Alessandra Longo per "la Repubblica", rilanciato da Dagospia, 4 giugno 2009
SIORE E SIORI, SILVIO B. – ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO IL CAV. ARRIVA 12 MINUTI IN RITARDO – SBADIGLIA, OCCHI CHIUSI, MANI IN TESTA, NON SI ALZA PER LA MARINA E NON ”RENDE ONORE” AL CAPO DELLO STATO – POI RITROVA ENERGIA CON LA FOLLA – ALTRO CHE TORCICOLLO…
Alessandra Longo per "la Repubblica"
La poltrona d´onore è vuota. Gli altri ci sono tutti, a cominciare dal presidente della Repubblica, seduto accanto ai presidenti delle Camere, Schifani e Fini. Manca solo lui, Silvio Berlusconi, alla sessantatreesima Festa della Repubblica italiana.
ALEMANNO PECORARO E ZINGARETTI - copyright Pizzi
La parata militare inizia puntuale alle dieci ma il capo del governo salta l´inno di Mameli e dodici minuti di «sfilamento». Non c´è ancora quando passa la Banda dei carabinieri, quando lo Stato rende omaggio ai gonfaloni delle regioni, delle province e dei comuni e ai labari dei vecchi combattenti d´arma. Dov´è Berlusconi? Perché ha infranto il cerimoniale?
Siccome ormai, quando si tratta di lui, le versioni sono sempre più d´una, il suo staff farà sapere, più tardi, che è stato trattenuto da «telefonate istituzionali», mentre Ignazio La Russa punta su «un´iniezione per il torcicollo».
Sono le dieci e dodici, eccolo spuntare dalla scala posteriore del palco delle autorità, pronto per la sua performance. Si avvicina al suo piccolo trono e allarga le braccia. Come dire: «Scusi, presidente, cosa vuole, non ce l´ho fatta prima».
Napolitano lo guarda. Non sembra così cordiale come lo descrive La Russa che assicura: «Era già informato del possibile ritardo ed è stato molto carino. Ha raccomandato a Berlusconi di riguardarsi». Sarà. Ma viste dal palco di fronte, le massime autorità del Paese danno l´idea quasi plastica del clima.
Per tutta la durata della parata, il capo dello Stato non rivolgerà mai la parola a Berlusconi tranne che per il congedo finale (al contrario, con Fini battute e sorrisi). Intanto, raggiunta la postazione, il premier dà vita ad un autentico show.
CASINI E BERTOLASO - copyright Pizzi
Per oltre un´ora, sbadiglia, chiude gli occhi, come colto da torpore, mastica mentine, si mette le mani sulla testa e anche in tasca, quando gli altri, invece, sono sull´attenti, fa la caricatura di un saluto militare, (sotto gli occhi rassegnati di Napolitano che allarga le braccia), rimane seduto a gambe larghe al passaggio delle truppe per poi alzarsi all´ultimo momento, quasi fosse un sacrificio indicibile.
Alle 10.45, sfila il terzo settore, la Marina militare. Berlusconi non si alza proprio e il responsabile del cerimoniale è costretto a scendere dalla quarta fila per dargli un colpetto alle spalle.
Sta male? Non sembra, visto che poi, a tratti, ride e scherza con Gianni Letta e Schifani e, subito dopo la manifestazione, dimostrerà un´energia intatta, buttandosi in mezzo alla gente accalcata ai Fori Imperiali, e salendo anche sul predellino per salutare tutti. Piuttosto Berlusconi sembra annoiato di dividere il palco, forse di non essere lui a sedersi sullo scranno più alto.
In tribuna il suo governo è sottorappresentato. Mancano le sue ministre preferite, la Carfagna, la Brambilla e la Gelmini (c´è in compenso Giorgia Meloni) ed è assente, come ogni anno, la Lega, cui la festa della Repubblica non dice molto. Ci sono Casini, Franceschini, Rutelli, gli ex ministri della Difesa Martino, Parisi e Mattarella, il capo della Protezione Civile Bertolaso, ormai fisso in prima fìla.
FRANCESCO RUTELLI DE GENNARO - copyright Pizzi
Nessuno sembra accorgersi della performance del premier. Fini educatamente si stupisce: «Ah si? E´ arrivato in ritardo? Non me ne sono accorto». Nessuno sembra notare l´atteggiamento di Berlusconi quando, nella parte finale della parata, si rendono «gli onori al capo dello Stato» prima che egli torni al Quirinale: sono tutti in piedi, le braccia lungo i fianchi. Berlusconi no, braccia conserte e niente applauso.
Il torcicollo gli aveva dato una prima tregua, alla vigilia della parata, tanto da consentirgli un mattutino bagno di folla. C´è la famiglia di Foligno con il bambino di dieci anni che lo invita al compleanno. Lui non perde l´occasione: «Ti ringrazio ma, sai, andare alle feste di compleanno e ai battesimi in questo periodo non butta bene, chissà cosa s´inventano». Poi il tunnel della sfilata militare, quei sbadigli, gli occhi chiusi quasi dormisse. E di nuovo, finita la kermesse, l´energia che torna.
Secondo bagno di folla. Lo inseguono a centinaia saltando sulla tribuna ormai vuota. «Silvio non mollare, resisti». Anche mamme scatenate con figlie minorenni. Qualche isolata contestazione: «Buffone, vergognati»; «Dov´è Noemi?; «Ciao Papi». Oppure, più semplicemente: «Non vendere Kaka». Lui si mette atleticamente sul predellino e saluta tutti: «Non ci penso proprio a mollare, sono solo agli inizi».
Il corteo delle auto fa fatica a passare, c´è anche un piccolo tamponamento quando una delle macchine si ferma per far salire Gianni Letta. Centinaia di persone non si accontentano e lo inseguono fin sotto via del Plebiscito. Berlusconi, sempre più tonico, sale di nuovo sul predellino. Sorride e gira il collo, gli è passato tutto.
[04-06-2009]