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 2009  maggio 26 Martedì calendario

Il declino di General Motors rischia di far perdere il posto a migliaia di operai e di manager, ma farà lavorare parecchi avvocati

Il declino di General Motors rischia di far perdere il posto a migliaia di operai e di manager, ma farà lavorare parecchi avvocati. Non è ancora chiaro quanti saranno i legali al lavoro sul caso della bancarotta di Gm ma, tra gli avvocati, si scherza dicendo che potrebbero non esserci abbastanza legali esperti per gestire questa pratica. In parte perché molti dei migliori avvocati sono già al lavoro sul fallimento di Chrysler, mentre altri sono stati reclutati dal governo. Ma non saranno solo gli avvocati ad essere impegnati nella gestione del caso Gm, che probabilmente sarà il più grande e il più seguito della storia legale. Per la sua dimensione e per i suoi effetti questa bancarotta sarà la più complicata mai attraversata da un’azienda americana – più complessa di quelle di Chrysler e Lehman Brothers, due altri casi notevoli di fallimento che il sistema vive in queste settimane. L’inizio della procedura di bancarotta di Gm, che dovrebbe essere avviata il 1° giugno come parte della ristrutturazione organizzata dal governo federale, genererà tanta attività economica – prenotazione di hotel, cene al ristorante, affitti di uffici – che Detroit si augura di riuscire a tenere il dibattimento al tribunale fallimentare locale.  improbabile, però, perché di solito i casi di bancarotta si discutono a New York o nel Delaware, dove sono basate molte imprese e dove i giudici fallimentari hanno più esperienza nel gestire casi complessi. Per gli studi legali i grandi fallimenti possono essere molto redditizi. Weil, Gotshal & Manges, la casa newyorchese che cura il caso Lehman, di recente ha incassato dal tribunale 55 milioni di dollari per i primi tre mesi di lavoro. Weil Gotshal sarà anche uno degli studi legali che cureranno l’affare Gm, assicurandosi così altre decine di milioni di dollari. Non sarà il solo studio a lavorare su questo caso. Centinaia di avvocati da tutte le maggiori case legali hanno già passato mesi a preparare la mole di documenti che sarà richiesta per il fallimento di Gm, che ha sfiorato i 150 miliardi di dollari di fatturato lo scorso anno, facendone un caso più grosso di quello di Enron. Gm, il Tesoro, la United Automobile Workers, i fornitori, i concessionari: tutti avranno i loro avvocati, che affolleranno il tribunale fallimentare di New York, dove probabilmente si terrà il processo. Ancora non è stato deciso chi sarà il giudice, nel frattempo i funzionari del tribunale stanno lavorando al progetto di un server separato dedicato alla questione Gm, che sarà una faccenda più grande di quella di Chrysler, quella che al suo avvio, in aprile, era stata definita una ”megacaso”. Gm avrà bisogno di una cifra compresa tra i 40 e i 70 miliardi di finanziamento per ripartire, secondo le fonti vicine al caso. La quasi inevitabilità della bancarotta Gm smentisce le ragioni opposte a lungo dai manager della compagnia, incluso l’ex presidente Rick Wagoner. Il suo fermo rifiuto di sfruttare il fallimento protetto previsto dal Chapter 11 per gestire il rinnovamento della compagnia è stato uno dei fattori che hanno provocato l’allontanamento di Wagoner a marzo. Ha imposto di mandarlo a casa l’amministrazione Obama, che ha tenuto vita Gm con miliardi di dollari di prestiti. In molto pensavano che una ristrutturazione di Gm che passasse dal fallimento fosse una cosa semplicemente troppo complicata. ”Una cosa del genere durerebbe più della vita mia, di quella di mio figlio, di mio nipote e forse anche del mio bisnipote” diceva Stephen P. Yokich, allora presidente della Uaw, in un’intervista del 1995. Ma Gm ha preso in considerazione questa prospettiva almeno due volte negli ultimi due decenni: una nel 1992, quando era a un passo dall’insolvenza, una alla fine del 2005, quando a Detroit correva voce di una Gm pronta a ricorrere al Chapter 11. Entrambe le volte i manager rifiutarono la bancarotta, ricordando i danni che avrebbe provocato per i fornitori dell’azienda, per i dipendenti e per le comunità dove Gm lavora. Un’altra ragione erano le spese: ”Vorebbe dire dieci milioni di avvocati da 10 milioni di dollari l’uno” spiegava Yokich nel 1995. Una stima eccessiva, naturalmente. Ma, se non ci saranno così tanti avvocati coinvolti, spese legali da centinaia di milioni di dollari sono probabili durante il corso del procedimento, considerata la potenza e il costo degli studi legali coinvolti. Uno dei motivi per cui sono necessari tanti avvocati è che questa riorganizzazione, così com’è stata ideata dalla casa automobilistica e dal governo, è molto complessa. Il piano è separare i buoni asset di Gm da quelli cattivi, con l’idea che la parte che avrà gli asset buoni sarà una compagnia funzionante perché non appesantita dagli altri business. Gm venderà marchi appetibili come Chevrolet e Cadillac a una nuova compagnia, che uscirà dalla protezione fallimentare in pochi mesi. Gli asset meno attraenti e le responsabilità rimarranno con la vecchia Gm, che in un secondo momento sarà quasi certamente liquidata. Negli ultimi mesi, Gm si è rivolta a due tra i più grandi istituti di consulenza fallimentare per farsi guidare verso il Chapter 11: Harvey R. Miller di Weil, Gotshal & Manges e Martin Bienenstock di Dewey & LeBoeuf. Miller e la sua squadra sono i principali consulenti per la gestione della bancarotta; e una volta che sarà creata la nuova Gm il loro lavoro sarà concluso, perché c’è un potenziale conflitto tra le parti che hanno interessi nella nuova azienda e quelle che hanno interessi nella vecchia. Bienenstock, ex partner di Miller a Weil, è stato arruolato lo scorso autunno per aiutare a gestire il piano di riorganizzazione della compagnia. Lui potrebbe rappresentare la nuova Gm, anche se su questo si deve ancora decidere. Lo studio legale Cravath, Swain & Moor, invece, rappresenta i vertici di Gm. La transizione dell’azienda farà lavorare anche molti altri professionisti, diversi dagil avvocati. Per esempio Gm si è rivolta a Jay Alix, il cofondatore di AlixPartners, il colosso della consulenza. Alix, che ha interrotto il suo periodo di pensione per aiutare Gm, ha lavorato con Bienenstock sul piano per una nuova Gm, riporta il Times citando persone vicine all’operazione. Per la consulenza finanziaria e sulla ristrutturazione, la casa automobilistica si è rivolta ai banchieri di Evercore Partners, guidati dal cofondatore Roger Altiman e dal copresidente per le ristrutturazioni, William Repko di Morgan Stanley. Anche la task force sull’auto organizzata dal governo ha i suoi consulenti, guidati dagli ex banchieri Steven Rattner e Ron Bloom. La squadra governativa ha anche molti veterani delle ristrutturazioni, come Matthew Feldman, ex partner della casa legale Willkie, Farr & Gallagher, e Harry Wilson, manager all’hedge fund Silver Point Capital, specializzato sul credito difficile. In aggiunta, la task force sull’auto si è affidata alla banca di investimento Rotschild, guidata da Todd Snyder, alla casa legale Cadwalader, Wickersham & Taft, di John J. Rapisardi, e al Boston Consulting Group, che offre previsioni sulle vendite di auto. La United Auto Workers è assistita dal suo consulente tradizionale, la banca di investimento Lazard, e dalla casa legale Cleary, Gottlieb, Steen & Hamilton. Mentre gli avvocati si preparano a prendere posto, molti altri passi avanti sono stati fatti per portare la compagnia in tribunale. La scorsa settimana l’Uaw ha raggiunto un accordo con Gm che prevede diverse concessioni da parte dei lavoratori e modifiche al fondo sanitario che si prenderà la responsabilità dei benefit dei pensionati. I lavoratori di Gm voteranno le modifiche al contratto questa settimana, martedì e mercoledì. Le comunità dove Gm fa affari possono incassare 50 milioni di aiuti federali, annunciati la settimana scorsa dall’amministrazione Obama. Ai fornitori è stata offerta assistenza, e il Tesoro sta dando più soldi a Gmac, la divisione finanziaria dell’azienda, che farà prestiti anche per Chrysler. Le garanzie riguardo i consumatori che hanno comprato auto Gm durante il periodo di bancarotta sono appoggiate dal governo federale, così come sta succedendo per quelli di Chrysler. ’Io non ho mai visto una bancarotta così serena come questa” dice al Times Gary N. Chaison, professore di economia aziendale alla Clark University di Worcester, Massachussets. E i toni sono completamente cambiati dalla fine dell’anno scorso, quando le avvisaglie di un’eventuale bancarotta parlavano di una fine vicina per la più grande casa automobilistica del paese. Ora, dice il professor Chaison, l’atteggiamento del governo è tranquillo: ”Stai andando all’ospedale e questo è molto positivo, perché ne uscirai presto e starai molto meglio”.