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 2009  giugno 01 Lunedì calendario

IL CANTIERE DELLE PENSIONI

Allungamento della vita lavorativa, flessibilità di uscita, avvicinamento delle "soglie" di uomini e donne.
Tre concetti che, di fatto, rappresentano altrettanti punti fermi sulla mappa della riforma delle pensioni che verrà. Una riforma considerata indispensabile dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, considerata urgente da Confindustria e non più osteggiata dai sindacati, dai quali, Cisl in testa, sono arrivate le prime apertura. Il governo però continua a muoversi con cautela e a ripetere che un nuovo intervento previdenziale non è urgente e non appare del tutto compatibile in una fase di crisi economico-finanziaria ancora aspra.
Come dire: la nuova riforma va fatta senza fretta e comunque dialogando approfonditamente con tutte le parti sociali. Tanto è vero che il governo non ha ancora abbozzato alcun dossier specifico sulle pensioni. In altre parole, il tavolo potrebbe partire in tempi anche rapidi, già in estate o a settembre, ma per il decollo delle nuove misure occorrerà attendere almeno il 2010, anno in cui tra l’altro scatteranno i "coefficienti" aggiornati.
La rotta del Libro bianco
Alcuni indizi li fornisce già il Libro bianco sulle politiche sociali presentato dal ministro Maurizio Sacconi: allungamento delle carriere con conseguente innalzamento dell’età pensionabile; maggiore attenzione a giovani e donne; nuovi criteri di adeguamento al costo della vita (un paniere ad hoc) per le pensioni più basse. Interventi che dovrebbero essere accompagnati da un un riequilibrio delle "fonti" su cui si regge il sistema previdenziale per giungere, a regime, a un alleggerimento delle aliquote contributive. Con il risultato di rendere più massiccia la presenza della componente privata ( forme sostitutive e complementari). Una partita complessa, insomma. Che rischia di diventare ancora più delicata perché il confronto potrebbe estendersi alla ridefinizione dell’intero sistema di Welfare. Molte incognite, quindi, ma anche una certezza: l’innalzamento dell’età pensionabile.
Proprio il progetto di innalzamento dell’età pensionabile per le lavoratrici del pubblico pubblico impiego, messo a punto nelle scorse settimane dal ministro Renato Brunetta per recepire le indicazioni della Ue e destinato a essere vagliato dal Governo dopo la tornata elettorale, potrebbe avere l’effetto di "start" per il confronto.
La proposta Brunetta
L’idea di Brunetta è introdurre cinque scalini (a partire dal 1° gennaio 2010) per elevare il requisito di vecchiaia da 60 a 65 anni. L’allineamento alla soglia degli uomini avverrebbe entro il 2018, con lo scatto di un anno ogni 24 mesi. Ma c’è anche un’opzione alternativa su cui ha già lavorato la maggioranza: un meccanismo gradua-le e flessibile per garantire, a regime, uscite comprese tra i 62e i 67 anni di età.
Uscite flessibili per tutti
Il dispositivo per favorire le uscite tra i 62 e i 67 anni potrebbe trasformarsi in un intervento unico a 360 gradi, non limitato cioè alle sole donne ma esteso a tutti i lavoratori. Il tutto accompagnato da una componente previdenziale più marcata ma anche maggiormente ancorata alla contrattazione collettiva.
Le pensioni basse
Sono in molti a parlare di scambio: il governo incasserebbe l’aumento dell’età pensionabile concedendo ai sindacati un irrobustimento strutturale degli assegni più bassi. L’esecutivo in realtà punta a riequilibrare la spesa per il Welfare oggi troppo spostata sulla previdenza. Il ministro Giulio Tremonti ha comunque già detto che la nuova riforma delle pensioni non servirà a fare cassa: gli eventuali risparmi saranno utilizzati non solo per i trattamenti più bassi ma anche per attivare nuovi strumenti, in termini lavorativi e di servizio, per favorire l’occupazione delle donne.
I nodi da sciogliere
Nonostante le aperture di Cisl e Uil e la cauta disponibilità della Cgil, oltre che dell’Ugl, la strada che dovrà portare ala nuova riforma non appare in discesa. Diversi sono i nodi da sciogliere.Primo fra tutti quello dell’elenco dei lavori usuranti da esentare dalle nuove regole previdenziali. C’è poi il problema della volontarietà, considerata imprescindibile da tutti i sindacati per dare l’ok all’aumento dell’età pensionabile. Senza dimenticare un’altra questione non da poco: il posizionamento dell’asticella che dovrà stabilire da quale fascia di reddito potranno scattare i nuovi adeguamenti delle pensioni più basse.