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 2009  giugno 03 Mercoledì calendario

C’ CONVENIENZA A BRUCIARE LEGNO

Nel settore delle materie prime energetiche è proprio il combustibile più antico, il legno, ad assumere un ruolo emergente. La svedese Vattenfall, la tedesca Rwe e la statunitense American Electric Power hanno già convertito a legno alcune loro centrali elettriche a carbone e altre ne trasformeranno. Heinrich Unland,
ceo della tedesca Novus Energy, che gestisce una centrale a legno presso Amburgo, ne è convinto: «L’importanza del legno come fonte di energia sta crescendo molto rapidamente e lo farà divenire una commodity globale, come il petrolio».
Le biomasse, in particolare chips e trucioli di legno, sono efficienti come il carbone e più economici, dice Unland. Soprattutto, l’Unione Europea non richiede permessi di emissione di CO2 perché gli alberi, prima di essere tagliati, ne assorbono una quantità simile a quella emessa quando vengono bruciati.
Nei dati dell’Agenzia internazionale dell’Energia, che rappresenta 28 paesi Ocse consumatori di petrolio, l’utilizzo di biomasse per energia e riscaldamento è salito del 25% in vent’anni e nel 2006 i paesi industrializzati ne hanno ricavato il 4% della loro energia, equivalente a circa 1,1 miliardi di barili di greggio, quindi 3 milioni di barili al giorno.
Il risparmio sui "crediti" di anidride carbonica è una carta vincente (purché gli alberi abbattuti vengano rimpiazzati) e tutti gli impianti Vatenfall in Danimarca sono in procinto di essere trasformati a biomasse, inizialmente con la tecnica di co-firing, che miscela chips di legno con il carbone. Analoghi test sono in corso all’American Electric dell’Ohio, il più forte inceneritore di carbone degli Usa, che vede nel legno «la più consistente parte della soluzione per arrivare all’energia pulita», come ha detto Bracken Hendricks, consulente per l’energia del presidente Barack Obama.
Secondo Barclays Capital, il costo complessivo dei permessi di emissione per gli "inquinatori" della Ue arriverà a 425 miliardi di euro per il 2020, una cifra che spiega l’interesse verso il legno. Tanto più che i costi per un megawatt, secondo Unland, sono simili a quelli del carbone.
Qualche limitazione però c’è. La prima è dell’offerta di chips, insufficiente a soddisfare una domanda in forte crescita. La seconda riguarda le aree boschive mondiali: il tasso di utilizzo delle foreste ”per bruciarle o per dedicare aree ai pascoli o ad altre coltivazioni – le riduce ogni anno di una superficie pari a quella della Grecia.