Alessandra Ricciardi, ItaliaOggi 4/6/2009, 4 giugno 2009
NEL MIRINO I TESORETTI DEI SIDACATI
Al senato spunta la riforma dei bilanci sindacali: obbligo di rendiconto e di pubblicità
Solo Cgil, Cisl e Uil valgono più di 2 miliardi di contributi
Hanno apparati poderosi, un’architettura finanziaria ed economia degna di una grande società, godono di alcune norme di favore, come l’esenzione dal pagamento dell’Ici per le sedi principali, sono presenti nei fondi pensione, utilizzano risorse europee per la formazione, gestiscono patrimoni immobiliari. Cgil, Cisl e Uil da soli si stima abbiano al loro attivo oltre 2 miliardi di contributi e 20 mila addetti. Sono anni che nelle aule del parlamento si prova a eliminare il velo della riservatezza che li avvolge per renderne pubblici tutti i conti e patrimoni. Ora sembra arrivato il momento. A decidere che i tesoretti dei sindacati devono essere chiari e trasparenti, non solo per gli scritti ma per tutti i cittadini, sono tre disegni di legge di riforma, incardinati presso la commissione lavoro del senato presieduta da Pasquale Giuliano (Pdl). Seppure con qualche diversità, l’obiettivo dei tre ddl, rispettivamente di Pdl, Lega e Pd, è univoco: imporre l’obbligatorietà dei bilanci e la loro pubblicità. Un obiettivo che la commissione proverà a portare a casa alla ripresa dei lavori approdando a un testo unificato. Parla di intervento doveroso Giuliano, primo firmatario del ddl targato Popolo della Libertà, che ha raccolto l’adesione di un centinaio di senatori, tra i quali rappresentanti di spicco del Pdl, come Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. «Evidentemente pretestuoso, oltre che palesemente errato, appare il ricorso all’alibi della lesione della libertà sindacale per contrastare l’onere del rendiconto», spiega Giuliano. Che si richiama al modello di controlli in vigore in Inghilterra, paese a lungo evocato come paladino appunto delle libertà sindacali e dove però le organizzazioni dei lavoratori devono tenere registri contabili di tutte le transazioni, per poi trasmetterlo annualmente alle verifiche di un certification officier. «Visto il rilievo politico, sociale e finanziario che hanno i sindacati, occorre non solo rendere obbligatorio il rendiconto, ma prevedere un modello adeguato che metta in luce tutte le attività, le entrate e le uscite, corredato della sintesi della relazione sulla gestione e della nota integrativa, da rendere pubblico su almeno 3 quotidiani nazionali e trasmettere al ministero del lavoro», è la sintesi di Giuliano. Il ddl introduce anche l’azione popolare contro chi non rispetta le norme e sanzioni pecuniarie da 5 mila a 50 mila euro.
L’obbligo di rendicontazione e di pubblicità per le associazioni di lavoratori e datori di lavoro, pubblici e privati, che prendono contributi da iscritti e dallo stato, è il contenuto secco del ddl a firma di Tiziano Treu, Pietro Ichino e Paolo Nerozzi, esperti del lavoro di primo piano del Pd, e con esperienze sindacali alle spalle nel caso di Nerozzi (ex segretario confederale della Cgil). «Abbiamo ripreso l’articolo unico che già nel 1998 aveva ottenuto, con appoggio trasversale ai partiti, il via libera della camera», spiega Treu, «per valorizzare la trasparenza senza ledere le libertà sidnacali». Impone di rendicontare invece pure le rimanenze di pubblicazioni e gadget il ddl della Lega, primo firmatario Massimo Garavaglia, vicepresidente della commissione bilancio del senato. Che elimina anche una delle guarentigie storiche dei sindacati: la trattenuta del contributo alla sigla fatta direttamente sulla busta paga del lavoratore. «Il pagamento delle quote associative ai sindacati avviene attraverso diretto versamento volontario», recita l’articolato. Un dispositivo che se fosse accolto danneggerebbe in primo luogo Cgil, Cisl e Uil, a vantaggio dei piccoli sindacati, anche locali. Ma cosa ne pensano i tre segretari confederali, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti? Le organizzazioni sindacali, insieme alla Ugl di Renato Polverini, sono state audite in commissione nei giorni corsi nell’ambito di un’indagine conoscitiva che la Lavoro sta portando avanti. «Per statuto abbiamo già imposto la predisposizione annuale da parte di tutte le strutture di un bilancio», mette le mani avanti Piero Soldini, Cgil. «Dal prossimo anno ci faremo anche certificare», annuncia Ermenegildo Bonfanti, Cisl. «Non abbiamo problemi, anche senza previsione di legge noi abbiamo già il nostro rendiconto on line», spiega Rocco Carannante, tesoriere della Uil, «se c’è altro da aggiungere si può fare. Sarebbe bello però che gli stessi obblighi di trasparenza e pubblicità valessero anche per tutte le altre organizzazioni che a vario titolo operano nel sociale».