Maria Bianucci, ཿIl Sole-24 Ore 1/6/2009;, 1 giugno 2009
IL GIOIELLO SI SCOPRE ECOSOSTENIBILE
«Conosco i sacrifici chiesti alla Terra per fornirci le materie prime necessarie alla nostra attività. E ad un certo punto non mi sono più sentito a mio agio». Luca Ghelardi Tarducci, classe 1965, bisnonno e nonna gioiellieri, studi artistici e una passione per l’Oriente, presenta in questi giorni la sua prima collezione battezzata Ecojewel.Un fiore, l’ibisco, declinato in argento di recupero su anelli, orecchini, collier e bracciali. Packaging ridotto all’indispensabile e naturalmente in solida carta riciclata. Fondo giallo contornato da un filo nero per il logo, a segnalare che se vogliamo un futuro occorrono attenzione e scelte consapevoli.
«Faccio il gioielliere da vent’anni – racconta Ghelardi Tarducci – sono stato consulente di grandi marchi per i quali mi sono occupato di tutto, dallo sviluppo del concept al design, alla commercializzazione. A metà anni ’90 ho assistito e, in parte, partecipato, alla delocalizzazione in Asia che ha generato l’ottimizzazione dei processi produttivi ma anche la crescita smisurata che ha finito per saturare il mercato».
Cioè, una crescita insostenibile. «Certo. Impossibile proseguire su questa strada per ragioni ambientali ma anche etiche. Così ho iniziato a pensare come produrre un gioiello nel rispetto del pianeta e delle risorse umane».
Luca Ghelardi Tarducci conosce bene l’intera filiera orafa, sa che per estrarre un carato di diamante occorre trasportare e trattare tonnellate di materiali con un impiego di energia enorme. Sa anche che i diritti di chi lavora nelle miniere e di chi vive nelle zone ricche di metalli o pietre preziose sono solo un’opzione quasi mai rispettata. Percepisce che l’opinione pubblica è sempre più sensibile a questi temi, soprattutto negli Stati Uniti, paese che da solo vale il 40% del mercato orafo. Insomma, bisogna cambiare paradigma. Così nasce il progetto Ecojewel. «Gli scarti di lavorazione dell’argento prodotti dal distretto vicentino mi saranno sufficienti per i prossimi dieci anni. Sono partito da questa considerazione e ho prima definito il processo produttivo che ho localizzato a Vicenza, perché c’è una territorialità delle conoscenze che non va perduta. Qui c’è il laboratorio manufatturiero da cui acquisto gli sfridi, il banco di riaffinazione, il laboratorio che produce gli ecojewel, la logistica e il magazzino. Poi a Milano, dove c’è invece la parte di ricerca e sviluppo e di marketing, ho disegnato i gioielli».
Oggi il valore assegnato ad un monile è mutato rispetto al passato: sono sempre più spesso le donne che decidono gli oggetti della propria seduzione. «Io ho cercato una sintesi tra la memoria e la visione del futuro, la tradizione e il linguaggio digitale. E ho affidato alla leggerezza delle forme il mio messaggio di sostenibilità etica, ambientale ed estetica ».
Perché l’argento? «L’argento è solo l’inizio. Ho scelto il posizionamento più democratico possibile. Per le prossime due collezioni utilizzerò la porcellana e l’ecogem, un materiale di sintesi che ha le stesse caratteristiche fisico-chimiche delle pietre naturali».
Bisogna però non lasciarsi spaventare dalla crisi. «L’Italia, che era leader incontrastato nell’industria orafa,ha perso negli ultimi 7 anni oltre un terzo del mercato. Nel comparto di Valenza, fiore all’occhiello della gioielleria di fascia alta, solo nel 2008 sono state chiuse 400 imprese.L’origine della crisi sta tutta nelle 15mila aziende orafe che, non riuscendo a fare sistema, non sono in grado di giocare una partita su scala globale». Per non parlare dello tsunami finanziario che ha investito ogni settore. «E che impone un cambiamento. Potremmo lasciarci travolgere oppure cavalcarlo. Siamo in una fase ibrida, dobbiamo solo scegliere».
Luca Ghelardi Tarducci la sua scelta l’ha fatta: filiera corta, sostenibile, interamente certificata e tutta «made in Italy». Anche se sul logo di Ecojewel c’è scritto«made in Love».«Significa andare oltre i campanili. Love non è un territorio, è un sentimento universale, una magia che valica i confini. In ogni parte del pianeta».