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 2009  giugno 02 Martedì calendario

QUELLA TASSA CHE IN CITT POCHI PAGANO

Anche senza l’aumento del 35-40% che si è incagliato in Consiglio comunale, il "servizio" palermitano della raccolta rifiuti avrebbe un costo record per i cittadini: 180 euro pro capite in media, contro i 176 di Milano e i 154 di Torino (che però, secondo l’ultimo rapporto Legambiente, primeggia tra le grandi città con il 38,9% di raccolta differenziata, mentre Palermo è ferma a un imbarazzante 3,9%). Il confronto, tuttavia, vale solo sulla carta, perché i bilanci del capoluogo siciliano raccontano un’altra storia.
Negli ultimi cinque anni fotografati dai certificati consuntivi, infatti, il Comune ha accertato, cioè ha messo a bilancio, 569 milioni di euro, ma ne ha raccolti 347, in lunghi anni in cui i pagamenti nell’anno di competenza si sono fermati a poche migliaia di euro. Il 39% delle entrate, poi, manca del tutto all’appello. Frutto di un’evasione generalizzata che nel clima incendiario di questi giorni pre-elettorali ha dato il via al tutti contro tutti. Mimmo Russo, capogruppo in Consiglio comunale dell’Mpa che si è opposta ai progetti di aumento della tassa, ha elencato tra gli evasori i commissariati di polizia, le caserme dei carabinieri e la stessa Amia, l’azienda che gestisce il servizio. Maurizio Pellegrino, del Pd, ha puntato invece il dito contro la fondazione Teatro Massimo, che sarebbe responsabile di un’evasione da 101mila euro: a presiedere la fondazione è il sindaco Cammarata. Del resto lo stesso Sebastiano Bavetta, il docente di economia dell’ateneo palermitano che dal febbraio 2007 prova a curare i conti comunali, nell’avviare la lotta all’evasione ha guardato prima di tutto in casa: «Abbiamo cominciato a lavorare sui dipendenti comunali e delle società partecipate – spiega – dove i dati registrano un’intensità maggiore, e ora contiamo di estendere l’indagine ai lavoratori delle altre istituzioni».
La vicenda degli strani conti palermitani, però, è lunghissima, e ha superato senza un graffio i cambi di casacca politica delle amministrazioni comunali. Per esempio nel 2000, ultimo anno di Leoluca Orlando alla guida di Palazzo delle Aquile, il Comune accertò 69 milioni di euro di entrata per lo smaltimento rifiuti, ma vide arrivare in cassa la miseria di 15mila euro. Ad accompagnarli c’erano 4,6 milioni dell’anno precedente, quando però i milioni ac-certati erano stati 66. L’abisso fra speranza e realtà e continuato con il Comune commissariato e con l’arrivo di Cammarata, il sindaco di Forza Italia rieletto trionfalmente nel maggio di due anni fa.Anche l’altro megaaumento, quello del 75% varato nel 2006, non ha cambiato il quadro: gli accertamenti sono balzati sopra quota 120 milioni, ma le riscossioni dell’anno si sono fermate a 442mila euro: giusto i soldi per pagare qualcuna delle missioni internazionali dei dirigenti Amia su cui ora indaga la procura.
La prima (e finora unica) svolta si registra nei conti del 2007, ma più che a Palermo nasce a Roma: con la riforma della riscossione, che ha migliorato un po’ ovunque la puntualità delle entrate e che nelle situazioni più disastrate si è fatta sentire con più evidenza. Ma in queste condizioni è lo stesso assessore Bavetta a riconoscere che la lotta all’evasione da sola non basta.
La chimera, prevista fin dalla legge Ronchi del ’97 ed eternamente rimandata dalle proroghe arrivate puntuali ogni anno, è il passaggio dalla tassa alla tariffa, che distribuisce in maniera più equa i conti da pagare ma impone per legge «la copertura integrale dei costi». Oggi, secondo il Comune, le entrate pagano circa il 60% dei costi, un livello analogo a quello medio regionale già denunciato come «insostenibile» da tante relazioni della Corte dei conti. L’ultima, arrivata nel 2007, ha fatto i conti di sette anni di «emergenza rifiuti» regionale: 250 milioni di spese, 40 milioni serviti ai soli stipendi della struttura commissariale, mentre la produzione di rifiuti aumentava e la raccolta differenziata rimaneva inchiodata al 5%. Oggi la confusione è troppa per ragionare di strategie, ma il problema della copertura dei costi si ripresenterà puntuale. Come si risolve: «Ci dovremo ragionare – spiega Bavetta – e se ci saranno le condizioni potremo tornare sugli aumenti».