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 2009  giugno 04 Giovedì calendario

Il «MONDO MUSULMANO» NON ESISTE - Prima ancora che il presidente Barack Obama abbia pronunciato una parola dell’atteso discorso "al mondo musulmano", la sua retorica ha già creato problemi

Il «MONDO MUSULMANO» NON ESISTE - Prima ancora che il presidente Barack Obama abbia pronunciato una parola dell’atteso discorso "al mondo musulmano", la sua retorica ha già creato problemi. Anche se suona bene, il termine "mondo musulmano" è una trappola, quel mondo non esiste. E l’espressione legittima l’idea di un "noi contro loro"... proprio quella divisione che al-Qaida vuol creare. Per capire quanto sia insidioso il termine " mondo musulmano", basta tentare di definirlo. Chi comprende? Quali paesi o individui include e in base alla definizione di chi? Ne fa parte la Nigeria per metà musulmana allo stesso titolo della Repubblica islamica dell’Iran? E come riconciliare la collocazione in un unico mondo, agli occhi degli americani, di sètte diverse e in perenne conflitto tra loro come i sunniti e gli sciiti iracheni? Estremisti quali i talebani o alQaida vanno considerati alla stessa stregua dei musulmani laici? Nessuno mette in dubbio l’esistenza di una religione nota come Islam o che molti musulmani credono nella comunità globale dell’ummah. Come riferimento teologico, tuttavia, l’ummah somiglia un po’ alla credenza che tutti i cristiani siano parte del corpo di Cristo. una metafora spirituale potente, ma non un aspetto viscerale dell’identità del singolo credente. In Turchia, per esempio, un musulmano può definirsi innanzitutto come uno stambuliota, poi come un turco e infine come un musulmano, oppure in un ordine diverso a seconda dell’umore o addirittura dell’ora del giorno (se sta giocando la squadra del Galatasaray, è solo un tifoso!). Nessuno affermerebbe che i popoli del Guatemala, della Germania e della Guinea sono uguali perché sono cristiani ed è altrettanto insensato fare un fascio di quelli della Turchia, di Trinidad e della Tunisia solo perché sono musulmani. Il termine "mondo musulmano" non denota soltanto un’analisisbagliata, è anche un grave errore diplomatico e pubblico. In modo ingiusto e singolare, relega gli aderenti all’Islam in un ghetto immaginario. E dopo l’11 settembre in particolare, questo comporta un rischio morale concreto: nell’amalgamare estremisti, laici e tutta la gamma di posizioni intermedie, il termine legittima l’idea che tutti i membri del gruppo si stiano scontrando a morte con il mondo non islamico. Se questo sembra evocare pericolosamente il messaggio degli ideologi islamisti che incitano alla jihad, è perché gli somiglia. Gli estremisti non sono l’unico gruppo islamico a voler legare politicamente tutti i musulmani in una comunità globale unita. Nel loro mondo ideale, lo stato-nazione moderno sarebbe sostituito da un nuovo califfato sotto la legge della sharia. Ogni volta che gli Stati Uniti si rivolgono al "mondo musulmano", legittimano inavvertitamente la visione degli estremisti. Per fortuna, il presidente Obama può correggere la rotta. Ha iniziato bene il 4 maggio ad Ankara, quando si è rivolto in maniera ammirevole ai turchi come a democratici inseriti nell’Europa. Ha fatto appello alla loro alleanza nella lotta contro l’estremismo islamico senza tacere su questioni sensibili, come la riconciliazione con l’Armenia oltre confine. Alla fine del suo discorso, però, si è lasciato sfuggire il lapsus retorico cruciale: «Lo ripeto, gli Stati Uniti non sono in guerra contro il mondo musulmano». Oggi, quella retorica non deve comparire. Il presidente Obama potrebbe sottolineare invece la ricca diversità delle comunità musulmane nel mondo, citare i sufi del Marocco, gli sciiti dell’Iraq e i sunniti di Singapore. Potrebbe riconoscere i successi che hanno raggiunto nelle proprie comunità, e accentuare altri aspetti della loro identità, come quello nazionale. Così come ha fatto in Turchia, Obama potrebbe lanciare una sfida al vasto pubblico che lo ascolterà. Le comunità musulmane di tutto il mondo sono dilaniate da gravi problemi. Gli estremisti islamisti continuano nel loro progetto di violenza e di caos. Obama dovrebbe incoraggiare i musulmani britannici, egiziani, algerini e iracheni (fra gli altri) che già si oppongono, a contrastare questi estremisti e a richiamare le proprie comunità a farlo. E dovrebbe riconoscere che il mondo musulmano è una fantasia sorta dalla mente di Osama bin Laden. Carpenter è stato sottosegretario dell’amministrazione Clinton per il Medio Oriente e dirige il progetto Fikra al Washington Institute for Near East Policy; Cagaptay ne dirige il programma di ricerca sulla Turchia.