3 giugno 2009
TERREMOTI, CONTO DA 135 MILIARDI
Quarant’anni di emergenze e ricostruzioni post-terremoto valgono oltre 135 miliardi di euro. Un impatto economico enorme, che è servito e servirà per ricostruire centinaia di migliaia di edifici distrutti (solo in Irpinia 150mila, in Friuli 85mila, nelle Marche e in Umbria 28mila) e ridare così un tetto a 500mila sfollati. Ma il conto non si ferma qui. A questi oneri, quantificati dalla Protezione civile, si devono aggiungere anche quelli non quantificabili, perché legati a un patrimonio storico, artistico e monumentale pluricentenario.
Dei 135 miliardi oltre 92 sono stati stanziati dallo Stato a partire dal ’68, quando si trattò di fronteggiare l’emergenza nel Belice, fino ad aprile scorso.
A mettere in fila gli stanziamenti statali degli ultimi 41 anni è stato il Servizio studi della Camera. Un’analisi quantitativa che, vista l’ampiezza del periodo considerato e la continua "stratificazione" di norme susseguitesi nel tempo, non può tener conto – sottolineano i tecnici di Montecitorio – di «particolari e specifici interventi finanziari», da ritenersi comunque di ammontare marginale.
L’analisi consente di evidenziare come i sei "grandi" terremoti verificatisi dal Belice all’Abruzzo continuino a impegnare i conti dello Stato (si veda la scheda di sintesi qui a fianco). Il terremoto del Belice, per esempio, esaurirài suoi effetti solo nel 2018, ovvero dopo cinquant’anni esatti dalla scossa che il 15 gennaio 1968 distrusse i comuni delle province di Agrigento, Palermo e Trapani. Con dieci anni di meno si dovrebbero chiudere i conti con il terremoto del 1980, che devastò l’Irpinia e le zone limitrofe.
Il meccanismo della copertura pluriennale, il solo oggettivamente percorribile e di fatto utilizzato fino a oggi, è stato riproposto anche con il decreto Abruzzo, i cui oneri arriveranno a produrre effetti fino al 2033.
Tra i sei terremoti, messi sotto osservazione dalla Camera, solo quello del Friuli sembrerebbe aver già chiuso tutti i conti, visto che gli stanziamenti fissati hanno impegnato lo Stato fino al 2006.
Anche in termini di risorse stanziate il terremoto dell’Irpinia resta quello più violento. Degli oltre 92 miliardi - rivalutati per tutti i terremoti ai valori monetari Istat del 2008 - oltre il 50% (47,47 miliardi) sono stati messia disposizione dei 200 comuni danneggiati o completamente distrutti, nonché dei 280mila senza tetto della Campania. Uno stanziamento quattro volte superiore a quello destinato a sostenere costi e agevolazioni per Umbria e Marche (12,2 miliardi di euro).
Decine e decine sono state le norme destinate a gestire le calamità. Dopo le ordinanze ncessarie per far fronte alle emergenze seguono, sulla base degli accertamenti realizzati dal Governo, norme specifiche contenute in decreti legge o in leggi pluriennali di spesa (come la Finanziaria). Molte di queste norme prevedono agevolazioni fiscali, contributive o di sostegno al reddito. Il più delle volte prorogate. Per tutti i terremoti, infatti, anche se con qualche piccola distinzione, si è sempre applicata la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, così come l’esenzione dalle imposte dirette,dall’Iva o dall’Ici.
In tutti i terremoti, poi, sono state agevolate le ricostruzioni in loco tanto delle abitazioni, con l’esenzione delle imposte di bollo, di registro o ipotecarie e catastali, quanto delle attività produttive. Come è accaduto in Irpinia, dove le imprese ricostruite nelle zone terremotate hanno beneficiato dell’esenzione decennale dalla vecchia Ilor. Senza tasse anche le erogazioni liberali o le donazioni: con il Belice fu prevista l’esenzione dai diritti doganali per beni provenienti dall’esteroe indirizzati agli oltre 70mila terremotati siciliani.