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 2009  giugno 04 Giovedì calendario

LA GERMANIA PENSA SOLLO ALL’INFLAZIONE

Angela Merkel martedì ha dato istruzioni alla Bce di mettere fine alle politiche di espansione quantitativa.Le banche centrali devono smettere di fare quello che hanno fatto negli ultimi tempi, altrimenti si rischia di andare incontro a un’altra crisi. Non è stato un lapsus. E nemmeno la scelta di tempo è un caso. Mancano pochi giorni alle elezioni europee. La Merkel, che ha persistentemente sottovalutato la portata di questa crisi, è arrivata inevitabilmente al punto in cui l’autocompiacimento lascia posto al panico.
Il sistema bancario tedesco è uno dei più malmessi. L’economia quest’anno subirà una contrazione di circa il 5-6 per cento. E perfino adesso la paura dell’establishment tedesco si concentra sull’incremento del deficit di bilancio e sull’inflazione. Quando sono stato a Berlino già quest’autunno sentivo tutti parlare di strategie di rientro del deficit.
Politici e funzionari sono nel panico per un aumento relativamente piccolo del deficit. A giudicare dai suoi commenti,la Merkel è una fedele seguace della corrente di pensiero che dà la colpa di tutto quello che va storto agli infedeli dell’establishment monetario anglosassone, gente innamorata dell’inflazione.
Come reagirà la Bce? La banca più indipendente del mondo quasi sicuramente ubbidirà all’ordine politico diretto proveniente dalla leader dello stato più importante della zona euro. Non ha senso iniziare uno scontro. Se la Bce si spingesse oltre un programma già annunciato di acquisti di obbligazioni garantite per 60 miliardi, tutti lo interpreterebbero come una dichiarazione di guerra contro la Germania. In questo caso l’Unione monetaria avrebbe le ore contate.
 curioso che sia proprio la Germania a mostrarci i limiti dell’indipendenza della Bce. Ma perché la Merkel dovrebbe preoccuparsi di quello che fanno la Fed e la Banca d’Inghilterra?La mia interpretazione è che ha paura di una crescita dell’inflazione globale, che metterebbe l’Europa sotto pressione. La Bce potrebbe trovarsi a dover scegliere tra accettare una massiccia rivalutazione dell’euro, che penalizzerebbe la ripresa, o un impopolare aumento dell’inflazione. La massima sostenitrice dell’approccio "ognuno per sé" alla gestione della crisi viene a dire al mondo che oraè disponibile a un coordinamento globale, a patto che sia funzionale ai suoi interessi interni. un approccio che manca di credibilità. Lo scenario più probabile è una dannosa divergenza politica fra le due sponde dell’Atlantico.