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 2009  giugno 01 Lunedì calendario

LUCE, GAS E AFFITTI: L’ITALIA IN BOLLETTA RESTA AL BUIO

Lasciar scadere i termini per i pagamenti non è sempre questione di dimenticanza. Cresce il partito del «devo ma non posso», nel senso che proprio non ci sono i soldi per saldare il conto. La crisi economica che ha colpito le famiglie ha raggiunto anche il cuore delle spese, quelle indispensabili come affitto, bollette, servizi.
Bollette
« l’estremo sintomo della difficoltà, il mancato pagamento delle utenze è raro – spiegano dall’Enel ”. Piuttosto si rinuncia ad altro, ma non all’energia elettrica ». Eppure, nel primo quadrimestre del 2009 gli abbassamenti di potenza e i distacchi per morosità prolungata sono aumentati del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, passando da 460mila a 600mila casi. «Il primo avvertimento, oltre all’invio della comunicazione – dice l’Enel – è l’abbassamento di potenza. In pratica viene lasciata una potenza pari al 15% rispetto a quella prevista dal contratto ». Giusto il necessario per fare luce (ma non troppa) e tenere in vita il frigo per non far andare a male il suo contenuto.L’abbassamento della potenza dura al massimo dieci giorni, dopodichè scatta il distacco.
Un modo per evitarlo, suggeriscono le società che forniscono i servizi, è quello di optare per la domiciliazione bancaria, che assicura il pagamento puntuale senza costi aggiuntivi. Secondo l’Abi,nel 2008 sono state 270 milioni le bollette pagate attraverso la domiciliazione.
La morosità nelle utenze non riguarda solo l’elettricità ma anche il gas: secondo i dati dell’Eni, nel primo quadrimestre dell’anno i morosi sono aumentati del 15% rispetto al 2008, passando dal 7% all’8% degli utenti. «Le bollette del gas sono tra le più care – spiega Mauro Zanini, vice presidente di Federconsumatori – e anche per questo le aziende registrano un’impennata nella richiesta di rateizzazione del pagamento, che in alcuni casi arriva fino al raddoppio rispetto all’anno scorso ». Per gas ed elettricità, secondo Zanini, sono «raddoppiate le istanze: mentre prima si chiedeva la rateizzazione per guadagnare tempo, adesso lo si fa perchè proprio non si hanno i soldi necessari».
I morosi sono aumentati nonostante l’abbassamento – dal 1° gennaio ”del costo dell’elettricità e nonostante il bonus energia, a cui però finora hanno aderito solo 800mila famiglie. «Il governo – chiede Zanini ”dovrebbe alzare il tetto dell’Isee previsto, perchè limitare il beneficio a chi ha un indicatore massimo di 7.500 euro lascia fuori troppe famiglie in difficoltà». A giugno, intanto, dovrebbe scattare la tariffa sociale basata sull’Isee anche per il gas. «Sarà un contributo economico più significativo rispetto al bonus energia – anticipa Zanini ”, anche considerando il peso che le bollette del gas hanno sui bilanci delle famiglie ». Basta pensare che in media ogni nucleo spende all’anno 1.100 euro per il metano.
Affitti e spese condominiali
Altro fronte sensibile è quello che investe gli affitti e le spese condominiali. Gli ultimi dati sugli sfratti per morosità forniti dal ministero dell’Interno si fermano al primo semestre del 2008, ma tutte le fonti – associazioni di proprietari e sindacati degli inquilini – dipingono un quadro in peggioramento.
Confedilizia registra aumenti della morosità a Bergamo ( raddoppiata in un anno, ora interessa il 15- 20% degli associati), a Napoli (+15%) e a Firenze (+30% dei ritardi, con i primi accordi di riduzione del canone). E in altre città ”quali Torino,Parma e Genova – vanno in affanno anche le locazioni commerciali e a uso diverso da quello abitativo.
Stesso discorso per l’Asppi, altra associazione di proprietari immobiliari, che rileva una morosità media del 13-15% sui canoni di locazione, con punte del 20% e la prospettiva di un ulteriore aumento nei prossimi mesi. «La capacità di spesa delle famiglie è stata fortemente compromessa, mentre il canone è rimasto invariato », commenta il presidente dell’Asppi, Luigi Ferdinando Giannini.
Quadro difficile anche sul fronte delle spese condominiali.
Un’indagine svolta per Il Sole 24 Ore su un campione di ammi-nistratori condominiali da Harley& Dikkinson – istituto di ricerca e marketing specializzato nel settore immobiliare – dà le dimensioni del problema. Rispetto a ottobre del 2008, quando il 70% degli intervistati dichiarava di aver rilevato un incremento della morosità nei 12 mesi precedenti, la percentuale ora è salita all’80 per cento.
Quanto all’identikit dei "cattivi pagatori", Harley&Dikkinson mette in primo piano le famiglie monoreddito (citate dal 50% del campione), seguite a distanza dai single (20%). C’è da dire, però, che nella maggior parte dei casi la morosità viene "sanata" in tempi ragionevoli, anche se più lunghi rispetto al passato. Il vero problema, se mai, sono i casi di morosità recidiva, in cui il ricorso al decreto ingiuntivo allunga ancora di più i tempi.
Nel condominio, poi, la crisi si fa sentire anche in un’altra forma: la tendenza a rinviare le spese di manutenzione non indispensabili. A ottobre del 2008 tutti gli amministratori dichiaravano di aver fatto svolgere lavori di manutenzione. Ora il dato si ferma all’80 per cento. Un aspetto,quest’ultimo,confermato anche da Carlo Parodi, direttore del centro studi dell’Anaci, associazione di amministratori condominiali: «La tendenza a rinviare le spese è senz’altro più evidente che in passato. Soprattutto per i condomini di livello medio, e per quelli in cui buona parte dei comproprietari ha un mutuo per l’acquisto della casa e sostiene già spese rilevanti».
Mense scolastiche
A Pessano con Bornago, comune dell’hinterland milanese, 22 ragazzini sono rimasti a stomaco vuoto perchè i genitori non pagavano la retta della mensa scolastica.E nel resto d’Italia? La quota di genitori morosi è molto variabile, si va dal 5% di Firenze, al 13% di Milano. La percentuale è sostanzialmente stabile negli anni e almeno finora la crisi non sembra aver influito sulla puntualità di mamma e papà nel corrispondere la retta per la mensa. Al bimbo con genitori morosi per fortuna non viene negato il pasto. La procedura di messa in mora è lunghissima, gli insolventi vengono sollecitati per lettera e poi c’è l’iscrizione a ruolo. Insomma, prima che si neghi un piatto di pastasciutta o una coto-letta il bimbo fa in tempo a finire la scuola dell’obbligo.