Roberto Petrini, Processo agli economisti, Chiarelettere 2009, 6 giugno 2009
Roberto Petrini Processo agli economisti Chiarelettere 2009 Scuole Monetaristi, mercatisti, liberisti e neoliberisti, keynesiani, classici, marxisti ecc
Roberto Petrini Processo agli economisti Chiarelettere 2009 Scuole Monetaristi, mercatisti, liberisti e neoliberisti, keynesiani, classici, marxisti ecc. Sanno «Gli economisti sanno quello che dicono?» (Anna Maria Testa). L’hanno prevista A parte Roubini, Stiglitz e Krugman, né gli economisti dell’Accademia né quelli che lavorano nelle varie istituzioni internazionali (Fmi, Banca Mondiale ecc.) hanno minimamente previsto la crisi che sarebbe arrivata. La Bce, il 9 luglio 2008, un anno dopo le file davanti alla banca Northern Rock, credeva ancora che fosse giusto portare il tasso di sconto dal 4 al 4,25% «perché le variabili economiche fondamentali dell’area euro risultano solide» (così il suo presidente, Jean-Claude Trichet). Il tasso di sconto è adesso (dieci mesi dopo) all’1%. Pessimista «L’impressione è che il Fondo Monetario sia stato troppo pessimista» (Mario Draghi nella primavera del 2008). In definitiva In definitiva si possono raggruppare le varie scuole in destra e sinistra, con tutte le sfumature del caso e spostandosi sempre più a destra man mano che si ritiene l’intervento dello Stato nell’economia dannoso e a sinistra nel caso inverso. Esiste un estremismo di destra rappresentato dai neoliberisti che hanno determinato la politica di Reagan negli anni Ottanta e che hanno dominato la scena fino ad oggi. Costoro pensano che l’intervento dello Stato sia talmente dannoso da doversi evitare in ogni caso, dato che il mercato – secondo loro – ha in sé la capacità di regolarsi, spostando i capitali dove rendono meglio, regolando e punendo gli eccessi, riequilibrando i prezzi eccetera. Tutto ciò grazie alla cosiddetta «mano invisibile» che compra o vende a seconda delle autentiche convenienze e rimettendo quindi sempre a posto le cose. Conseguenza Spingendo il ragionamento ancora più in là, ne viene che se il mercato ha in sé la capacità di essert ”perfetto”, allora deve essere anche perfettamente descrivibile e prevedibile. Incidenza dell’algebra negli articoli economici delle varie riviste negli anni Trenta: 10 per cento. Negli Ottanta: 80%. «Oggi siamo sicuramente a livelli superiori». Assioma L’assioma della perfezione e della prevedibilità sta in piedi solo se si escludono comportamenti irrazionali, cedimenti alla psicologia, balordaggini da stupidità, impreparazione, disinformazione, arroganza, supponenza. Tutti elementi ben presenti, invece, tra gli operatori, dato che gli operatori («la mano invisibile del mercato») sono uomini. Effetto gregge Per esempio, la storia dell’effetto gregge, ormai provata: a un certo punto le quotazioni sono su, benché i prezzi siano assurdi tutti si convincono che continueranno ad andar su, quindi tutti comprano, in preda all’euforia e convinti di aver trovato la pietra filosofale. Salvo gridare e piangere alla fine, quando comincia il crollo. Diagrammi I diagrammi che rappresentano la bolla francese di John Law (Settecento), quella inglese della South Sea Company (che rovinò Newton), la crisi del Ventinove, l’euforia per le dot.com del 2000 «si somigliano come gemelli. Una fotocopia, dalla crescita rapida all’apice, al crollo. Ci si potrebbe aggiungere senza alcun problema la curva della bolla immobiliare dei primi anni del secolo scorso». Sciocchi «Gli sciocchi presto o tardi vengono separati dal loro denaro» (Galbraith).