Maria Teresa Cometto, Corriere economia 8/6/2009, 8 giugno 2009
RAME, FERRO, ZINCO. LA NUOVA BOLLA?
Arriva da Chicago
Le manovre delle banche d’affari (come Goldman Sachs) e degli Etf, i nuovi fondi specializzati in materie prime
Dal petrolio al rame, dal grano allo zucchero, dall’oro al legno. I prezzi delle materie prime sono schizzati di nuovo all’insù negli ultimi mesi, dopo il crollo della seconda metà dell’anno scorso. Da gennaio a oggi la quotazione del greggio è salita del 51%, quella del rame del 57%, mentre lo zinco ha messo a segno un rialzo del 36,8%. Solo per citare il caso di tre materie prime «trasversali », utilizzate nei comparti fondamentali dell’economia mondiale dall’industria dell’auto alle costruzioni.
Ma che cosa alimenta la nuova bolla finanziaria? La speculazione oppure la domanda di consumatori e produttori, soprattutto dei Paesi emergenti? O ancora la paura dell’inflazione e della svalutazione del dollaro, la valuta mondiale in cui sono quotate le commodit y? Tutte queste componenti sono al lavoro sui mercati e nessuno sa quale sia la prevalente. In ogni caso tra esperti e operatori cresce l’allarme che si stia ripetendo il copione della speculazione immobiliare del 2007, dal quale è partita la Grande crisi, oppure c’è chi rimanda alla bolla tecnologica di fine Anni ”90.
Sul mercato si stanno affacciando anche nuovi protagonisti. Dalla Cina che accumula petrolio e oro (vedere altro articolo in questa pagina) alle banche d’affari che controllano le Borse delle commodity ; dallo smart money (denaro intelligente) degli hedge fund al dumb money (denaro stupido) dei nuovi fondi indicizzati, sempre più popolari anche fra gli ex Bot-people.
Le mani sul mercato
Se un anno fa il rincaro delle materie prime era cavalcato dagli hedge fund – i fondi liberi di usare tutti gli strumenti finanziari più sofisticati, come future e option , per scommettere sia sul rialzo sia sul ribasso dei prezzi ”, oggi al loro posto dominano gli Exchange traded fund . Gli Etf sono fondi comuni disegnati per copiare un indice di Borsa, comprati e venduti come azioni, disponibili per investimenti di poche decine di euro, ma usati anche da fondi pensione multi-miliardari.
Negli ultimi due anni è esplosa l’offerta degli Etf specializzati sulle materie prime: sono arrivati a gestire un patrimonio complessivo di almeno 73 miliardi di dollari, secondo stime di Barclays, e la loro corsa non accenna a frenare. Uno di loro, l’Uso, United States Oil Fund , è diventato l’investitore più influente sui future petroliferi trattati al Nymex, la Borsa merci newyorkese da poco fusa con quella di Chicago nel nuovo Cme Group. L’ha creato – insieme a un’intera famiglia di Etf specializzata sull’energia – Nicholas Gerber, già gestore del fondo azionario Ameristock dalla sua casa- ufficio a Moraga, California: un originale personaggio che si autodefinisce «pensatore indipendente» e come tale si è candidato (senza successo) alle ultime elezioni politiche per la Camera a Washington, ma lontano anni luce dall’aria di mistero e fascino associata ai più noti manager degli hedge fund .
Ma sono i prodotti come il suo – trasparenti, a basso costo e apparentemente semplici – ad attirare oggi la liquidità record che gli investitori hanno accumulato e che si sta riversando sul mercato, facendo salire i prezzi delle materie prime sottostanti gli Etf.
Denaro stupido
dumb money – secondo il trader del Nymex Stephen Schork, esperto di energia – perché non investe sul petrolio ragionando sul livello delle scorte, oggi ancora alto, o sulla domanda mondiale, oggi ancora debole, ma vuole solo diversificare il portafoglio fra azioni e beni «rifugio» contro il rischio di inflazione. Funziona così per esempio il più grande fondo pensione americano, il californiano Calpers, che dal 2007 ha deciso di impiegare in commodity fino al 3% del suo patrimonio (allora di 260 miliardi di dollari, sceso ora a 180), usando appunto gli Etf.
Nel campo delle materie prime agricole invece c’è davvero una carenza di offerta, secondo Jim Rogers, figura leggendaria nel mondo dello smart money per aver creato il Quantum fund insieme a George Soros, e ora così convinto che il futuro sia in Asia da essersi trasferito con la famiglia a Singapore. Rogers ora compra solo commodity e, intervistato dal giornale indiano The Economic Times , avverte: «Il mondo sta cambiando, il potere si sta spostando dalla comunità finanziaria ai produttori di beni reali. Fra dieci anni potranno essere i contadini a guidare le Lamborghini e i broker di Borsa a guidare i trattori».
Le scommesse sul barile
La previsione che anche il petrolio sarà scarso l’anno prossimo, grazie alla ripresa dell’economia globale, giustifica il rialzo delle sue quotazioni secondo Goldman Sachs, la banca di Wall Street più attiva nel trading di derivati sulle materie prime, per i clienti e per conto proprio. La sua divisione Fixed Income, Currency and Commodities (Ficc) è una macchina di profitti (nell’ultimo trimestre ha realizzato il 70% del fatturato netto di Goldman Sachs) e una palestra per i massimi dirigenti (lì ha iniziato la sua carriera il ceo Lloyd Craig Blankfein). La settimana scorsa gli analisti di Goldman hanno detto che il prezzo del petrolio aumenterà fino a 85 dollari al barile entro quest’anno e volerà verso i 95 entro il 2010: se i trader seguono queste previsioni, c’è da aspettarsi un’ulteriore impennata delle scommesse sull’oro nero.