Varie, 2 giugno 2009
ROSSI Filippo
ROSSI Filippo Trieste 16 luglio 1965. Giornalista • «Tra l’essere e il non essere di destra c’è Filippo Rossi, direttore del webmagazine della fondazione finiana FareFuturo, uno che a destra “sta” ma che di destra non necessariamente “è”, a differenza del fratello Gianni Scipione, giornalista in Rai e noto storico di vicende mussoliniane, adorato (e adottato) dalla destra più politica. Oggi Filippo non è più considerato “il fratello giornalista culturale di Gianni Scipione”. Anzi, dopo le ultime uscite del magazine di FareFuturo – sulle veline da non mettere in lista, sui partigiani da onorare, su Marco Pannella da considerare padre della patria al pari di altri padri, sull’immigrazione da non trattare soltanto come oggetto di “law and order” – Filippo si vede riconosciuto un “essere” autonomo (come d’altronde Gianfranco Fini sulla scena politica): autonomo dal proprio cognome, in questo caso. [...] “Sono un intellettuale. Brutta parola, sì, però ormai è brutto anche dire che è brutta”. [...] figlio di un ufficiale dell’esercito e di una casalinga di famiglia non fascista, abitava a Roma, in zona Balduina. Non era iscritto all’Msi, “né ho mai fatto politica attiva”, dice, ricordando però che, nel suo quartiere, una sezione dell’Msi era stata chiusa in seguito alla morte di Walter Rossi, giovane militante comunista ucciso nel 1977 da un proiettile partito da un gruppo di militanti fascisti, alla presenza di un blindato della polizia. In quarta ginnasio Filippo si avvicinò a Terza posizione, movimento di destra radicale romano, da cui si allontanò dopo qualche mese, al termine di quella che con orgoglio chiama “la prima e ultima scissione politica della mia vita”. Chiedere “perché te ne sei andato?” non significa ottenere una risposta “politica” da Filippo Rossi. Filippo Rossi risponde infatti: “Perché era un mondo che non mi piaceva dal punto di vista culturale, per quel che può valere l’orizzonte culturale per un ragazzo di quattordici anni che, ne sono tuttora convinto, si schiera per ragioni familiari, di amicizie o per trip caratteriale. Non per i contenuti”. Dopo la “scissione” è venuta la bocciatura al liceo Tacito e il trasloco a Viterbo, “con tutto lo choc che ne è seguito: sono passato dalla metropoli a una provincia sospesa tra mondo agricolo e caserme”. Fatto sta che Viterbo alla fine piacque molto a Filippo [...] E ancora oggi a Viterbo, più o meno, Filippo Rossi vive, con una compagna e due figli, facendo la spola con Roma in moto e macchina (“ho avuto incidenti con entrambe ma ho continuato a fare il pendolare”). [...]» (Marianna Rizzini, “Il Foglio” 2/6/2009).