Massimo Teodori, Il Sole 24 Ore-Domenica, 7 giugno 2009, 7 giugno 2009
IOR: LA FINANZA DELLE ”OPERE DI MALE”
Massimo Teodori
Che la banca del Vaticano, l’Istituto Opere di Religione (IOR), non fosse un ente finanziario dedito solo a ”opere di bene”, era noto. Ciò che documenta con rigore Gianluigi Nuzzi in Vaticano S.p.A. sono le sue ”opere del male” sulla base dell’archivio di monsignor Renato Dardozzi, per trent’anni al vertice della banca. Il malaffare che emerge dai 4000 documenti consultati sembra non avere fondo: riciclaggio per conto della criminalità organizzata, maxitangenti politiche, speculazioni finanziarie di colletti bianchi e maneggi di cardinali e vescovi dediti a mammona.
Chi ha letto le carte delle inchieste parlamentari Sindona e P2 conosceva l’ampiezza delle losche vicende della banca vaticana guidata da Paul Marcinkus dal 1971 agli anni ”80. Il connubio tra l’IOR e Michele Sindona divenne strettissimo quando, nella primavera del 1969, Paolo VI incaricò il banchiere siciliano di trasferire il ”patrimonio di Pietro” sui mercati internazionali per evadere la tassazione italiana. E’ così che quel complesso sistema finanziario divenne nei paradisi offshore il canale privilegiato in cui si mescolavano i tesori vaticani con quelli di Cosa Nostra e dei vip italiani che, al momento del crack del 1974, si salvarono con la famosa la ”lista dei 500” sottratta al curatore fallimentare Giorgio Ambrosoli. Il capitolo successivo della stessa storia fu scritto dal sodalizio tra Marcinkus e Roberto Calvi che finì anch’esso con il fallimento dell’Ambrosiano (1982) da cui risultò che il Vaticano era debitore di 1200 miliardi, recuperati solo in parte dal ministro Beniamino Andreatta.
Le vicende che collegano l’IOR a Sindona, Calvi e agli emuli potrebbero essere considerate solo una pagina della finanza nera internazionale se non fossero intrecciate con la storia della nostra Repubblica. La banca vaticana, sia con la presidenza Marcinkus indagato dal Parlamento (1969-1982), sia nella successiva stagione di monsignor Donato de Bonis documentata in Vaticano S.p.A. (anni ”80 e ”90), ha potuto fare da cerniera tra due grumi del malaffare finanziario e politico, grazie al singolare statuto dell’IOR, l’unica banca facilmente accessibile al centro di Roma ma impenetrabile ai controlli sul riciclaggio e agli interventi giudiziari. La singolare potenza dell’IOR è dunque consistita nel fatto che da una parte della cerniera c’è il Vaticano, non come autorità religiosa, ma come potenza finanziaria in grado di rendere servizi discreti, occulti ed efficaci ai politici corrotti, alla criminalità internazionale e agli affaristi italiani; e dall’altra si muove quel sottobosco della politica italiana che si serve di professionisti dell’intermediazione illegale come Licio Gelli.
Il manovratore di questa cerniera, per avvicinare o separare le due parti, è sempre stato Giulio Andreotti. Nella conclusione della mia relazione all’inchiesta parlamentare, dopo avere analizzato le tante vicende che si sono compiute all’ombra della loggia, si legge ”…perciò la P2 merita Andreotti come capo”. Volendo con ciò significare che si è fatto folclore nel rappresentare il leader democristiano abbracciato a Licio Gelli o a Totò Reina, mentre si è sottovalutato la realtà ”strutturale” dei suoi rapporti con le galassie facenti capo all’IOR. Andreotti ha saputo con maestria gestire lo snodo tra il potere mondano delle segrete stanze del Vaticano e il potere incistato nei sotterranei della politica italiana. Una documentazione del libro di Nuzzi riguarda appunto il ”Fondo cardinal Spellman” dell’IOR a disposizione di Andreotti, attraverso cui per anni sono state gestite le più indecifrabili operazioni per migliaia di miliardi di lire.
Non sappiamo se oggi sia ancora attivo il lato malavitoso dell’IOR dove sono transitati, tra l’altro, i tesori della mafia (secondo Massimo Ciancimino), la maxitangente Enimont gestita da Carlo Sama, Sergio Cusani e Luigi Bisignani, e innumerevoli altre operazioni finanziarie per conto di fantomatiche fondazioni. Ma sarebbe arrivato il momento che il mostro finanziario IOR, legibus solutus, venga ricondotto al rispetto delle regole di controllo nazionali e internazionali, possibilmente con l’abrogazione del Concordato in base al quale possono essere commessi impunemente tanti misfatti.
Gianluigi Nuzzi, ”Vaticano S.p.A. Da un archivio segreto la verità sugli scandali finanziari e politici della Chiesa”, Chiarelettere, Milano, 2009, pp.280,
Pubblicato da ”Il Sole 24 Ore-Domenica”, 7 giugno 2009