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 2009  giugno 04 Giovedì calendario

IN LETTONIA FALLISCE ASTA SUI TITOLI DI STATO

Nessuno li ha voluti. L’asta di titoli di Stato a breve termine della Lettonia da 50 milioni di lats, poco più di 70 milioni di euro, è andata deserta. Oggi si riproverà a collocarli, ma il segnale resta pessimo, per tutti.
Gli investitori non hanno avuto fiducia. Non tanto per l’economia del paese, che pure minaccia di contrarsi del 18% quest’anno, quanto per il cambio fisso (o peg) del lats con l’euro che potrebbe non reggere. Hanno pensato quindi che quei 50 milioni, tra breve, avranno un valore di gran lunga inferiore. Al punto che neanche la tranche da 20 milioni in scadenza tra poche settimane, a luglio, è stata sottoscritta. Troppo rischiosa.
Inevitabili le reazioni. Le banche lettoni hanno acquistato euro, spingendo la Banca centrale a comprare lats. L’assorbimento di liquidità ha spinto l’overnight sui depositi al 24% dal 12,5% di martedì, mentre i credit default swaps (Cds) sono saliti di 40 punti base a 672,2: per assicurare un prestito di Riga da un milione di dollari ora occorre pagare 67.200 dollari. Le ricadute non si sono fermate alla Lettonia. Sono saliti anche i Cds di Estonia, Lituania e Bulgaria, anch’esse impegnate nella difesa di un peg con l’euro. Si teme infatti un effetto-domino: «Sono possibili - ha detto a Reuters Barbara Nestor di Commerzbank- danni collaterali sugli altri cambi fissi. Non tanto il loro collasso, quanto pressioni sui mercati monetari in paesi come Estonia, Lituania e Bulgaria».
Anche la Svezia ha accusato il colpo. La corona ha perso terreno e alcune aziende di credito come la Swedbank e la Seb, hanno perso in Borsa rispettivamente il 16% e l’11 per cento. I gruppi creditizi svedesi sono molto attivi nei paesi baltici, dove hanno spinto la clientela a indebitarsi in euro e in corone. Il collasso del lats creerebbe quindi enormi problemi alla popolazione lettone: aumenterebbero insieme le rate dei mutui e i prezzi dei beni importati.
L’unica via di salvezza, ora, è un nuovo prestito dell’Fmi e della Ue. A dicembre la Lettonia ottenne da entrambi una linea di credito da 7,5 miliardi di euro. Adesso è in trattative per un’ulteriore tranche da 1,2 miliardi, che potrebbe arrivare a luglio. «Se il prestito non dovesse arrivare, allora per la Lettonia cambierebbe tutta la storia e il paese sarebbe in una posizione molto peggiore nel difendere il cambio fisso», ha spiegato Agata Urbanska di Ing. L’alternativa, ha aggiunto Lars Christensen di Den Danske Bank, sono i controlli di capitale, malvisti però a Bruxelles e a Francoforte.