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 2009  giugno 03 Mercoledì calendario

La Francia lancia il bollino antiritocchi sulle foto delle star - Qual è la vera Reese Witherspoon, l’insi­gnificante ragazzina con la bazza, fotogra­fata al naturale a Londra, in marzo? Oppu­re l’attrice sofisticata e levigata in coperti­na di Vogue di novembre? O ancora la fan­ciulla angelicata e di puri lineamenti, spari­ti mentone e rughe, di Marie Claire febbra­io 2009? Miracoli della moderna tecnologia che riescono a fare della stessa persona tre figu­re che più diverse non si può: dove non ar­riva madre natura o una intensa capacità di mimetica attoriale, arriva in un baleno una tecnica facile da usare come un moder­no pennello, che lavora sulla fotografia ori­ginale e toglie fatica e rughe, ripiana i visi meglio del botulino e elimina magagne più di ogni celebrato chirurgo

La Francia lancia il bollino antiritocchi sulle foto delle star - Qual è la vera Reese Witherspoon, l’insi­gnificante ragazzina con la bazza, fotogra­fata al naturale a Londra, in marzo? Oppu­re l’attrice sofisticata e levigata in coperti­na di Vogue di novembre? O ancora la fan­ciulla angelicata e di puri lineamenti, spari­ti mentone e rughe, di Marie Claire febbra­io 2009? Miracoli della moderna tecnologia che riescono a fare della stessa persona tre figu­re che più diverse non si può: dove non ar­riva madre natura o una intensa capacità di mimetica attoriale, arriva in un baleno una tecnica facile da usare come un moder­no pennello, che lavora sulla fotografia ori­ginale e toglie fatica e rughe, ripiana i visi meglio del botulino e elimina magagne più di ogni celebrato chirurgo. il Photo­shop, che porta ogni attrice, modella o aspirante tale, a livelli di irraggiungibile perfezione, complice una serrata collabora­zione fra fotografo, sistema dei media e ar­mi digitali. La rincorsa al corpo idolatrato e patinato ha ormai raggiunto una tale sofi­sticazione da far nascere all’interno stesso del sistema la reazione. E difatti un fotogra­fo di fama come Peter Lindbergh che ha sempre resistito all’orgia del Photoshop, ha cercato di agire sulle coscienze delle ce­lebrities, convincendone un bel numero a posare senza trucco e senza trucchi, come ha raccontato al New York Times. Risulta­to: il numero di aprile di Elle France, titolo Star sans fard, dove Monica Bellucci, Sophie Marceau, Eva Herzigova, Charlotte Rampling, Chiara Mastroianni si offrono al suo obiettivo senza nessun filtro, in una specie di inedita seduta di bellezza-verità. «Non mi piace che la bellezza di questo ini­zio millennio si debba raccontare attraver­so il ritocco spietato. Trattate in quel modo sembrano tutte arrivate da Marte». Piccoli segnali e retropensieri che agitano la socie­tà dello spettacolo e della comunicazione. E in Francia l’uscita di quel numero ha toc­cato un nervo talmente scoperto da provo­care la reazione di alcuni funzionari del mi­nistero della Salute che hanno lanciato una proposta alle riviste patinate: trovare il mo­do di segnalare con una specie di bollino, come per i surgelati, quando e quanto i lo­ro prodotti, pardon, le fotografie, siano sta­te trattate o ritoccate. E d’altra parte già da tempo un’attrice famosa più per la sua bravura che per la sua magrezza, Kate Winslet, lamenta che i giornali hanno il vizio di assottigliarla, è successo con GQ, poi con Vanity Fair Usa: fate quello che volete invoca, ma almeno segnalate che non sono del tutto io! Solo qualche settimana prima di Lind­bergh un altro fotografo di fama interna­zionale, l’italiano Paolo Pellegrin, specia­lizzato in reportage, era stato chiamato dal supplemento del New York Times per fotografare al naturale alcune star come Brad Pitt, Penelope Cruz e Sean Penn, tito­lo Senza make up. « chiaro che il Photo­shop ormai è un passaggio obbligato per tutti, è la camera oscura digitale; un conto però è usarlo, un conto abusarne. Il segre­to è usarlo al minimo». Peccato invece che da quando Mert and Marcus, i due fotografi che per primi ave­vano dato dignità e cornice artistica al­l’uso della manipolazione estetica nella fo­to, la rincorsa all’abuso del mezzo sia stata sfrenata e spesso senza limiti. Il sistema dei media patinato è tuttora restio a farsi imbrigliare: in una recente intervista a 60 minutes, il direttore di Vogue Anna Win­tour ha difeso il diritto ad avvalersi del Photoshop: «Non vedo perché non debba usarlo se ho una foto di Hillary Clinton», ha detto con perfidia poco solidale. Ma ha anche alzato inni a una foto di Irving Penn che raffigurava con luce naturale e cruda una donna grassa e nuda, apparsa sul suo giornale per illustrare un articolo sui peri­coli dell’obesità: « la classica foto che ob­bliga il lettore a fermarsi» ha riconosciuto Wintour. il segno che il retro pensiero sulla prevalenza della foto-verità avanza.