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 2009  giugno 04 Giovedì calendario

BERNANKE: ALLARME DEFICIT

Ben Bernanke lancia un nuovo monito: il prezzo del salvataggio dell’economia dalla più grave recessione e crisi finanziaria dagli anni Trenta non può essere lo sconquasso dei conti pubblici. Il presidente della Federal Reserve, chiamato dalla commissione budget della camera, ha chiesto ai parlamentari e all’amministrazione Obama di impegnarsi subito a ridurre un deficit che quest’anno arriverà a 1.850 miliardi di dollari e a riportare il paese sulla strada del rigore. Altrimenti, ha detto, il rischio è perdere la fiducia dei mercati e covare future crisi.
Bernanke ha anche difeso a spada tratta gli straordinari interventi di salvataggio economico oggi in corso, rispondendo ai critici che temono le iniziative della banca centrale siano eccessive. Martedì il cancelliere tedesco Angela Merkel, prendendo di mira le iniezioni di liquidità e i crescenti poteri di intervento della Fed, aveva invocato un ritorno a politiche «ragionevoli» e di «indipendenza delle banche centrali ». Bernanke ha fatto sapere di essere a «proprio agio» con le scelte compiute e «rispettosamente » in disaccordo con Merkel: «Gli Stati Uniti e le economie globali, Germania compresa, hanno fatto i conti con una straordinaria combinazione di crisi finanziaria e seria recessione ». Bernanke ha aggiunto che tutt’ora «affrontano eccezionali problemi nel breve periodo e azioni incisive sono necessarie e appropriate». E che una ripresa sarà solo «graduale», con continue difficoltà per l’occupazione.
Bernanke non è proprio agio, però,con l’esplosione dei deficit. Tanto da avvertire che il paese non può continuare a indebitarsi «all’infinito» e che la Fed non lo salverà semplicemente stampando denaro. «Se non dimostriamo un forte impegno alla responsabilità fiscale nel lungo periodo - ha detto- non avremo né stabilità finanziaria né crescita sana». Il presidente della Fed ha illustrato con una cifra le dimensioni della sfida: il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo passerà dal 40% alla vigilia della crisi al 70% nel 2011, un record nel Dopoguerra. Oltre che per il sostegno all’economia, i conti pubblici finiranno sotto pressione a causa dei costi del sistema pensionistico federale (social security) e dell’assistenza sanitaria per gli anziani (Medicare), senza contare le risorse richieste da una riforma voluta dalla Casa Bianca per offrire copertura sanitaria a tutti gli americani. Barack Obama, per tenere conto degli allarmi sul bilancio, ha messo nero su bianco il traguardo di un deficit dimezzato nel 2013, ma si addensano i dubbi sulla possibilità di raggiungere il traguardo.
Bernanke ieri ha denunciato come i mercati, attraverso scosse nel mercato obbligazionario che hanno spinto i prezzi al ribasso e i rendimenti al livello più elevato in cinque mesi, abbiano già percepito i nuovi rischi. «Questi movimenti sembrano rispecchiare la preoccupazione per il deficit » ha detto, aggiungendo: «Mantenere la fiducia dei mercati richiede che, come paese, cominciamo a pianificare il ritorno a un equilibrio di bilancio». Di recente anche la Cina, grande investitore in titoli statunitensi, ha espresso nervosismo, che il segretario al tesoro Tim Geithner ha cercato di alleviare durante una visita a Pechino questa settimana.
Sullo stato dell’economia,Bernanke ha ribadito di aspettarsi schiarite, ma deboli: la crescita dovrebbe tornare entro fine anno, come fanno sperare il disgelo in alcuni segmenti dei mercati ei passi avanti compiuti dalle banche. I 19 istituti sottoposti a stress test per esaminarne la solidità sono riusciti a rastrellare in un mese 85 miliardi di dollari, spesso più di quanto ordinato dalle autorità. Numerose banche si servono meno di programmi di soccorso e alcune, forse una decina, potrebbero ottenere la prossima settimana l’autorizzazione a restituire gli aiuti ricevuti dal Tarp, lo speciale fondo del tesoro nato per ricapitalizzare le banche. Una batteria di dati ha confermato il quadro di una crisi profonda, pur se con speranze di una fuoriuscita, deprimendo la Borsa. Gli ordini alle fabbriche sono aumentati dello 0,7% in maggio, ma il settore dei servizi si è contratto, con l’Ism a quota 44. E il sondaggio Adp sull’occupazione nel settore privato ha mostrato la perdita di 532mila posti di lavoro.