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 2009  giugno 03 Mercoledì calendario

6/2009 (7:41) - PERSONAGGIO

Martin Amis, la sindrome
dell’intellettuale donnaiolo

Martin Amis è considerato il massimo scrittore britannico vivente
SCRIVI London crossing FRANCESCA PACI

L’ex fidanzata vuota il sacco sul loro amore giovanile e sui tradimenti di lui. Lo scrittore ammette: ero doppio, mi comportavo male
FRANCESCA PACI
CORRISPONDENTE DA LONDRA
Mai sentito parlare della sindrome di Byron? Quel donnaiolismo incontenibile almeno quanto l’ispirazione poetica che rese celebre la breve vita del più romantico dei britannici? A soffrirne, rivelano le biografie postume, sono stati e sono parecchi uomini di cultura. Ma il più colpito tra i contemporanei sembra essere l’inglese Martin Amis. Il nuovo j’accuse allo scrittore sessantenne, intellettuale brillante e impenitente libertino, arriva dalla collega ed ex fidanzata Julie Kavanagh che ha affidato alle pagine di Intellegent Life, il trimestrale dell’Economist, le memorie autorizzate del suo amore giovanile e dei di lui assidui tradimenti.

«Era l’inizio del 1974. Avevo 21 anni, vivevo con il mio fidanzato giornalista in un appartamento a South Kensington e lavoravo come corrispondente da Londra per la bibbia della moda americana Women’s Wear Daily» scrive la Kavanagh. Una delle sue prime proposte è il ritratto dell’autore del romanzo rivelazione The Rachel Papers. Con l’aiuto della sorellastra Pat, agente letterario del promettente Martin Amis e del già celebre padre Kingsley, fissa l’intervista e l’appuntamento col destino. A dire il vero, ammette, era già cotta delle «labbra alla Jagger» viste sulla foto in quarta di copertina: «Ancora più sexy fu scoprire che, laureatosi a Oxford con tutti gli onori, era anche dannatamente intelligente». In estate, dopo due mesi clandestini cominciati in una camera dell’hotel The Sign of the Angel di Lacock, nella contea di Wiltshire, i due sono ufficialmente una coppia.

Martin, che nel frattempo ha ottenuto il prestigioso Sommerset Maugham Award già assegnato a Ted Hughes e Amis senior, non ha occhi che per la compagna. Almeno pare. La porta a Barnet a conoscere il padre. Le presenta gli amici, tra cui «l’adorabile polemista» Christopher Hitchens. La introduce ai segreti dell’appartamento di Pont Street che divide con l’inseparabile Rob, a cui s’ispira il coprotagonista del terzo romanzo di Amis, Success. Le rivela sogni e fragilità come l’irrazionale paura dell’aereo, «anche un volo di 40 minuti richiedeva un cocktail di Valium e brandy». Ma la fama incalza. Nell’estate del 1975 Martin è già noto come il genitore e si appresta a diventare «il massimo scrittore britannico vivente», Julie ha l’impressione che le donne impazziscano per lui. «La più certa garanzia di successo sessuale è il successo sessuale» dice Terry, protagonista di Success, quando la sorte volge a suo favore. quel che Martin iniziava a provare su se stesso: «La senzazione di non essere attraente, per cui aveva sofferto un paio d’anni prima che lo conoscessi, si era mutata in magnetismo byroniano».

Sono mesi di sperimentalismo a 360 gradi. Nel nuovo romanzo autobiografico The pregnant widow, Amis racconta l’umiliazione sessuale subita negli anni Settanta in un castello in Chiantishire durante l’avventura erotica con due bionde mozzafiato. Non è chiaro se allora Julie fosse già una ex ma a lei bastano i ricordi che ha. Come il party in cui «sparì con una bellezza bohémienne di nome Lamorna Seale per tornare con la bocca sporca di rossetto». Da quei pochi minuti sarebbe nata Delilah, la figlia che Martin ha scoperto di avere 13 anni fa. A febbraio, quando Julie gli ha fatto leggere l’articolo che avrebbe pubblicato, ne hanno riso: «Ha detto che si comportava male, era doppio. Ma era solo furbo».

La lista dei tradimenti, scrive Julie, si allunga. In breve scopre la liaison con la critica Lorna Sage, con l’ex capo della cultura del New Statesman Claire Tomalin. Al turno di Emma Soames, nipote di Churcill ma soprattutto sua amica del cuore, fa i bagagli. il 1977: «Con Emma cominciarono a vedersi mentre ero in viaggio in Israele, avrei dovuto intuirlo. Non solo lei era molto affettuosa, giocavano a backgammon fino a tardi mentre io andavo a dormire, ma era anche divertente, molto più divertente di me». E come lord Byron, Martin Amis non sapeva proprio dire di no.