i cigiellini di Roma, si è creato comunque un clima di pro­fonda collaborazione e l’ultimo sciope­ro risale al 2006. Agli occhi dei sindacali­sti veneti – a qualsiasi sigla apparten­gano – Del Vecchio ha innanzitutto un grande pregio: aver delocalizzato il mi­nimo possibile (due fabbriche in Cina) ed aver anche di recente deciso di realiz­zare il centro unico per la logistica di gruppo a Serico, nel Bellunese. Non in America come avrebbe potuto.

Ma come funziona il programma wel­fare targato Luxottica? L’obiettivo è in­tegrare il salario con una serie di benefit non monetari. Se il gruppo mettesse in busta paga 100 euro in più, ai suoi di­pendenti ne arriverebbero solo 50 per effetto del maledetto cuneo fiscale. Se invece regala loro un carrello della spe­sa da 110 euro le tute blu ne risparmia­no altrettanti ma all’azienda l’operazio­ne costa molto meno, perché usando il suo potere contrattuale riesce ad ottene­re un maxi-sconto dai fornitori. In più visto che la spesa si fa alla Coop Trenti­no e non da Auchan o Carrefour contri­buisce a tener su l’economia del territo­rio.

Si obietterà, ma non è che questo nuovo welfare è costruito sull’italianis­sima elusione fiscale? No, rispondono in Luxottica e tirano fuori l’articolo 51 del Testo unico delle imposte sui reddi­ti che prevede l’esenzione dalla tassazio­ne per beni e servizi fino a 258 euro.

« tutto regolare – spiega Pelà ”. I nostri benefit diventano la terza gamba della retribuzione, una gamba comple­mentare allo stipendio e ai sistemi di in­centivazione monetaria tradizionali co­me quelli previsti per gli straordinari». Anche i benefit nel campo dell’istruzio­ne e della sanità «non sono alternativi al welfare pubblico, noi ci limitiamo a trasferire potere d’acquisto in quelle aree in cui lo Stato non offre un servizio soddisfacente». E proprio il carattere ag­giuntivo dei benefit ha tranquillizzato i sindacati, in particolare la Cgil che ini­zialmente aveva temuto uno scardina­mento della contrattazione. E ha entu­siasmato i cislini che, come conferma il dirigente locale Rudi Roffarè, ne hanno discusso anche nel loro congresso na­zionale.

In realtà i manager Luxottica non hanno nessuna intenzione di azzerare il sindacato. Anzi. Lo considerano uno stakeholder così come il fondo america­no Harris Associates che pure detiene circa il 2% delle azioni del gruppo o le comunità dell’Agordino che ospitano i loro stabilimenti. «Può sembrare un os­simoro, ma noi ci consideriamo una multinazionale di territorio», sottolinea Angeli, direttore delle relazioni indu­striali. I numeri stanno a dimostrarlo: Del Vecchio fa il 65% del fatturato negli States ma il 65% della produzione è realizzato in Italia. Quest’anno cau­sa recessione e calo delle vendite americane ha dovuto fare per la pri­ma volta quattro giorni di cassa inte­grazione ma nessuno gliene ha fatto una colpa. La crisi c’è per tutti. Nel Bel­lunese – considerato la Torino del Nor­dest per la prevalenza della grande im­presa rispetto alla piccola – per la pri­ma volta il tasso di disoccupazione è ar­rivato a quota 6% e il principale concor­rente di Del Vecchio, la Safilo, ha molla­to la presa ed è alla disperata ricerca di un compratore.

Nelle fabbriche Luxottica la paga me­dia è di 1.200 euro nette al mese, la sin­dacalizzazione non è elevatissima (si ferma attorno al 20%), la Cgil è più forte delle altre confederazioni ma c’è tra gli operai, specie quelli più anziani, un sen­so di appartenenza molto forte. Per tut­ti Del Vecchio è sempre «il nonno» e molti quando tornano la sera a casa in pullman indossano ancora il camice con la scritta Luxottica.

Nel bilancio 2009 del gruppo il pro­gramma welfare sarà spesato per 2,7 mi­lioni che andranno sotto la voce costo del personale, ma avverte Angeli «non è qualcosa che concediamo graziosa­mente, proprio per evitare qualsiasi at­teggiamento paternalistico vecchio stampo il welfare è parte di uno scam­bio ». Chi produce occhiali in Italia o al­trove ha un disperato bisogno di quali­tà perché in questa particolarissima in­dustria, in cui gli italiani sono leader mondiali, l’automazione non può anda­re oltre il 15% del ciclo produttivo. C’è quindi bisogno di tanta manodopera, molto flessibile per adattarsi all’estre­ma varietà dei modelli in produzione e con capacità che rasentano quelle di un artigiano. Il protocollo sul welfare che porta le firme di Cgil, Cisl e Uil recita che «le risorse economiche da destina­re a finanziare gli interventi, pur auspi­cabilmente costanti nel tempo saranno collegate anche a indicatori di perfor­mance aziendale», che dovranno essere individuati di comune accordo perché tutto il programma fa comunque capo a un comitato di governance rigidamente paritetico tra azienda e sindacati.

A sentire i manager Luxottica i 2,7 mi­lioni investiti saranno ripagati dalla ri­duzione degli accantonamenti di bilan­cio per gli scarti e dal miglioramento della qualità degli occhiali che escono da Agordo e dalle altre fabbriche. Se tut­to andrà così lo scambio si rivelerà vir­tuoso, il programma di welfare sarà re­plicato, il sindacato avrà trovato nuovi spazi di legittimazione e, soprattutto, il confronto con la produttività delle fab­briche «sorelle» dislocate in Cina appa­rirà meno squilibrato.