Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 08 Lunedì calendario

RAME, FERRO, ZINCO. LA NUOVA BOLLA?


Arriva da Chicago

Le manovre delle banche d’affari (come Goldman Sachs) e degli Etf, i nuovi fondi specializzati in materie prime

Dal petrolio al rame, dal grano allo zucche­ro, dall’oro al legno. I prezzi delle materie prime sono schizzati di nuovo all’insù negli ultimi mesi, do­po il crollo della seconda metà dell’anno scorso. Da gennaio a oggi la quotazione del greg­gio è salita del 51%, quella del rame del 57%, mentre lo zinco ha messo a segno un rialzo del 36,8%. Solo per citare il caso di tre materie prime «trasversa­li », utilizzate nei comparti fon­damentali dell’economia mon­diale dall’industria dell’auto al­le costruzioni.

Ma che cosa alimenta la nuova bolla finanziaria? La speculazione oppure la do­manda di consumatori e pro­duttori, soprattutto dei Paesi emergenti? O ancora la paura dell’inflazione e della svaluta­zione del dollaro, la valuta mondiale in cui sono quotate le commodit y? Tutte queste componenti sono al lavoro sui mercati e nessuno sa quale sia la prevalente. In ogni caso tra esperti e operatori cresce l’al­larme che si stia ripetendo il copione della speculazione im­mobiliare del 2007, dal quale è partita la Grande crisi, oppure c’è chi rimanda alla bolla tec­nologica di fine Anni ”90.

Sul mercato si stanno affac­ciando anche nuovi protagoni­sti. Dalla Cina che accumula petrolio e oro (vedere altro articolo in questa pagina) alle ban­che d’affari che controllano le Borse delle commodity ; dallo smart money (denaro intelli­gente) degli hedge fund al dumb money (denaro stupido) dei nuovi fondi indicizzati, sempre più popolari anche fra gli ex Bot-people.

Le mani sul mercato
Se un anno fa il rincaro del­le materie prime era cavalcato dagli hedge fund – i fondi libe­ri di usare tutti gli strumenti fi­nanziari più sofisticati, come future e option , per scommette­re sia sul rialzo sia sul ribasso dei prezzi ”, oggi al loro posto dominano gli Exchange traded fund . Gli Etf sono fondi comu­ni disegnati per copiare un in­dice di Borsa, comprati e ven­duti come azioni, disponibili per investimenti di poche deci­ne di euro, ma usati anche da fondi pensione multi-miliarda­ri.

Negli ultimi due anni è esplosa l’offerta degli Etf spe­cializzati sulle materie prime: sono arrivati a gestire un patri­monio complessivo di almeno 73 miliardi di dollari, secondo stime di Barclays, e la loro cor­sa non accenna a frenare. Uno di loro, l’Uso, United States Oil Fund , è diventato l’investitore più influente sui future petroli­feri trattati al Nymex, la Borsa merci newyorkese da poco fu­sa con quella di Chicago nel nuovo Cme Group. L’ha crea­to – insieme a un’intera fami­glia di Etf specializzata sul­l’energia – Nicholas Gerber, già gestore del fondo aziona­rio Ameristock dalla sua ca­sa- ufficio a Moraga, Califor­nia: un originale personaggio che si autodefinisce «pensato­re indipendente» e come tale si è candidato (senza succes­so) alle ultime elezioni politi­che per la Camera a Washin­gton, ma lontano anni luce dal­l’aria di mistero e fascino asso­ciata ai più noti manager degli hedge fund .

Ma sono i prodotti come il suo – trasparenti, a basso co­sto e apparentemente sempli­ci – ad attirare oggi la liquidi­tà record che gli investitori hanno accumulato e che si sta riversando sul mercato, facen­do salire i prezzi delle materie prime sottostanti gli Etf.

Denaro stupido

 dumb money – secondo il trader del Nymex Stephen Schork, esperto di energia – perché non investe sul petro­lio ragionando sul livello delle scorte, oggi ancora alto, o sulla domanda mondiale, oggi anco­ra debole, ma vuole solo diver­sificare il portafoglio fra azioni e beni «rifugio» contro il ri­schio di inflazione. Funziona così per esempio il più grande fondo pensione americano, il californiano Calpers, che dal 2007 ha deciso di impiegare in commodity fino al 3% del suo patrimonio (allora di 260 mi­liardi di dollari, sceso ora a 180), usando appunto gli Etf.

Nel campo delle materie pri­me agricole invece c’è davvero una carenza di offerta, secon­do Jim Rogers, figura leggenda­ria nel mondo dello smart mo­ney per aver creato il Quan­tum fund insieme a George So­ros, e ora così convinto che il futuro sia in Asia da essersi tra­sferito con la famiglia a Singa­pore. Rogers ora compra solo commodity e, intervistato dal giornale indiano The Econo­mic Times , avverte: «Il mondo sta cambiando, il potere si sta spostando dalla comunità fi­nanziaria ai produttori di beni reali. Fra dieci anni potranno essere i contadini a guidare le Lamborghini e i broker di Bor­sa a guidare i trattori».

Le scommesse sul barile
La previsione che anche il petrolio sarà scarso l’anno prossimo, grazie alla ripresa dell’economia globale, giustifi­ca il rialzo delle sue quotazio­ni secondo Goldman Sachs, la banca di Wall Street più attiva nel trading di derivati sulle ma­terie prime, per i clienti e per conto proprio. La sua divisio­ne Fixed Income, Currency and Commodities (Ficc) è una macchina di profitti (nell’ulti­mo trimestre ha realizzato il 70% del fatturato netto di Gold­man Sachs) e una palestra per i massimi dirigenti (lì ha inizia­to la sua carriera il ceo Lloyd Craig Blankfein). La settimana scorsa gli analisti di Goldman hanno detto che il prezzo del petrolio aumenterà fino a 85 dollari al barile entro quest’an­no e volerà verso i 95 entro il 2010: se i trader seguono que­ste previsioni, c’è da aspettarsi un’ulteriore impennata delle scommesse sull’oro nero.