Roberto Petrini, Processo agli economisti, Chiarelettere 2009, 6 giugno 2009
APPUNTI SU PETRINI ”PROCESSO AGLI ECONOMISTI”
Elisabetta d’Inghilterra, ai primi di novembre 2008, intervenuta all’inaugurazione di una nuova sala della London School of Economics (borsetta e cappellino, la affiancava il duca di Edimburgo), ha tagliato il nastro e poi ha chiesto, a voce alta: «Come è possibile che nessuno si sia accorto che stava arrivandoci addossi questa crisi spaventosa?»
Patrimonio personale di Elisabetta s’Inghilterra secondo Forbes: 390 milioni di euro.
Chiamata a valutare le perdite provocate da subprime e derivati, il Fmi disse 240 miliardi di dollari nel settembre 2007, 945 miliardi di dollari nell’aprile 2008, 1.405 miliardi di dollari nell’ottobre dello stesso anno, 2.200 miliardi di dollari nel gennaio 2009.
«Sebbene gli ultimi dati confermino le attese di un rallentamento del Pil, le variabili economiche fondamentali dell’area euro risultano solide» (Jean-Claude Trichet, presidente della Bce, il 9 luglio 2008, alzando il tasso di sconto dal 4 al 4,25%).
«L’impressione è che il Fondo Monetario sia stato troppo pessimista» (Mario Draghi nella primavera del 2008).
La GM, fallita il 1° giugno, a dicembre non solo aveva stimato una crescita del Pil Usa dell’1,8%, ma non aveva messo in conto nemmeno la propria bancarotta.
«L’incidenza dell’algebra negli articoli economici delle varie riviste era del 10 per cento negli anni Trenta, dell’80% nel 1980: Oggi siamo sicuramente a livelli superiori».
I diagrammi che rappresentano la bolla francese di John Law (Settecento), quella inglese della South Sea Company (che rovinò Newton), la crisi del Ventinove, l’euforia per le dot.com del 2000 «si somigliano come gemelli. Una fotocopia, dalla crescita rapida all’apice, al crollo. Ci si potrebbe aggiungere senza alcun problema la curva della bolla immobiliare dei primi anni del secolo scorso».
«A confronto con la fisica, si può dire che i successi quantitativi dell’economia siano deludenti. Razzi volano verso la luna, l’energia viene estratta dall’atomo, i satelliti permettono a milioni di persone di trovare la strada di casa. Qual è il risultato simbolo dell’economia, se si tralascia la ricorrente incapacità di predire e evitare le crisi, incluso l’attuale globale credit crunch? (stretta creditizia)».
«In economia sono possibili non previsioni vere e proprie ma solo giudizi di probabilità» (Sylos Labini).
«L’America è afflitta da quattro debiti: pubblico, estero, delle imprese e dei privati. I due più pericolosi sono quello estero e quello privato».
Negli anni Settanta «la corrente conservatrice si ispirava alla cosiddetta ”curva di Phillips”, in base alla quale i salari, e dunque l’inflazione, possono essere tenuti a bada solo se si mantiene un certo livello di disoccupazione».
Il nuovo valore dell’impresa al tempo nostro, basato non più su quello che produce, ma sulla quotazione di Borsa ovvero sulla «massimizzazione del valore per gli azionisti».
Milton Friedman, in Capitalismo e libertà (1962), ha teorizzato che il compito dei manager è «quello di fare più soldi possibile e di agire solo in conformità dei desideri degli azionisti».
Lo «shareholder valute, teoria di Modigliani-Miller del 1958. Secondo questa teoria, il valore di un’impresa dipende sostanzialmente dal valore di mercato delle sue azioni e dei suoi debiti. Ma a dare il via libera allo strapotere dei manager è sempre il solito Milton Friedman […] Forse non è un caso che il fondatore della società di consulenza aziendale McKinsey, James detto ”Mac”, prima di mettersi in proprio facesse il professore all’università di Chicago: insegnava contabilità negli anni in cui nel grande centro d’affari dell’Illinois si cominciava a creare il clima favorevole alla teoria economica neoliberista.
«Oggi la McKinsey è un colosso multinazionale della consulenza, è presente in 44 paesi, ha circas 7000 dipendenti ed è una sorta di mito. In Italia gli ex McKinsey sono 800 e lavorano in tutti i settori economici: dalla finanza all’energia, dall’industria alla grande distribuzione. I nomi che stanno ai vertici delle maggiori banche e aziende italiane vengono da lì: sono McKinsey l’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, e quello di Intesa San Paolo, Corrado Passera. Lo è Paolo Scaroni numero uno dell’Eni, come pure Francesco Caio, Silvio Scaglia e Massimo Capuano.
«Ma a ben vedere è la filosofia McKinsey a essere posta oggi sotto accusa: secondo quanto scrive Will Hutton nel libro Europa vs Usa, il suo modo di agire rappresenterebbe infatti l’interfaccia organizzativo e aziendale del neoliberismo. Nascerebbe proprio negli uffici di Chicago l’idea che l’azienda debba essere una macchina per massimizzare il valore con l’obiettivo di comprare a buon mercato e vendere a caro prezzo. Per fare questo non contano la storia, le professionalità interne, le capacità: conta soltanto come si combinanoin modo più efficiente forza lavoro e risorse. Il profitto non nasce dalla produttività e dall’innovazione, ma più semplicemente può scaturire dal taglio dei costi. Di conseguenza le parole d’ordine sono quelle di produrre il valore per gli azionisti, agire nel breve periodo, guardare ai corsi azionari e non agli investimenti stabili e all’innovazione. A questo provvedono i manager, pronti a saltare da un posto all’altro, spesso ricompensati con stock options e stipendi favolosi».
«Gli sciocchi presto o tardi vengono separati dal loro denaro» (Galbraith).
Problema del Nobel (pagina 89)
Nassim Nicholas Taleb, autore de Il cigno nero pagina 91
Lettera di Modigliani a Ciampi pagina 93
Il centro-destra fa crescere la spesa, il centro-sinistra la contiene, il centro-destra ci guadagna elettoralmente p. 96
Brunetta come maestro del principe a pagina 108
Speakers Associati, società che consente a chiunque di organizzare una conferenza con un premio Nobel dell’Economia. Adesso Krugman, Stiglitz e Roubini valgono tra i 40 e i 70 mila dollari (hanno previsto la crisi), Edmund Phelp, Gary Becker, Robert Lucas (neoliberisti) tra i 20 e i 40 mila.
If you are so smart, why ain’t you rich?
Un economista è un esperto che verrà a sapere domani perché ciò che ha previsto ieri non si è verificato oggi.
«Gli economisti sanno quello che dicono?» (Anna Maria Testa).
«Parlare difficile è molto più facile che parlare facile». (Anna Maria Testa).
«Parlare difficile è un modo meraviglioso per proteggersi. Per mascherare la propria incapacità di fare previsioni. O per cambiare, nel tempo, un’opinione incomprensibile con un’altra, ugualmente incomprensibile, senza che nessuno se ne accorga e dica buuh» (Anna Maria Testa).
Gli economisti in giro per il mondo dovrebbero essere centomila.
I laureati in Economia guadagnano di più p. 113
Signoraggio p. 141
Strane valute in 143