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 2009  giugno 02 Martedì calendario

BANCHE CONTRO LA RIFORMA DEI DERIVATI

Già lo scorso ottobre, quandoil mercato finanziario sembrava sprofondare sotto una montagna di derivati e titoli più o meno tossici, le banche americane organizzavano la resistenza. A Washington si iniziava a pensare di regolamentare il gigantesco mercato dei derivati, ma un gruppo di istituti di credito – tra cui JP
Morgan, Goldman Sachs, Citigroup e Bank of America –
organizzava la lobby per frenare la riforma. A rivelarlo è stato ieri il «New York Times», secondo cui questo gruppo di banche ha assoldato l’avvocato Edward J. Rosen con questo obiettivo. In ballo c’è un mercato gigantesco: secondo le rilevazioni effettuate dall’Isda a fine 2008 i derivati ammontano a 450mila miliardi di dollari, quasi otto volte il Pil del mondo intero. Ebbene: una parte del mondo politico vuole più regole e trasparenza su questa montagna, una parte delle banche vuole invece mantenere salvaguardare lo status quo.
Del problema del mercato dei derivati si parla da anni, perché non è regolamentato. Non esiste una Borsa, non esiste una cassa di compensazione e garanzia: gli scambi sono sostanzialmente tutti effettuati via telefono dagli operatori. La trasparenza, insomma, è minima. E proprio questo ha sempre assicurato alle banche grandi utili. così che il mercato dei derivati si è sviluppato, in pochi anni, in maniera esponenziale: si pensi che a fine 2000 ammontava solo a 63mila miliardi e che strumenti come i credit default swap praticamente non esistevano. Ma quando è scoppiata la crisi finanziaria – causata in gran parte dall’ingegneria finanziaria e dai derivati stessi – il mondo politico chiede una maggiore regolamentazione.
L’amministrazione Obama è di questo avviso. Il ministro del Tesoro Usa, Timothy Geithner, a metà maggio ha presentato una proposta di riforma che prevede la creazione di un mercato elettronico per la contrattazione dei derivati e che prevede una cassa di compensazione e garanzia. L’obiettivo è di rendere più sicuro e più trasparente questo settore. Il presidente della Sec, Mary Shapiro, ha poi auspicato la formazione di un sistema di monitoraggio dei prezzi, simile a quello creato nel 2002 per le obbligazioni aziendali. Al Congresso Usa giacciono poi altre proposte, ancora più stringenti. Tutto questo, secondo le prime stime a spanne, potrebbe dimezzare i profitti degli intermediari sui derivati.
 anche per questo che le banche stanno facendo resistenza. Sostengono che un’eccessiva regolamentazione sui derivati finirebbe per soffocare un mercato che, se usato correttamente, serve per sparpagliare e dunque ridurre i rischi di credito, di tassoe di valuta. In un documento riservato – rivelato dal «New York Times » ieri – il rappresentante delle banche in questa partita, Rosen, ha proposto che i partecipanti al mercato siano supervisionati dalla Federal Reserve Board. I maligni ricordano che questo organismo è sempre stato abbastanza tollerante. Rosen argomenta anche che i contratti derivati sono spesso creati su misura per i clienti, per cui sono difficilmente standardizzabili e quotabili su Borse regolamentate. Il Senatore democratico Tom Harkin ribatte: «I geni matematici che hanno creato questi strumenti possono, anche inventare il modo per renderli standandardizzati ». La battaglia è iniziata.