Fabrizio Galimberti, ཿIl Sole-24 Ore 4/6/2009;, 4 giugno 2009
L’AUSTRALIA DRIBBLA LA RECESSIONE
«La recessione che dovevamo avere »: così l’allora primo ministro australiano Paul Keating descrisse la crisi dell’economia nei primi anni Novanta. «La recessione che non c’è stata»: così alcuni cominciano a descrivere la tenuta dell’economia australiana mentre l’economia mondiale è dissanguata da una globale debolezza. Ieri l’Istat australiano – l’Australian bureau of statistics – ha rilasciato i dati di contabilità nazionale per il primo trimestre di quest’anno, e sono dati inaspettatamente positivi: l’economia è cresciuta dello 0,4% rispetto al trimestre precedente (e anche rispetto al primo trimestre dell’anno scorso).
«La recessione che dovevamo avere» – una frase audace per un governante – si riferiva alla necessità di stroncare un’inflazione allora crescente e riportare a livelli maneggiabili il deficit corrente con l’estero. Era una necessità dovuta a problemi interni. Ma la minaccia di recessione che l’Australia si è trovata ad affrontare oggi veniva da fuori, e sembrava che dovesse portare a «la recessione che dobbiamo subire». Così non è stato (finora), principalmente grazie alla possente azione di pronto soccorso messa in opera da governo e banca centrale.
La Reserve Bank ha tagliato i tassi di 4,25 punti in sette mesi, portandoli al 3% (un livello insolitamente basso per l’Australia, che deve sempre preoccuparsi di uno strutturale deficit corrente con l’estero). E il governo, prima a ottobre e poi nei mesi scorsi, ha messo sul piatto della bilancia stimoli per 52 miliardi di dollari (circa il 5% del Pil australiano). Stimoli che, ricalcando meritoriamente il modello americano, sono in parte diretti al sostegno del reddito delle famiglie, e in parte destinati a miglioramenti infrastrutturali (e di capitale umano) destinati a innalzare il potenziale di crescita dell’economia. Una saggia politica di bilancio aveva portato il budget in surplus prima della crisi, e l’Australia ha potuto permettersi quindi di essere pronta e generosa nel soccorso di finanza pubblica. Per un paese indebitato come l’Australia (il debito estero è intorno ai due terzi del Pil e il tasso di risparmio delle famiglie era quasi nullo, come quello americano) la riduzione dei tassi di interesse ha messo soldi nelle tasche delle famiglie (la maggior parte dei mutui sono a tasso variabile). E anche se, come dice il ministro del tesoro Wayne Swan, la recessione globale non ha esaurito la sua forza d’urto, è pur vero che le misure di stimolo hanno ancora effetti da smaltire.
La miglior tenuta dei prezzi delle materie prime, assieme alla crescita ancora robusta dell’economia cinese (grande partner commercia-le), fanno pensare che l’Australia, unica fra i paesi avanzati, possa evitare l’onta della recessione.