Luisa Grioni, la Repubblica 4/6/2009, 4 giugno 2009
MOTTA E ALEMAGNA TORNANO ITALIANE
Bauli verso l´acquisizione degli ex "panettoni di Stato"
ROMA - Il panettone torna a casa: la Nestlè, proprietaria degli storici marchi Alemagna e Motta, sta per cedere la divisione dei «dolci da ricorrenza» alla Bauli, l´azienda di Verona che da sola copre oltre un quarto del settore (considerano Pasqua e Natale assieme).
La trattativa è in corso, ma già si sa che la multinazionale svizzera intende vendere i dolci «delle feste» e tenere per sé il reparto dei gelati e dei surgelati. Di fatto quindi, se l´affare andrà in porto, la Bauli rafforzerà ulteriormente la sua posizione, che già la vede leader nel settore in generale e soprattutto nel pandoro (38 per cento del quota di mercato). Quanto ai panettoni, il primato delle vendite ora spetta a Motta (che, assieme ad Alemagna, sta alle spalle dell´azienda di Verona). La riunione dei tre marchi insomma è destinata a sparigliare ulteriormente i concorrenti, che già avevano «sofferto» la presenza del blocco Nestlè.
I marchi Motta e Alemagna, nati entrambi negli anni Venti a Milano, sono degni rappresentanti di quelle storie di fantasia e creatività famigliare che hanno caratterizzato parte rilevante dell´imprenditoria italiana. Angelo Motta aprì la sua prima pasticceria in Via Chiusa; Gino Alemagna né inaugurò una sua all´angolo fra via Orefici e via Torino. Da lì una «guerra» che per anni divise in due la città, che come in un derby si schierava per il panettone dell´uno o dell´altro. Poi entrambi i marchi furono ceduti alla Sme del gruppo Iri, che nel 1975 li fuse nella Unidal e nel 1993 li vendette agli svizzeri della Nestlè. Al tempo i due nomi non se la passavano proprio benissimo: avevano problemi di redditività e di business. La multinazionale fa oggi sapere «di avere investito molto sulle loro produzioni per rilanciare gamma e consumi». Ora la decisione di passare la mano a Bauli, dopo sedici anni «all´estero», riporterebbe il tutto in Italia.
Nestlé, nell´avviare la trattativa, ha diffuso una nota per dire che, nella proposta di Bauli ha riscontrato «coerenze strategiche nello sviluppo del business, garanzie di salvaguardia delle attività dello stabilimento veronese, continuità occupazionale e affidabilità nella gestione di marchi storici». Di fatto però, a sentire i sindacati, qualche problema c´è. Oltre ai marchi, la multinazionale cederà anche lo stabilimento produttivo di San Martino Buon Albergo, provincia di Verona, dove fra fissi e stagionali lavorano circa 800 dipendenti. Già ha ceduto quello di San Sepolcro (Arezzo) mentre quello di Ferentino (Frosinone) secondo la Cgil è in «fibrillazione». «Una volta per tutte la Nestlè deve dire cosa intende fare realmente con le produzioni italiane», ha detto il segretario nazionale della Flai-Cgil, Antonio Mattioli. Il sindacato, che è preoccupato del mantenimento dei livelli occupazionali a San Martino Buon Albergo ha confermato per il 5 giugno 8 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti Nestlè.