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 2009  giugno 02 Martedì calendario

LA CHRYSLER «PULITA» PASSA A FIAT

Il Tribunale fallimentare del Southern district di New York dà via libera all’alleanza Fiat-Chrysler. Con un provvedimento di 47 pagine, depositato alle 23.15 del 31 maggio, il giudice Arthur Gonzales ha accettato i termini dell’operazione che comporterà il trasferimento delle attività della più piccola delle case di Detroit a una newco, la quale contemporaneamente rileverà alcune passività della vecchia società e verserà a quest’ultima 2 miliardi di dollari in contanti che serviranno a ripagare creditori privilegiati esposti per 6,9 miliardi di dollari. Da parte sua Fiat trasferirà tecnologia, know-how e accesso a mercati esteri e in cambio otterrà il 20% della nuova Chrysler (con l’opzionedi rilevare un ulteriore 31% a determinate condizioni), a fianco dei lavoratori (55%), del Tesoro Usa (8%) e del Governo canadese (2%).
L’alleanza con Fiat, sottolinea il dispositivo, non solo era l’opzione preferita dalla casa automobilistica in difficoltà, ma era anche «l’unica alternativa all’immediata liquidazione di Chrysler». Ipotesi, che secondo l’advisor del gruppo, Capstone, non avrebbe portato a realizzare più di 800 milioni di dollari, a fronte di oltre 55 miliardi di debiti a fine 2008. Oltretutto con le sinergie, osserva il giudice fallimentare Usa, la nuova combinazione «può valere ben più della somma delle parti », e comunque la soluzione autorizzata «eccede il valore della liquidazione».
La decisione del Tribunale fallimentare potrebbe concludere dunque l’amministrazione controllata di Chrysler nel tempo record di un mese, salvo che il ricorso in appello preannunciato dai tre fondi dell’Indiana, esposti per 42 milioni di dollari, non imponga un rallentamento. In questi casi, prima di una nuova pronuncia del Tribunale, dovrebbe scattare una pausa di dieci giorni, che i legali di Chrysler tenteranno comunque di abbreviare. Anche perchè il tempo stringe. L’accordo, infatti, deve essere ratificato entro il 15 giugno, con l’estensione di un mese per ottenere il via libera dell’Antitrust, perchè in caso contrario Fiat avrebbe la possibilità di recedere.
I tre fondi pensione dei dipendenti pubblici dell’Indiana, che contestano la proposta di rimborso delle loro obbligazioni a 29 centesimi per dollaro, si sono opposti davanti al giudice sostenendo l’illegittimità dell’intervento del Tarp, il fondo governativo inizialmente destinato al sostegno del sistema bancario nazionale, e una fretta "artificiosa" nella conclusione dell’accordo con Fiat. Ma, come emerso nelle tre giornate di udienze-fiume, Chrysler aveva cercato invano per oltre un anno un acquirente, trattando con Gm, Nissan, Hyundai, Toyota, Volkswagen, Tata, Gaz, Mitsubishi, Honda, Beijing Automotive, Tempo international, Hawtai, Chery e persino con il gruppo Magna, che poi si è aggiudicato la gara in Germania per la Opel. Alla fine la sola proposta concreta sul tavolo è rimasta quella diFiat,e nessun’altra offerta è arrivata nel frattempo a scongiurare il baratro del fallimento. A opporsi all’operazione anche 300 concessionari tagliati fuori dalla rete di distribuzione della nuova Chrysler.
A fronte delle opposizioni, il giudice Gonzales aveva sottolineato l’esigenza di procedere in tempi spediti per non danneggiare il valore degli asset, osservando inoltre che i Governi degli Stati uniti e del Canada hanno convenuto che «il salvataggio dell’industria automobilistica fosse nei loro rispettivi interessi nazionali, allo stesso modo con cui il Tesoro Usa aveva stabilito che fosse nell’interesse nazionale proteggere le istituzioni finanziarie». Allo stesso tempo Gonzales ha osservato che le argomentazioni sottostanti a molte delle opposizioni «non sono contro l’interventodel Governo», bensì a favore di un intervento che tuteli ogni parte all’interno dell’industria automobilistica «e non limiti invece la protezione agli interessi che il Governo percepisce come essenziali alla sopravvivenza di una "nuova Chrylser" di successo».
Per le due case gemellate, il difficile comunque comincia ora. Il mercato dell’auto Usa, secondo stime raccolte dall’agenzia Bloomberg, avrebbe subìto a maggio un tracollo del 35%, con Chrylser che avrebbe riportato un dimezzamento delle vendite. Secondo i dati presentati in Tribunale, prima del Chapter 11, il gruppo, con 32 stabilimenti e 55mila addetti, aveva una produzione di 2 milioni di veicoli all’anno e vendite per il 72% concentrate negli Usa. In profondo rosso i conti: 16,8 miliardi di dollari le perdite del 2008 su un fatturato di 48,5 miliardi. Per Fiat il problema è come raggiungere il target di produzione di 6 milioni di auto all’anno dopo il dissolversi dell’ipotesi Opel. Gli analisti guardano a Peugeot, che però finora si è sottratta alle avance.
Da Chrysler intanto arrivano note di soddisfazione. «Il lavoro con Fiat é già in corso per lo sviluppo di una nuova generazione di vetture di elevata qualità, ecocompatibili ed efficienti nei consumi », sottolinea il gruppo guidato da Bob Nardelli, che rassegnerà le dimissioni per lasciare il volante a Sergio Marchionne. «Attraverso il grande lavoro svolto e la lungimiranza di molte sue parti costituenti ”ha osservato Nardelli – Chrysler inizierà presto le sue attività con significativi vantaggi strategici: una struttura salariale per dipendenti e pensionati competitiva, una riduzione del debito, una rete di concessionari razionalizzata e solidi accordi con i fornitori ».E l’alleanza con Fiat permetterà di disporre di «prodotti complementari, cooperazione tecnologica e una più forte distribuzione globale ». «Questo capitolo della storia Chrysler è stato estremamente difficile – conclude Nardelli – ma ora clienti, dipendenti e fornitori possono voltare pagina».