Maria Bartiromo, MilanoFinanza 4/6/2009, 4 giugno 2009
MEDVEDEV, IL RUBLO VALUTA DI RISERVA
Intervista di cnbc al presidente russo che torna a proporre una moneta sovranazionale
Dobbiamo modificare radicalmente la struttura dell’economia. Che dipende troppo dalle esportazioni di gas e petrolio
L’economia russa è in difficoltà, ma per Dimitri Medvedev la situazione non è «drammatica, ma soltanto complicata». Nell’intervista esclusiva a ClassCnbc il presidente russo annuncia che è giunta l’ora di cambiare radicalmente la struttura dell’economia del paese. Sul fronte internazionale Medvedev auspica invece che il mondo abbia più monete di riserva e che tra queste sia presente il rublo mentre torna a proporre una moneta sovranazionale. L’inflazione? «Una minaccia reale».
Domanda. Presidente, la Russia ha registrato una forte diminuzione del pil. In quale fase si trova l’economia del paese?
Risposta. Secondo le nostre previsioni, la caduta del Pil quest’anno sfiorerà il 6%. Per quanto riguarda alcuni indicatori, come la produzione industriale, il calo osservato è notevolmente più intenso e negli ultimi mesi ha raggiunto il 14% circa. Al tempo stesso, non possiamo ignorare altri segnali allarmanti, come l’aumento della disoccupazione. Tra gli altri problemi, segnalo che siamo stati costretti a indebolire il rublo per via della diminuzione dell’afflusso di valuta causata dal calo delle esportazioni.
D. E l’inflazione?
R. Manteniamo la guardia alta. Posso dire che finora abbiamo tenuto a bada le punte peggiori. Anzi, in alcuni casi abbiamo invertito il trend.
D. Qual è la causa interna dei vostri problemi?
R. La struttura dell’economia russa che è stata ed è tuttora in larga misura basata sull’esportazione. Quando i prezzi di petrolio e gas sono crollati il crollo dell’export di materie prime ha provocato seri problemi. Un obiettivo primario è ora il cambio della nostra struttura economica. Non credo che la situazione sia drammatica, ma soltanto complicata.
D. Come pensa di modificare la struttura dell’economia russa?
R. Dobbiamo sovvertire la situazione attuale. Non siamo riusciti a creare un’economia hi-tech, dipendiamo ancora pesantemente dall’esportazione di materie prime e la componente innovativa è molto debole. Le nostre industrie sono prive di tecnologie innovative, la caratteristica fondamentale di qualsiasi economia moderna.
D. Che fine ha fatto il Fondo di stabilizzazione costituito proprio per aiutare la riconversione dell’economia russa?
R. Al Fondo erano stati destinati circa 600 miliardi di dollari in tutto. Di questi, solo una parte modesta è stata spesa. Quel che resta verrà destinato a risolvere i problemi attuali. Ma è impossibile portare avanti lo sviluppo facendo affidamento esclusivamente sulle riserve.
D. Crede che il dollaro Usa riuscirà a superare indenne la recessione o pensa che sarà costretto ad abbandonare lo status di prima valuta del mondo?
R. Questo problema ci preoccupa molto, perché il mondo intero dipende dall’andamento del dollaro. Esistono altre valute di riserva, come l’euro, la sterlina e lo yen, ma molto dipende ancora dalla prosperità dell’America. La mia opinione, comunque, è che oggi il mondo ha bisogno di allargare il panel delle valute di riserva e non perché il dollaro versi in condizioni non buone o perché l’euro non sia abbastanza forte.
D. Perché, allora?
R. la stessa situazione attuale a indicare la necessità di disporre di più valute, in cui banche, privati e interi paesi possano investire. In questo modo sarà possibile reagire all’insorgere dei problemi in qualunque economia.
D. Quindi lei crede che il dollaro perderà il suo status di valuta di riserva per eccellenza?
R. Mi limito a dire che tra i nostri obiettivi c’è quello di creare più valute di riserva. Una di queste potrebbe essere il rublo russo, da impiegare come valuta di riserva regionale. Al contempo non escludo la possibilità di sostenere in futuro la creazione di una valuta sovranazionale.
D. Una suggestione ricavata dal G20 di Londra?
R. In quell’occasione è stata decisa l’emissione, da parte dell’Fmi, di svariati titoli in cui i diversi paesi potranno investire. Alcuni strumenti già utilizzati dall’Fmi, come i diritti speciali di prelievo, rappresentano il prototipo di una valuta internazionale. Avremo bisogno di uno strumento di pagamento internazionale per gettare le basi del sistema del futuro.
D. Crede che una soluzione di questo tipo possa insidiare il primato del dollaro?
R. No, anzi lo considero un fatto molto importante sia per la tenuta del dollaro sia quella di altre valute di riserva che così avranno maggiori possibilità di reagire. Questa idea, promossa dalla Russia e sostenuta dalla Cina, promette di fare proseliti. Abbiamo evitato apposta di parlarne nel G20 di Londra, pur concordando con i colleghi che la questione verrà affrontata in futuro. Il nocciolo della questione consiste nell’adottare decisioni, convenzioni e accordi internazionali più efficienti e più trasparenti. In altre parole, non abbiamo bisogno di maggiore regolamentazione ma di una regolamentazione migliore.
D. Crede che l’inflazione a livello globale aumenterà anche per coprire le spese che gli Stati Uniti devono affrontare?
R. Non escluderei un aumento dell’inflazione globale. In Russia prevediamo per quest’anno un livello di circa il 13%, chiaramente oltre i limiti ammissibili. Purtroppo per quanto riguarda i prezzi al consumo dipendiamo, ovviamente, dalla situazione degli altri paesi. Naturalmente cercheremo di contenere le spinte inflazionistiche con ogni mezzo, perché si tratta di un fattore molto importante per la nostra economia e per l’economia globale.
D. Qual è il portato della crisi che teme maggiormente?
R. Senza dubbio l’inflazione. Perché la minaccia di un’impennata inflazionistica a livello globale è comunque presente e potrebbe generare problemi aggiuntivi a quelli che già ora ci affliggono.
D. Non basta che il sistema bancario oggi sembri, in tutto il mondo, meno esposto?
R. Non basta. Anzi, temo che un’inflazione non gestita potrebbe creare nuovi problemi sul fronte del credito.