L. Mastra. Il Riformista 02/06/2009, 2 giugno 2009
LA FILOLOGIA CORRETTA DEL GINO
Sulla prima pagina del Corriere della sera di domenica scorsa è apparso un testo di rara schiettezza che sarebbe piaciuto al Pasolini corsaro. La lettera autografa di un ragazzo di vita, Gino Flaminio, scritta all’ex ragazza Noemi. Ripromettendosi di uscire di scena, come fossero le Ultime lettere di Jacopo Ortis, chiede scusa, per il putiferio causato da una recente intervista, a Noemi e ovviamente anche al papi Berlusconi, verso cui dichiara apertamente le sue simpatie politiche. Lo stile è quello colorito di io speriamo che me la cavo, tra errori ortografici e ghirigori adolescenziali. Il colpo di genio del Corriere è non aver fatto editing, presentando la lettera «nella forma originale nella quale è stata consegnata». Come effetto collaterale, ha reso poco credibile e grottesca la versione, corretta da qualche maestrina, pubblicata dal Mattino lo stesso giorno. Nella lettera inviata al Corriere c’è scritto: «IL MIO PUNTO DI VISTA sono stato usato da qualcuno che non potendo attaccare L’uomo del popolo (così io chiamo il PRESIDENTE) Usa un Gossip un Pettegolezzo, la mia storia d’amore con Noemi. Ora stanno insinuando che lui ha avuto rapporti di SESSO cosa che escludo a priori e impossibile! conoscendo Noemi è i suoi valori». Nella versione del Mattino diventa: «Ora apro gli occhi e riesco a capire tutto. Le mie parole sono state strumentalizzate: da qualcuno che, non potendo attaccare l’uomo del popolo - così io chiamo il Presidente - per il suo lavoro, usa l’arma del gossip, del pettegolezzo. Qualcuno ha addirittura insinuato che tu abbia avuto rapporti di sesso con Berlusconi. Conoscendo te, e i tuoi valori, so che questo è impossibile». In questa versione, Gino usa incisi a più livelli, allocuzioni retoriche, congiuntivi... I contenuti delle lettere combaciano, ma la versione del Mattino sembra vittima di editing pesante. Anche senza la riproduzione anastatica del manoscritto, si deve propendere per la versione del Corriere seguendo la regola base della filologia: la lectio difficilior. Laddove versioni differenti di uno stesso testo sono in conflitto su determinate parole o frasi, i termini o le frasi più insoliti sono quelli probabilmente più fedeli all’originale. Va considerato autentico, o più attendibile, il testo con il maggior numero di errori. Deviazioni che vanno contro il principio di semplificazione, tipico della lingua e delle trascrizioni. Principio che, poi, in filosofia, si potrebbe riscontrare nel celebre Rasoio di Occam, per cui bisogna invece sempre scegliere la versione più semplice (metodologia da problem solving: non applicatelo al caso Berlusconi, per carità). Prendiamo, ad esempio, il passaggio meno rimaneggiato dagli ammanuensi del Mattino: «mi dicono che sono un cammorrista, Boss, Bugiardo, Leader di Sinistra». Il Mattino scrive «camorrista», correggendo l’errore e inficiando la credibilità del testo. Inalterato, invece, il climax degli insulti che secondo Gino gli sono stati rivolti: prima cam(m)orrista, Boss e Bugiardo, poi Leader di Sinistra. Sul crescendo, le versioni coincidono.