Marco Del Corona, Corriere della sera 3/6/2009, 3 giugno 2009
KIM-JONG-IL INCORONA IL FIGLIO MINORE
Il «Caro Leader» sceglie Jong-un, 26 anni. Ha studiato in Svizzera
HONG KONG – Il test atomico, i missili sparati verso il mare, le minacce alla Corea del Sud e al mondo intero: che l’escalation militare e propagandistica del Nord avesse motivazioni interne, e non solo di rapporti con gli Usa, era convinzione di parecchi analisti. Ieri le indiscrezioni finite su due giornali di Seul e affidate a un deputato hanno dato ragione a chi intravedeva nelle grandi manovre nordcoreane qualcosa di più di semplici intimidazioni. Kim Jong-il avrebbe davvero scelto l’erede. il figlio Kim Jong-un e l’indicazione del successore nella dinastia stalinian- confuciana è avvenuta in occasione dell’esperimento nucleare sotterraneo del 25 maggio. Una grande prova di potenza militare con cui coronare il passaggio di consegne – in prospettiva – al più giovane dei rampolli.
Un margine di incertezza rimane, perché la Corea del Nord resta fedele alla sua opacità. Tuttavia le indicazioni collimano con le indiscrezioni di gennaio. Jong-un, che sarebbe nato nel 1983 o nell’ 84, era già considerato il papabile fra i tre figli di Kim Jong-il. Lui stesso era stato indicato come successore dal padre Kim Il-sung attraverso un lungo processo di legittimazione, cominciato all’inizio degli anni Settanta e culminato con la morte del Grande Leader, 1994. La scelta di Kim Jong-il è stata più laboriosa. «Il primo prescelto – racconta al Corriere da Seul uno dei ricercatori di punta del Korea Institute for Defense Analyses, Baek Seung-joo – era il primogenito Jong-nam, nel 1996, ma il Caro Leader è rimasto deluso dai suoi comportamenti», come la volta che si è fatto scoprire con passaporti falsi all’aeroporto di Tokio, sulla via di Disneyland. «Nel 2002 – aggiunge Baek – Kim Jong-il aveva provato con il secondo, Jong-chul, ma lasciò perdere a fine 2005. Per Jong-un dunque l’investitura è una sorta di esame. Verrà messo alla prova, e il test durerà finché tiene la salute del padre».
Accanto a sé, come una specie di tutore, Jong-un avrà lo zio Jang Song-taek, che Kim Jong-il ha voluto come reggente durante la propria malattia e che anche adesso – sostengono gli osservatori della Corea rossa – è di fatto il numero due. La concomitanza fra la nomina e i test atomici e missilistici serve a saldare l’immagine del ragazzo alle forze armate, spina dorsale del regime. Rafforzarlo agli occhi dei generali è indispensabile. Jong-un ha studiato in Svizzera, conosce le lingue (inglese, francese, tedesco) e secondo alcune voci pare sia appassionato di basket Nba come il padre (ma non si riesce a immaginare i due Kim seduti accanto a guardare e commentare cameratescamente le gesta dei campioni americani…): non proprio il profilo di un guerriero. Ecco allora l’esigenza di accompagnare l’investitura con una serie di imprese bellicose. Secondo l’analisi di uno specialista cinese, Zhang Liangui, che lavora con la Scuola centrale del Partito comunista, Kim Jong-il vuole risolvere tutte le pendenze per evitare di lasciare al figlio questioni aperte: fare della Nord Corea una potenza nucleare, affinare l’arsenale balistico, rettificare a proprio vantaggio la frontiera marittima con la Corea del Sud. Tutto ciò spiegherebbe il gran movimento segnalato intorno alle basi missilistiche nordcoreane e l’alta probabilità che siano imminenti nuovi test (anche nucleari). E giustificherebbe gli ordini dati alle unità della marina di Pyongyang di raddoppiare il carico di munizioni e di allontanare imbarcazioni da pesca da ampi settori del Mar Giallo. Arriva l’erede, arrivano i fuochi d’artificio.