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 2009  giugno 02 Martedì calendario

LA FRANCIA AIUTA CHI LAVORA

Per alcuni è una sorta di rivoluzione, il tentativo di rendere più giusto ed efficace lo Stato assistenzialista alla francese: un vecchio sogno di Nicolas Sarkozy. Per altri, invece, soprattutto per tanti politici di sinistra, all’opposizione, si tratta solo di un nuovo modo di offrire manodopera a buon mercato agli imprenditori e di accrescere il precariato. Da ieri, fra critiche e speranze, è entrato in vigore un nuovo sistema di aiuti per chi in Francia è disoccupato o percepisce uno stipendio che lo colloca sotto la soglia di povertà.
Ha visto così la luce l’Rsa (revenu de solidarité active), un contributo che sostituisce l’Rmi, il reddito minimo garantito, introdotto vent’anni fa, quando in Francia il potere era nella mani dei socialisti e presidente era François Mitterrand. L’Rmi rappresentava la sovvenzione destinata a chi era rimasto senza lavoro e che non percepiva più il sussidio di disoccupazione, fino a due giorni fa un 1,2 milioni di beneficiari. Da ieri ricevono l’Rsa,un contributo analogo a quello precedente, ma che aumenterà sensibilmente se l’assistito accetterà di lavorare.
Un esempio. L’Rmi per un single senza figli a carico ammontava a 450 euro al mese. Se con il sistema precedente accettava un posto part time ai minimi sindacali, guadagnava 500 euro netti. Come dire: la maggior parte degli interessati restava volentieri disoccupato. L’Rsa, invece, porta il reddito percepito a 760 euro.
L’altra grande differenza rispetto all’Rmi è che l’Rsa andrà a beneficiare, sotto forma di contributi aggiuntivi al reddito, pure chi è attivo, ma percepisce un salario troppo basso, compresi lavoratori autonomi e coltivatori diretti, due categorie altamente rappresentate fra i nuovi poveri di Francia. In totale saranno così tre milioni le persone a ricevere il sussidio, che allo stato costerà 9,8 miliardi di euro l’anno, 1,5 in più rispetto all’Rmi. Questa differenza verrà finanziata mediante un’addizionale dell’1,1%sui redditi da capitale, che nelle intenzioni del governo di centro-destra colpirà i più ricchi.
Anche per questo motivo la riforma viene considerata da vari esperti francesi «di sinistra ». A pensarla, d’altra parte, è stato Martin Hirsch, già alto funzionario pubblico proprio al servizio della sinistra, ma che dal 2007 è, per volontà di Sarkozy, alto commissario responsabile delle «solidarietà attive »: insomma, chiamato a riformare lo stato assistenzialista dall’attuale maggioranza. Hirsch aveva collaborato perfino con Martine Aubry, adesso alla guida del Partito socialista e ministro del Lavoro dal 1997 al 2000. A lungo vicino all’Abbé Pierre, Hirsch dal 2002 al 2007 è stato addirittura presidente di Emmaus France, associazione per la quale ha sempre lavorato come volontario.
Ieri, comunque, a spegnere i facili entusiasmi sulla riforma ha contribuito Benoit Hamon, portavoce del Partito socialista: «L’Rsa darà un po’ disollievo ad alcune famiglie, ma soprattutto renderà disponibile alle imprese manodopera più flessibile e meno cara». «Con l’Rmi muore l’assistenzialismo, con l’Rsa arriva finalmente un’incitazione a lavorare», gli ha risposto Frédéric Lefebvre, portavoce dell’Ump, il partito conservatore. «Il nuovo sistema - ha aggiunto - migliora la situazione dei più poveri, materialmente. Ma anche moralmente». Per quasi 18 mesi l’Rsa è già stato sperimentato in 34 province su 15.700 volontari. Con buoni risultati: un quarto delle persone che hanno ricominciato a lavorare grazie al nuovo contributo avevano ricevuto l’Rmi ininterrottamente per almeno quattro anni. Senza mai aver accettato un impiego.